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C'è un giorno più bello del proprio compleanno? Probabilmente sì, ma resta comunque una giornata importante. Quella mattina, a scuola, neanche a farci apposta, era lo sport day. Praticamente, per tutto l'anno avevano obliterato ginnastica dal programma settimanale, fatta eccezione per quell'insopportabile ora pomeridiana online, ma, in cambio, ci avevano promesso un giorno intero dedicato allo sport. Una bella truffa, considerando che eravamo abituati a due ore di calcetto alla settimana. Comunque, mi sembrava proprio un bel modo per festeggiare il mio compleanno. Pure Luigi, quell'anno, sembrava se lo fosse ricordato. Il giorno prima, infatti, mi aveva invitato ad arrivare allo sport day in bici, partendo direttamente da casa sua verso le 7. Nonostante fosse una cosa pazzesca, rifiutai la proposta: io in bici proprio non ci sapevo fare e inoltre mi sarei dovuto svegliare a un'ora indecente per arrivare da lui puntuale. Mi presentai dunque a scuola come sempre, con la mia Lancia Y. Feci le scale, emozionato più del solito, ed entrai in aula. C'erano appena tre persone, eppure nessuno dei presenti si ricordò del mio compleanno. Ne entrò una quarta, che subito mi salutò in modo particolare e venne ad abbracciarmi, facendomi gli auguri. Non eravamo amici, eppure si era ricordata. Pazzesco. Onore a lei. Le altre tre scimmie nemmeno se ne accorsero. Dopodiché, subentrò l'amica di Aurora, Sofia, nonché mia compagna di banco quell'anno, o meglio "vicina di posto", visto che c'erano i banchi a rotelle. Il primo giorno di scuola, la prof Carola aveva ordinato di sederci secondo le sue direttive ed io, fortunatamente, ero finito lontano da Luigi per la prima volta dal secondo anno di liceo. Era un sogno. Purtroppo, anche stando vicino a Sofia tutto l'anno (che in verità per via del Covid furono 3 mesi), proprio non le era entrato in testa il giorno del mio compleanno. Ci mettemmo a parlare per cinque minuti buoni, mentre intanto tutti entravano e nessuno mi degnava neanche di uno sguardo. Luigi, Carlo, niente. All'epoca, mi chiedevo sempre in quale anno di liceo Carlo si sarebbe finalmente ricordato del mio compleanno. Risposta: mai. Solo in primo era giustificato per ovvie ragioni e forse anche quell'anno, visto che ormai avevamo smesso di parlarci. Non perché avessimo litigato o cose del genere, ma eravamo troppo diversi e poi odiavo molta della gente che frequentava. A ricreazione correva subito fuori, diretto al cancello, per andare a fumare insieme ai suoi amici tossici. E chi aveva voglia di stare lì e sorbirsi tutto il fumo passivo? Non io, che preferivo restarmene dentro l'aula. Ecco il semplice motivo per cui le conversazioni tra di noi erano sempre più scarse. D'altra parte, Luigi sapeva in che giorno ero nato, infatti un paio di volte mi aveva fatto gli auguri. Non quell'anno, però. Io, invece, non mi ero mai scordato del loro gran giorno. Che tristezza. Per certe persone evidentemente è una cosa da poco, ma per me i compleanni sono sempre stati fondamentali, perché quello è il tuo giorno e di nessun altro. Se quella persona è davvero qualcuno nella tua vita, come puoi dimenticarti del compleanno? Inconcepibile. Forse potrei sembrare esagerato, ma io la vedo così. E quel dì, io ero seduto al mio banco a parlare con Sofia, mentre tutti intorno vivevano come se fosse una mattina qualsiasi. Finché, per fortuna, non arrivò la mia Aurora. Si avvicinò, mi diede un bacio sulla guancia e mi rimase abbracciata per almeno un minuto. Sofia guardò prima me, poi lei e poi di nuovo me , per circa dieci volte, non capendo cosa stesse accadendo.

<<Ah, oggi è il tuo compleanno, scusami tanto, non ho affatto una buona memoria! Auguri!>> disse a una certa.

Ormai la scintilla era scoppiata, la notizia si diffuse a macchia d'olio in tutta la classe, a tal punto che una ragazza prese il gesso e lo scrisse a caratteri cubitali sulla lavagna.

<<Hai diciannove nonni?>> mi chiese Luigi, a disagio per non essersi ricordato.

<<Ma che è, il compleanno tuo?>> arrivò Carlo, con la sua solita frase preimpostata da cinque anni.

Pure Mariano, arrivato in aula con dieci minuti di ritardo, non poté farne a meno.

<<Ti ho organizzato uno sport day coi fiocchi, Maurizio!>>

Solo nella mia testaWhere stories live. Discover now