VIII

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Justin's POV

C'era così tanta luce che mi sembrava di star diventando cieco.

Il cielo era di un azzurro così intenso che avrei potuto guardarlo per tutto il giorno. Mossi piano le dita delle mani, tastando l'erba che avevo intorno. Era liscia e profumata, e mi solleticava la pelle del collo e delle guance. Chiusi gli occhi e quasi feci fatica a riaprirli. Dovevo alzarmi. Ci avevo già provato minuti prima, ma non ci ero riuscito. Mi sembrava di non sentire più nessuna parte del corpo. La schiena mi formicolava, facevo fatica a respirare, come se per ogni boccata d'aria un pugnale mi infilzasse sempre più a fondo. Dovevo alzarmi. Feci leva sui gomiti e mi tirai su lentamente, fino a stare seduto. D'un tratto sembrò che qualsiasi cosa avessi intorno si fosse messa a girare. Chiusi di nuovo gli occhi e mi strinsi le tempie con le dita, gemendo dolorante, ma ero felice di non essermi rotto niente. Avevo fatto un brutta caduta ed ero stato molto fortunato ad essere tutto intero.

Ci misi un bel po' a mettermi in piedi. Dovetti appoggiarmi alle pareti della villa per non rischiare di crollare di nuovo a terra. Mi trascinai dentro a fatica, anche se, poco alla volta, sentivo le forze tornarmi. Forse era solo l'adrenalina che avevo nelle vene a farmi stare in piedi. Ma dopo quattro rampe di scale, una volta arrivato alla mia meta, la stanza era vuota.

- Taylor... -

Mormorai. Non c'era. Non c'erano nemmeno gli altri. Tutto quello che restava era la sedia di legno rovesciata e delle pareti spoglie. Camminai fin dentro la stanza e mi appoggiai al tavolo per riprendere fiato. Dovevano averla già riportata nel semi - interrato. Avevo fatto tardi.

- cerchi qualcosa, Bieber? -

A quelle parole mi voltai di scatto, solo per trovare Buck con le bracca incrociate e la schiena contro gli infissi della porta, fermo a guardarmi.

- che cosa le avete fatto? -

Sibilai avanzando verso di lui. Aveva il suo solito sorrisetto da ebete stampato in faccia. Spesso mi chiedevo se non avesse una paralisi facciale.

Con la poca forza che avevo in corpo lo afferrai per la maglia.

- voglio sapere cosa le avete fatto. -

Ripetei stringendo i denti, e lui mi spinse indietro dicendo:

- levami le mani di dosso, bastardo. -

- Buck, porca puttana! Cosa avete fatto a Taylor? -

Dissi esasperato. Lui mi guardò con sufficienza, ma non mi importava. Oramai era palese quanto tenessi alla sua incolumità, e nasconderlo era più che inutile, oltre che patetico.

- perché non glielo vai a chiedere, uh? -

Sussurrò. E lo avrei fatto. Dannazione, se lo avrei fatto. Scontrai la spalla contro la sua, rimediando nient'altro che altro dolore, e mi precipitai giù per le scale, dove mi imbattei in Claudius.

- dove credi di andare? -

Ringhiò. Non era il momento giusto per le sue stronzate.

- levati di mezzo. -

Mormorai io. Doveva aver capito che ero diretto al semi - interrato.

- non porterà niente di buono per te, sappilo. -

Capii che cosa mi avrebbe fatto se fossi andato da lei, ma non importava. Non potevo abbandonarla in quel momento.

- tanto cos'ho da perdere? -

E lo sorpassai. Mi fermai solo a prendere il mio passamontagna e poi andai dritto da lei. Quando aprii la porta della sua stanza Taylor non c'era, ma la sentivo chiaramente singhiozzare dal bagno.

wonderland. ✩ justay » book 1Where stories live. Discover now