Capitolo 38

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Come previsto la presenza di Seth aveva fatto smuovere decisamente le acque.

Alla fine ero riuscita a farlo scendere al piano inferiore senza che i miei genitori lo beccassero. Mia madre si era stampata un sorriso fintissimo mentre era venuto a salutarlo e lo aveva ripreso sul non aver portato nulla come ringraziamento per l'invito. Così, lui aveva prontamente risposto "è stata sua figlia ad invitarmi e mi assicurerò che riceva un adeguato ringraziamento", ovviamente il mio volto era andato in fiamme e avevo pregato che mia madre non facesse nessun commento ma era rimasta scioccata anche lei perciò si era nuovamente stampata un sorriso nervoso e aveva girato i tacchi.

Le mie cugine, Khloe e Jenna, come avevo previsto, avevano iniziato a sbavare su di lui appena avevano posato gli occhi. Con voce cinguettante e fasulla si erano presentate e avevano a tartassarlo di domande. Era assurdo il modo in cui entrambe si sarebbero spogliate per lui se solo l'avesse chiesto, di fronte ai rispettivi fidanzati. Le mie zie e mia nonna non si erano nemmeno presentate, decidendo dalla faccia che era un delinquente. Il problema maggiore però era presentato con mio padre e Harold.

Avevo sentito il suo corpo irrigidirsi e non aveva tolto lo sguardo da Harold nemmeno un secondo, come se avesse voluto staccargli il collo.

«Ehi.» Gli afferrai il polso, costringendolo a guardarmi.

Il suo sguardo si staccò a fatica da quella coppia. «Odio il modo in cui ti ha guardata e continua a farlo.»

Oh. Ormai non ci facevo più caso. Il disgusto era sempre presente con lui nelle vicinanze.

«Ignoralo, Seth.» Dissi piano.

Stava pensando ad altro mentre mi guardava contrariato. «Se prova a toccarti, io gli taglio la mano.»

Be', almeno aveva minacciato solo una parte del corpo.

Subito dopo si era avvicinato William e Seth mi aveva lasciato controvoglia la vita per farmelo salutare con un rapido abbraccio, solo di cordialità. Era sorpreso di vedere lì Seth e mi chiese anche scusa per come erano andate le cose a capodanno. Le accettai solo perché non volevo avere problemi quel giorno con mia madre e trascinai Seth verso la sala da pranzo.

Appena seduti nel lungo tavolo, che i domestici avevano sistemato alla perfezione, cominciarono ad arrivare le prime portate.

«Grazie, Gabrielle.» Mormorai appena mi posò il piatto sotto al naso.

«Prego, tesoro.»

Ero più in confidenza con i domestici della casa che con i miei genitori.

Quando tutti ebbero il proprio piatto e le posate tintinnarono contro i rispettivi piatti, iniziai a sentire la pressione del gesto che avevo fatto e la bolla scoppiò quando mia madre decise di aprire bocca.

«Allora, Seth. Parlaci di te.» Ondeggiò la forchetta con infilzato un pezzo di baccalà. «Vai nella stessa università di Nyxlie, giusto?»

Le mie cugine davanti a noi lo fissarono con un sorriso mieloso.

Lui masticò e deglutì. «Si. Ultimo anno di legge.»

«Wow. Legge.» Intervenne mio padre dal capo tavola opposto. «Quindi vuoi intraprendere un percorso per diventare avvocato?»

«Può essere.» Rispose con tono neutrale. «Sto valutando molte opzioni.»

Mio padre annuì. «Comprensibile. Anche se forse è meglio puntare su facoltà come business, come fa il nostro William.»

Guardai attentamente Seth che non staccò gli occhi felini da mio padre. «Certo, ma se il vostro business dovesse andar male, vi sempre sempre un avvocato.»

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