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Il mattino seguente, ancora non ci credevo. Una volta sveglio, rimasi dentro il letto per cinque minuti pregando che fosse un incubo. No, non poteva essere vero che avrei dovuto battermi una terza volta contro Luigi, nella gara più importante per la quale mi stavo preparando da un anno. Iniziai subito a pensare negativo, a quanto sarebbe stato assurdo se quell'idiota fosse riuscito a qualificarsi in quell'ultima gara e io no. Avevo paura di lui, sapevo che nei quesiti a risposta multipla un po' arrancava rispetto a me, ma sulle dimostrazioni temevo ci sapesse fare. In realtà, poi, non era vero che mi stavo allenando da un anno per quel momento, per quell'ultima selezione. Avevo smesso verso agosto dell'anno prima. In fondo, passare alla fase nazionale delle Olimpiadi non mi importava più di tanto, era solo un peso dal quale mi sarei voluto liberare volentieri. Dunque, ormai fuori allenamento, io e Luigi eravamo completamente alla pari, ecco il vero motivo della mia disperazione. Invogliato poi dalle lezioni della Fassi e dai complimenti che quell'anno piovevano a grappoli sulla sua testa, avrebbe sicuramente dato il meglio di sé per qualificarsi. Poteva farlo, era un tipo sveglio e ne ero consapevole. Perché però andare a rovinarmi la vita? Lui provava un macabro piacere nello sconfiggermi, glielo si leggeva negli occhi e ne avevo avuto prova svariate volte da quando l'avevo conosciuto. Come quella volta in prima superiore, in cui, a seguito dei suoi numerosi interventi durante una lezione di scienze, alla fine dell'ora era venuto da me per dirmi: <<Oggi ti ho proprio annichilito, sbaragliato, non c'è stata storia>>, lasciandomi schifato e sbigottito di fronte a quelle parole, comportandosi come un bimbo scemo, felice dopo aver battuto un suo coetaneo alla PlayStation. O come quella volta che, dopo averlo sconfitto a scacchi, a cui mi aveva precedentemente obbligato a giocare mentre eravamo in pullman in gita, si alzò, cambiò posto e tenne il broncio fino alla fine del viaggio. Per non parlare di tutte le volte che aveva osservato a occhi spalancati le mie interrogazioni, sperando che incappassi in qualche imprecisione o magari in un errore. Tralascio poi il terribile primo quadrimestre del quarto anno in cui gradualmente smise di parlarmi di persona, limitandosi a bullizzarmi psicologicamente su Whatsapp il pomeriggio. Si potrebbe continuare all'infinito. Insomma, quella era l'occasione più propizia per avere la vittoria finale su di me, per superarmi ufficialmente (a suo dire) e strapparmi il titolo di "migliore della classe in matematica", appellativo che tra l'altro lui solo e nessun altro aveva forgiato. E tutto ciò mi buttava a terra come non mai, a tal punto che avrei voluto passare l'intera giornata a piangere sul pavimento, pregando che quell'inferno finisse il prima possibile. Che avevo fatto di male per meritarmi tutto quell'odio contro?

<<Ancora due mesi e poi mai più, tieni duro Mauri, ti prego, non piangere, resisti>> provavo a ripetermi, singhiozzando.

Non vedevo l'ora di ritrovarmi a giugno, bloccarlo su tutte le piattaforme possibili e cancellare per sempre il suo contatto. Provai a farmi forza, a non pensare troppo alla gara che si sarebbe tenuta dopo le vacanze di Pasqua, anche se era difficile visto che avevamo lezione ogni singolo giorno. La prima ce l'avrei avuta alle 11, poche ore dopo. Almeno non sarei stato da solo con Luigi e la Fassi: c'erano anche tre ragazzi del biennio che si erano qualificati all'ultima fase. Mi collegai, riluttante, all'aula virtuale, fissando a schermo intero la tavoletta grafica della prof per evitare di scorgere anche solo per un secondo la figura orripilante di Luigi, che tanto amava aprire la telecamera e mostrarsi in quel periodo. Nonostante avessi solo voglia di uscire dalla riunione e gettarmi dalla finestra, cercai di concentrarmi su ciò che stavamo facendo.

<<Provate a trovare un'idea voi per questa dimostrazione, vi do una decina di minuti, poi ci confrontiamo!>> disse a un certo punto quella maledetta.

<<Oh no, è proprio una bella occasione per Luigi per fare sfoggio di tutta la sua bravura>> pensai, disgustato.

<<Io credo di aver trovato un modo>> presenziò infatti il ciarlatano, pochi minuti dopo.

Solo nella mia testaWhere stories live. Discover now