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14 marzo 2021. Giorno del Pi Greco. Avrei scoperto se sarei volato in America oppure no. C'erano decine di articoli, scritti da studenti che ce l'avevano fatta, su come affrontare quel giorno. In verità, erano tutti una sorta di "Non ti preoccupare se verrai scartato, vali più di quello che pensi". Boiate. Facile scrivere certe parole dall'altra parte del muro, quel confine che separava gli eletti dalla plebe comune. Loro, nel loro profondo, sapevano di essere i migliori, si rendevano conto che entrare al MIT significava essere stellari. Perché allora indossare la maschera dell'ipocrisia e scrivere quelle false parole confortanti? I loro consigli valevano quanto un "Tranquillo, i soldi non fanno la felicità" detto da un ricco a un senzatetto. Addirittura, una settimana prima del gran giorno, ovvero il 7 marzo, quelli del processo di ammissione ci avevano mandato una email con una lista di cose da fare per distrarci in vista del 14, con tanto di consigli leggendari ed epici su come comportarci l'esatto momento prima di aprire la lettera del destino.

<<Prima di fare l'accesso al sito, assicurati di essere pronto: non ci sono schermi di avvertimento del tipo "Sei davvero sicuro di scoprire il tuo destino?". Potresti volere tutti i tuoi amici e la tua famiglia intorno a te, o magari concederti un po' di privacy. Indipendentemente dal fatto che sia stato ammesso, messo in lista d'attesa o rifiutato, il nostro non è un giudizio su chi sei, sui tuoi valori, sulla tua persona. Sappiamo che aspettare può essere difficile, quindi cerca di non stressarti troppo e dà un'occhiata a questo elenco di cose che puoi fare per distrarti!>>

Molto poetico, non è vero? Purtroppo, essendo consapevoli di essere la migliore università al mondo, volevano condire l'uscita dei risultati con tutti gli onori possibili. Altro che tranquillizzare, si divertivano a creare ulteriore ansia! Ma, per quanto mi riguardava, ero perfettamente calmo. Sapevo che entrare era un'impresa quasi impossibile. Giusto perché ero curioso, cliccai sulla lista delle attività consigliate. Ce n'erano un botto. Ne lessi alcune.

<<Pedala giù per la collina più ripida della tua città senza morire. Sbuccia una fragola. Cuoci un acino d'uva. Pulisci la tua casella di posta elettronica. Chiama o manda un messaggio a un amico con cui non parli da un po'. Impara a scassinare le serrature. Diventa ambidestro. Bevi acqua. Classifica le lettere dell'alfabeto.>>

<<Questi consigli mi sembrano più "Cento modi per buttare via il tuo tempo prezioso">> pensai, sconcertato.

Piuttosto, mi chiedevo quando si sarebbero fatti sentire quelli dell'Imperial College. Era passato più di un mese da quando avevo sostenuto il test online e alcuni su Discord dicevano di essere già stati invitati a un colloquio.

<<C'è ancora tempo, non preoccupatevi>> scrivevano gli studenti più grandi.

Aspettare, aspettare, aspettare. A volte mi piacerebbe mettermi nei panni di un insegnante giusto per esercitare il mio immenso potere sugli studenti, farli soffrire con verifiche impossibili, far passare settimane se non mesi prima di riportare loro i compiti in classe, interrogarli senza pietà, stressarli e spezzarli come un rametto di un albero, proprio come stavano facendo quelli al MIT o all'Imperial College. Essere dall'altro lato è così tremendamente invidiabile. Addirittura pure il prof di ginnastica, Mariano, si credeva chissà chi, pretendeva video, faceva lezioni sulle Olimpiadi. E pensare che fino agli anni passati ginnastica non era altro che giocare a calcetto per due ore di fila. Certo, quell'ultimo anno ci era capitato un nuovo insegnante e chiaramente era fuori da ogni logica dare due calci a un pallone in un'aula virtuale, ma avere il coraggio di fare una lezione a settimana il pomeriggio, per giunta, era un abuso di potere. E andiamo, da quando in qua ginnastica è una materia seria? Non lo è mai stata, secondo me dovrebbero toglierla dalla pagella. Tra me e quel rimbambito di Mariano non scorreva buon sangue, anche se adoravo il fatto che fossimo valutati per i nostri video. A marzo ce ne aveva assegnato un altro, sul film "Lezioni di sogni", una pagliacciata che parlava della diffusione del calcio in Germania. Avrei voluto presentargli qualcosa di diverso rispetto al lavoro su Jesse Owens fatto a dicembre, una creazione concettualmente differente, un'animazione, anche se non come quelle disegnate a mano che avevo realizzato nel 2020 per Carola. Pensai che utilizzare i modelli 3D sarebbe stata la chiave vincente, il coniglio dal cilindro, ispirandomi a certi video che avevo visto su Youtube. Tuttavia, non ci volle molto per farmi capire che quello che avevo in mente era ben al di sopra delle mie capacità, soprattutto considerando il tempo a disposizione. Come diavolo mi era passato per la mente di poter produrre una sorta di film d'animazione da solo e in poco più di dieci giorni? L'ambizione a volte ci fa addentrare in strade folli. Scartata quell'idea, andai su Youtube e mi misi perciò a saltare di video in video, cercando di farmi venire un'idea su come realizzare il mio filmato. Alla fine, dopo due ore di ricerca, mi si accese la lampadina. Avrei disegnato su Photoshop con la tavoletta grafica i personaggi principali di quell'orribile film, ma senza bocca, e dopodiché li avrei animati direttamente all'interno dell'editor video, utilizzando un set di bocche scaricato da Internet. Non senza qualche difficoltà, dopo un paio di pomeriggi i personaggi erano pronti: era il momento di animarli, la parte più complicata, o meglio alienante. Infatti, spesi i giorni successivi ad appiccicare sulle loro facce, frame per frame, la bocca con il labiale appropriato alla sillaba o lettera pronunciata. Ad esempio, considerate il vocabolo "Fossa". Per far pronunciare al pupazzo quella parola in modo realistico, erano necessarie quattro bocche: quella per la "F", per la "O", per la "S" e infine quella per la "A". Come potete ben immaginare, il video mi richiese ben più dei dieci giorni che Mariano ci aveva dato. Di conseguenza, facendo leva sul fatto che stessi producendo, a mio avviso, un capolavoro, ebbe la decenza di fornirmi tutto il tempo necessario per la creazione del video.

Ecco il motivo per cui, il pomeriggio del 14 marzo lo spesi ad animare bocche e muovere personaggi, mentre pregavo che il tempo passasse in fretta e uscissero i risultati del MIT. A dir la verità, non sapevo a che ora avrei ricevuto l'ardua sentenza. Così verso le 20, non vedendo nulla di sospetto tra le email, mi decisi a cercare cosa diavolo significasse "6:28 PM Eastern Time". Scoprii che quell'orario corrispondeva alle nostre 00:28. Non potevo aspettare fino a quell'ora, il giorno dopo ci sarebbero state le prove invalsi in presenza, dovevo essere in forma e mantenere un buon numero di ore di sonno. Mi promisi che avrei visto il risultato la mattina dopo. Tuttavia, una volta sveglio, pensai che sarebbe stato meglio sfruttare l'adrenalina dell'attesa per sbrigarmi una buona volta al bagno, tra lenti e tutto. Dopodiché, una volta salito in macchina, rimandai ancora: guidare in uno stato emotivo altamente alterato non era consigliato dal codice della strada, in poche parole avevo paura di sbandare per l'emozione o la delusione. Mi dissi che avrei controllato l'esito una volta parcheggiata la mia Lancia. Ma una volta arrivato lì sano e salvo, posticipai di nuovo il momento solenne: meglio concentrarsi sulle prove invalsi. Alla fine della fiera, mi ritrovai alle 14 a casa mia, con la pancia piena e il telefono in mano, ancora all'oscuro della faccenda. Era finalmente giunto il momento di scoprire la verità. Mi collegai al sito dell'università ed effettuai il login. Era valsa la pena allungare il brodo così tanto? L'avrei scoperto appena la rotellina di caricamento avesse smesso di girare. Ecco, avevo di fronte agli occhi il risultato. Era una lettera, una di quelle fintamente scritte a mano, con tanto di firma finale. Anziché leggere riga per riga come una persona normale, scorsi gli occhi sulle parole senza capire un'acca, finché non mi imbattei in quel termine, l'unico che afferrai e che mi bastò per comprendere l'esito della mia candidatura.

Sorry.

Era finita. Il mio sogno era svanito, polverizzato. PingApp non era stata abbastanza per stupire gli esaminatori, così come tutto il resto che avevo scritto. Venni assalito da un leggero rimorso. Se avessi sostenuto il SAT o l'ACT, sarei stato ammesso? Quei dannati esami che in teoria non erano obbligatori? Chissà. Andai su Reddit in cerca di informazioni. Stando a quanto avevano scritto, svariate persone erano risultate idonee, pur non avendo sostenuto nessuno di quei due esami. Tirai un sospiro di sollievo, la coscienza smise di mordermi. In fondo, però, non ce l'avevo messa davvero tutta, non avevo massimizzato le mie probabilità di successo, seppur basse. Mi ero comportato in modo superficiale, alla "come va, va", non come un vincente, determinato a mettercela tutta pur di essere accettato. Avevo fallito ed ero solo io la causa del mio insuccesso. Quante altre persone si stavano sentendo a pezzi come me, in quel momento? Più di 18500, secondo la lettera.

<<Caro Maurizio Veggense, il comitato di ammissione ha completato la revisione della tua candidatura. Sono davvero dispiaciuto di comunicarti che, purtroppo, non sei stato ammesso. Per favore, comprendi che questo non è in alcun modo un giudizio su di te come persona o studente, visto che la nostra decisione ha più a che fare col numero di posti disponibili che qualsiasi altra cosa. Molti dei nostri candidati sono stati rifiutati semplicemente per la limitazione sul numero di posti, seppur brillanti e davvero qualificati. Quest'anno abbiamo avuto circa 20000 candidature per meno di 1500 offerte di ammissione. Apprezziamo davvero il tuo interesse per il MIT e ti auguriamo il meglio per i tuoi sforzi futuri.

Cordiali Saluti, Stuart Mill, Responsabile del Processo di Ammissione.>>

<<Non è un giudizio su di me come studente? Ma se mi avete appena giudicato e scartato, buttato nella spazzatura come un ferro vecchio!>> mugugnai tra me e me a denti stretti.

Sinceramente, malgrado mi fossi ripetuto tutto il tempo che entrare sarebbe stato difficile, io ci credevo. Pensavo di essere speciale, diverso, proprio come con Gaia. Evidentemente mi sbagliavo, ancora una volta. Era solo una mia convinzione. Era tutto solo nella mia testa. Agli occhi degli esaminatori, ero uno dei tanti, uno della massa. Quelli davvero speciali erano stati ammessi. E io non ero tra quelli.

Solo nella mia testaWhere stories live. Discover now