XXVIII

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giorno 165 di prigionia.

Narratore esterno.

Justin non poteva negarlo: le sue ferite facevano dannatamente male. I punti di sutura che aveva applicato Buck potevano anche aver fermato l'emorragia, ma davano un fastidio tremendo. Ora muoversi era ancora più difficile, e anche quando respirava gli sembrava di essere trafitto da un centinaio di chiodi. Ma tralasciando le sue condizioni fisiche, c'erano ben altre cose che lo preoccupavano. Ad esempio, il fatto che ora Buck sapeva del suo rapporto con Taylor. O meglio, che li aveva beccati in un momento a dir poco inopportuno. Justin non era sicuro del perché Buck non fosse corso a fare la spia con James, ma sapeva che non sarebbe ricascato di nuovo nei suoi giochetti: Buck poteva fingere quanto voleva di aver intenzione di proteggerlo, ma Justin aveva deciso che avrebbe continuato a diffidare. Infondo, tempo prima gli aveva dato un briciolo di fiducia ed era andata a finire con Taylor quasi violentata. Non era un errore che aveva intenzione di ripetere.

E aveva tutte le ragioni per farlo.

La cucina era silenziosa, senza contare il suono del televisore proveniente dalla stanza vicina. Justin era seduto a tavola, con una ciotola di latte e cereali davanti. Muoveva il cucchiaio nel liquido in modo circolare, guardando i cereali annegare nella pozza biancastra. Ignorò completamente il suono di passi che si avvicinava, riconoscendone l'andatura. James sorrise sotto i baffi a vedere il ragazzo seduto in modo scomposto sulla sedia, evidentemente vittima del dolore alla schiena. Si diresse verso il frigorifero e afferrò la bottiglia del succo, per poi sedersi di fronte a Justin, sorseggiando direttamente dalla bottiglia. Justin si alzò di fretta, gettando la ciotola sporca nel lavandino e dando le spalle al suo capo.

- come vanno i punti? -

Chiese con tono ironico, sapendo che Buck, giorni prima, aveva dovuto richiudere le sue ferite. Justin non rispose. Il capo sghignazzò, prese un altro sorso di succo e poi lo richiuse.

- hai pensato a quello che ti ho detto? -

Domandò, e Justin deglutì. Aprì il getto dell'acqua nel rubinetto per lavare le sue stoviglie ma, ancora, non fiatò.

Sì, ci aveva pensato. Quello che aveva detto James era rimasto nella sua testa per tutto il tempo. Aveva detto che erano loro la sua famiglia, e che Taylor lo stava solo usando. Ci aveva pensato, ma non ci aveva creduto neanche per un secondo.

- lo sai, Bieber, non è carino ignorare le persone mentre ti parlano. -

Justin mise a posto la ciotola ormai pulita e il cucchiaio che aveva usato, ma prima che potesse lasciare la stanza, James si alzò e avanzò verso di lui. Il ragazzo rimase voltato, senza dire niente. Il capo alzò la mano a mezz'aria, per poi schiantarla sulla schiena del giovane in un finto gesto amichevole. Justin si morse le labbra, sentendo la mano del capo muoversi contro i suoi punti e tirarli.

- quindi, rispondimi, hai pensato a quello che ti ho detto? -

Justin alzò lo sguardo verso di lui.

- a cosa ti riferisci di preciso? Alla stronzata della famiglia o a quella del lei non ti vorrà mai come tu vuoi lei? -

James schioccò la lingua sul palato, e scostò la mano dal ragazzo.

- non ci hai pensato abbastanza, vedo. -

Disse con nonchalance. Camminò intorno a Justin, osservandolo dall'alto, e poi lo colpì in viso. Justin indietreggiò. Sentì prima il sapore del sangue, poi il bruciore al labbro. Senza aggiungere altro, James camminò fuori dalla stanza. Justin lo seguì con lo sguardo, e solo allora notò che sulla porta stavano in piedi Buck e Claudius, a godersi la scena. Claudius ridacchiò, per poi seguire James fino a chissà dove, ma Buck rimase per qualche secondo lì fermo.

wonderland. ✩ justay » book 1Where stories live. Discover now