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Si avvicinava il momento peggiore dell'anno scolastico. Il Covid era riuscito a rimandarlo di quattro mesi, ma non a impedire che arrivasse. La lobby segreta che gli stava dietro era troppo potente per essere sconfitta. Sto parlando delle famose Olimpiadi della Matematica, chi non le ha mai sentite nominare al liceo? Forse se dico "Giochi di Archimede" vi si accende una lampadina in più? Sta di fatto che io, sebbene fossi un grande amante della disciplina, le odiavo con tutto il cuore a causa del grande spirito competitivo che vi regnava attorno, a tal punto che sarei stato ben contento se le avessero annullate quell'anno. E invece no, mi toccava un'altra volta confrontarmi con il mio nemico numero uno, Luigi, che avrebbe tentato in tutti i modi di battermi e vantarsi a vita di quell'incredibile risultato, il suo unico desiderio, il suo obiettivo, il suo sogno. Se avesse potuto scegliere tra arrivare secondo, ma sotto di me, o classificarsi penultimo, ma sopra di me, avrebbe scelto la seconda opzione. Poi non chiedetemi perché sono diventato pazzo, la causa della mia follia mi pare abbastanza evidente. Comunque, quell'anno i Giochi di Archimede si sarebbero svolti online per ovvi motivi e sarebbero stati leggermente differenti rispetto alle precedenti edizioni: i quesiti passarono da 20 a 12 e il tempo a disposizione da 90 a 60 minuti. Per quanto mi riguardava, speravo solo di arrivare prima di Luigi, perché mai avrei sopportato immaginarmelo esultante come se avesse vinto chissà cosa.

<<Ma come, allora ti stai comportando come lui, se il tuo unico scopo è sconfiggerlo!>> potreste accusarmi.

La questione è diversa alla radice. Lui, al primo anno di liceo, aveva iniziato quella malsana competizione, non io. Mi aveva letteralmente prelevato dalla mia tranquilla esistenza senza rivalità e buttato in mezzo al ring. Una volta ritrovatomi coi guanti alle mani, che potevo fare se non difendermi? È come se qualcuno da un momento all'altro inizia a picchiarvi come se non ci fosse un domani. Che fate, state lì a subire i colpi oppure provate ad appigliarvi, come è giusto che sia, al concetto di autodifesa? Ecco, io avevo scelto la seconda opzione. Mi dava sollievo pensare di essere finalmente arrivato a solo due mesi dalla fine della lotta, ma anche paura, perché temevo che lui mi potesse battere in qualcosa al fotofinish e, facendo leva su quella vittoria, motivarsi a prendere voti migliori dei miei anche all'università, ovunque fossimo nel mondo. Dovevo stringere i denti e mantenere alta la guardia, proprio come un pugile, che purtroppo però non aveva mai scelto di salire sul campo di battaglia, perché era stato privato di ogni decisione, viveva un'esistenza infelice e aspettava solo che l'inferno terminasse. I miei nemici erano tre: Luigi, l'unico pseudo-reale, il tempo e la mia mente. Infatti, a una settimana dalla grande gara, cominciai a contare i giorni come un ossesso e a pensare a tutti i possibili tragici scenari. E se mi avesse battuto? Avrebbe finalmente pronunciato le fatidiche parole "Ti ho superato"? No, non potevo permetterglielo. In caso di necessità, mi promisi che avrei anche barato. In fondo, non sarebbe stato difficile farlo, visto che la gara era divisa in due sessioni, quella mattutina delle 10 e quella pomeridiana delle 15. A noi toccava proprio quest'ultima. Di conseguenza, sarebbe stato un gioco da ragazzi contattare uno dei tanti che avevo conosciuto ai campus di matematica e farmi passare il testo con largo anticipo, non le soluzioni: dubitavo che gli organizzatori fossero così sprovveduti a tal punto da non cambiare nemmeno i dati degli esercizi. Tuttavia, pure il caso si mise in mezzo alla faccenda per allungare ulteriormente l'ansia dell'attesa. Infatti, durante la sessione mattutina, il sistema andò in crash e la gara venne rimandata a vari giorni dopo. Sebbene inizialmente fossi molto contento dell'accaduto, ci misi poco a realizzare che, a causa di quella posticipazione, la mia angoscia non avrebbe fatto altro che aumentare. Mano a mano che i giorni scorrevano, pensai che sarebbe stato troppo vile farmi passare il testo della prova sottobanco e perciò, alla fine, distrussi del tutto quell'idea. Avrei battuto Luigi con le mie sole forze, in fondo sapevo di essere migliore di lui. Dopo le sfuriate d'ansia dei giorni precedenti, grazie a quella convinzione riuscii a calmarmi un pochino il giorno della gara. Paradossalmente, se fossi stato nervoso, sarei stato più in campana e avrei evitato di sbagliare un esercizio per uno stupido errore. E forse sarei anche andato più svelto e avrei avuto abbastanza tempo per fare gli ultimi tre. Non fui affatto contento della mia prestazione: 9 risposte date, di cui una sicuramente sbagliata e 3 neanche sfiorate. Nota importante: non dare risposta forniva un punto, mentre commettere un errore ne dava zero.

Solo nella mia testaWhere stories live. Discover now