XXXIII

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Justin's POV.

Ero vivo.

James aveva sparato tre volte, ed io ero sopravvissuto. Riaprii gli occhi di scatto, per vedere gli uomini della gang con gli occhi sbarrati, e Taylor scoppiare a piangere più forte e scivolare a terra, probabilmente dopo aver ceduto al vertiginoso livello di stress a cui era sottoposta.

Non successe niente per una buona manciata di secondi. Rimasi lì immobile, ad aspettare qualcosa, ad aspettare di morire, ma non successe un bel niente.

- tu sei proprio un fortunato figlio di puttana! -

James scoppiò a ridere, ed io non sapevo perché. Avrei dovuto essere morto, e invece non lo ero. Abbassai lo sguardo su Taylor, che ora era inginocchiata a terra a piangere. La sola cosa giusta che potevo fare sembrò piegarmi con lei e prenderle le mani per aiutarla ad alzarsi. Quando lo fece si appoggiò al mio petto, lentamente, troppo esausta per muoversi.

- te l'avevo detto. -

Sussurrai al suo orecchio, ma in realtà non era questo quello che mi sarei aspettato. Nessuno dei presenti mi fermò dallo stringerla. Da quello che potevo vedre dai loro occhi, capivo che non erano affatto a loro agio. Avevano lo sguardo perso nel nulla, come se non avessero mai visto nessuno morire, come se non volessero vedere me morire. Alzai di nuovo gli occhi su James. Il suo sguardo era divertito, e sapevo che, da sotto la sua maschera, stava ghignando. Mise via quella maledetta pistola e andò a sedersi alla sua poltrona, accavallando i piedi sul tavolo.

- portate via la ragazza, ho bisogno di parlare con lui in privato. -

Disse agli altri, e Taylor divenne più rigida tra le mie braccia.

- oh e per favore, stavolta cercate di non farvela scappare. -

Dom fece un passo verso me e Taylor, e la ragazza si strinse più al mio petto. Guardai James, ed ora non c'era più nessun accenno di divertimento sul suo viso.

- vai, Taylor, non ti preoccupare. -

Le dissi semplicemente, ma lei mi guardò sconcertata, scuotendo la testa.

- cosa? No, non mi puoi lasciare. -

E non lo farò mai, pensai tra me e me.

- non c'è niente da temere. Vai. -

La spinsi gentilmente indietro, perché sapevo che non si sarebbe mai staccata da me per sua spontanea volontà. Lanciai uno sguardo di sfida a Dom, che sorprendentemente, invece di guardarmi male o sfottermi, annuì, e prese la mano di Taylor per accompagnarla di sotto.

Narratore esterno.

Mentre James era seduto al suo posto come nulla fosse, i tre uomini davanti alla porta erano impietriti, immobili. Claudius si voltò furtivamente verso Dom, che ricambiò lo sguardo. Non serviva parlare per capire che anche loro, per una volta, erano terrorizzati. Gli occhi di Buck non si scostarono da Taylor nemmeno per un secondo. Era in lacrime, con le braccia avvolte intorno al busto di Justin e tremava. Tremava come quando lui stesso aveva cercato di ucciderla, la sera prima. Non poteva che pensare che quella era solo colpa sua. Tutto quel caos, e il fatto che Justin fosse quasi morto, nulla di tutto ciò sarebbe successo se lui non avesse perso la testa. Taylor, sentendo gli occhi di qualcuno bruciarle addosso, lo guardò. Buck abbassò immediatamente lo sguardo. Sapeva che lei si ricordava di lui. L'aveva confuso con suo fratello gemello, poco prima, ma sapeva eccome. Sapeva che era lui il colpevole.

- non c'è niente da temere, vai. -

Mormorò Justin. Dom lo guardò mentre lasciava Taylor scivolare via. Il nodo alla gola gli impedì di dire qualcosa di offensivo, o di comportarsi come se fare del male a quella ragazza gli piacesse, così si limitò a prenderle la mano. Taylor trasalì a quel contatto. Lanciò uno sguardo a Justin, e lui annuì, facendole segno di rimanere tranquilla. I tre uomini uscirono dalla stanza. Claudius camminò avanti, Dom e Taylor nel mezzo, e Buck dietro. Lei, stavolta, non reagì. Li seguì fino alla sua solita stanza, dove Dom le lasciò la mano per farla entrare. Claudius non fiatò, tornò in salotto e basta. Taylor rimase in piedi al centro della stanza, ad abbracciarsi il busto mentre guardava i gemelli sulla porta.

wonderland. ✩ justay » book 1Where stories live. Discover now