XXIV

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giorno 154 di prigionia.

Narratore esterno.

Nonostante non avesse ingerito niente da ventiquattro ore, Taylor si ritrovava piegata in due in bagno, a vomitare l'anima.

Odiava quella sensazione. Il suo corpo non era più sotto il suo controllo, non rispondeva ai suoi comandi. Poteva solo subire senza poter reagire, che era fondamentalmente quello che era costretta a fare da centocinquantaquattro giorni. Si ritrovò seduta a terra a piangere, di nuovo. Le faceva male lo stomaco, la gola, la testa, qualsiasi cosa. Anche respirare le provocava dolore. Voleva solo sparire. Quella sembrava l'unica cosa che avrebbe alleviato il suo dolore.

- ragazzina! -

La voce proveniente dall'altro lato della porta la fece sussultare. Gattonò trascinando le ginocchia e andò a sedersi con la schiena contro la porta del bagno. Chiunque ci fosse, lei non aveva intenzione di vedere o sentire nessuno.

- la cena è servita, stellina. Farai meglio a venire. -

Un nuovo conato di vomito scosse il corpo debole di Taylor. Il suo organismo aveva ormai eliminato qualsiasi cosa, e tutto quello che veniva fuori dalla sua bocca era sangue. Non sarebbe sopravvissuta. Era quello che sentiva da giorni. Non avrebbe avuto nemmeno una possibilità di uscire viva da lì. Sarebbe stata ritrovata senza vita in chissà quale campo abbandonato, magari senza vestiti o trivellata di fori di proiettile, come la piccola Charlie.

Ma a Taylor non importava. Se doveva morire, voleva farlo subito. Aspettare l'avrebbe solo lacerata di più.

- ragazzina! -

Ripeté l'uomo, ovvero Dom, entrando in bagno e trovando Taylor a piangere, rannicchiata vicino al water sporco di sangue.

- lasciatemi sola. -

Mormorò lei, nascondendo il suo viso. Un'espressione di disgusto si dipinse sul volto nascosto di Dom.

- non muoverti da qui. -

Disse con tono annoiato. E si eclissò. Pochi minuti dopo, Taylor era ancora lì, e Dom tornò con in mano un asciugamano. Glielo lanciò con noncuranza, così che potesse pulirsi dal sangue e dal vomito. Lei alzò timorosa lo sguardo e prese l'asciugamano tra le mani tremanti.

- ascoltami, non avrei dovuto farlo, ma ho riattaccato il tubo dell'acqua. Datti una ripulita e va a mangiare. -

Taylor rimase a guardarlo confusa. Dom sbuffò.

- e non guardarmi come un cane bastonato, risparmiatelo. -

L'uomo si voltò di nuovo e se ne andò, stavolta definitivamente. Taylor si sorresse al water e si mise in piedi. Le sue gambe tremarono, ma riuscì a camminare fino al lavandino. Per la prima volta, quando girò la manopola, dal rubinetto uscì dell'acqua. La ragazza pianse. Pianse e basta, affogando le mani sotto il getto fresco, e poi il viso. Ringraziò mentalmente qualsiasi divinità che avesse deciso di farle questo regalo.

Forse, se avesse tenuto duro, ce l'avrebbe fatta.

Dom, una volta tornato di sopra, aiutò suo fratello a risistemare la tavola. Raccontò a lui e ai ragazzi di Taylor, del fatto che probabilmente stava vomitando per aver pianto troppo, o perché aveva mangiato qualcosa di andato a male, ma poi si rese conto che non aveva mangiato nulla il giorno precedente, quindi doveva decisamente aver pianto troppo. Fece qualche squallida battuta su di lei, a cui solo Claudius fu abbastanza imbecille da ridere, e poi tutto tornò alla normalità, come se lei non esistesse. Suo fratello Buck non aveva fiatato. Era contento che suo fratello l'avesse aiutata, ma sapeva che a lui interessava solo una cosa: i soldi. Per questo voleva che Taylor restasse viva.

wonderland. ✩ justay » book 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora