Capitolo 36

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Niall aprì lentamente gli occhi ma li richiuse subito dopo, troppa luce e sopratutto troppa gente intorno a lui.
Gli scoppiava letteralmente la testa.
"Niall, come stai?" Chiese Liam preoccupato.
Tutti li dentro lo erano, Niall era svenuto sul palco di fronte a migliaia di persone.
Il ragazzo mugolò qualcosa di incomprensibile e finalmente riuscì ad aprire gli occhi, abituandosi alla luce.
Si guardò attorno, era steso sul divano del camerino ed erano tutti lì, intorno a lui.

"Niall" lo chiamò Louis, questa volta.
"Che è successo?..." domandò il biondo, quasi in un sussurro.
Non si ricordava nulla.
"Sei svenuto sul palco, Niall, non ti ricordi nulla?" spiegò l'altro.
In quel momento ricordi confusi gli tornarono alla mente, lui sul palco, il fiato che veniva a meno e poi il buio.
Era successo di nuovo, proprio come qualche giorno prima in aeroporto ma questa volta era stato ancora peggio.
Si era sentito soffocare ed aveva davvero creduto di morire lì.

Niall provò ad alzarsi ma Basil prontamente lo fermò "Niall sta giù, ora ti portiamo in ospedale per dei controlli."

No, lui non voleva andare in ospedale, lui odiava gli ospedali, lui stava bene, era solo lo stress, un momento di debolezza, ne era sicuro o più che altro cercava di convincersi che fosse così.
"Non ce n'è bisogno, sto bene, voglio solo tornare in Hotel" disse mettendosi a sedere.
"Niall non fare lo stupido, ti devi far controllare" ribatté la sua guardia del corpo.
"Ho detto che sto bene, ho solo bisogno di riposarmi" si alzò in piedi.
"Niall, per favore..." provò ad intervenire Liam, cercando di bloccarlo e farlo tornare seduto, ma il biondo non ne voleva sapere, voleva solo tornare nella sua camera e rifugiarsi sotto le coperte e stare solo.
"Portatemi in hotel" disse, stavolta con tono più duro.
La testa gli faceva male, ogni minuto di più.

Basil lo guardò un attimo e poi cedette "Va bene, ma se capita ancora fili dritto in ospedale senza se e senza ma e domani ti farai visitare da un dottore in albergo"
Niall annuì solamente, in realtà aveva ascoltato la metà di quello che l'uomo più anziano gli aveva detto e lui lo aveva capito perfettamente e sospirando sbuffò un "Andiamo"

Ma proprio in quel preciso istante il cellulare di Harry iniziò a squillare.
Il riccio prese il telefono dalla tasca e vedendo il nome che lampeggiava sopra, aggrottò le sopracciglia e rispose.
"Allyson?" disse tentennando e guardando il vecchio orologio appeso al muro della stanza, a Londra erano appena le 5 del mattino.
Ora tutti gli occhi erano puntati su Harry, sopratutto quelli di Niall, che guardava il suo compagno di band come se gli fosse spuntata un'altra testa.

Allyson quella notte era stata svegliata dal pianto di Luke, affamato, e mentre faceva mangiare il bambino era entrata su Twitter ma aveva trovato una brutta sorpresa, decine di video del suo ragazzo che cadeva privo di sensi sul palco e la prima cosa che aveva fatto era stata quella di chiamare suo fratello.

"Harry, che diavolo è successo? Come sta Niall? Dov'è? Fammici parlare" disse senza prendere fiato e quasi urlando.
Allyson era in preda al panico, era lontana km e km dal suo ragazzo, con cui aveva litigato ore prima e che ora stava male.
"Ally, calmati, respira, Niall è qui, siamo nel camerino, sta bene tesoro" provò a tranquillizzarla il più grande, ma senza successo.
"Passamelo, voglio sentirlo" disse la ragazza, era più che altro un ordine.
Doveva sentirlo, doveva sentire da lui che stava bene, sentire la sua voce.
Non gliene fregava più nulla della litigata.

Harry guardò Niall che ancora lo stava fissando "Niall, Allyson vuole parlarti"
Il biondo si riprese dal suo quasi stato di trance "Dille che la richiamo più tardi" disse e poi uscì dalla stanza seguito da Basil.
Non aveva il coraggio di parlarle, di sentire la sua voce, sapeva perfettamente di quanto la sua ragazza fosse spaventata e si sentiva uno stronzo, un vigliacco e fuggire così, ma in quel momento quella gli sembrava la soluzione migliore.
Si era pentito di quella mattina, era stato un bastardo, così si definiva, le aveva urlato in faccia cattiverie che neanche lui pensava quando lui invece aveva solo bisogno di lei.
L'aveva trattata male e nonostante tutto lei era li, che si preoccupava per lui come se nulla fosse successo.
Avrebbe voluto con tutto il cuore parlare, tranquillizzarla e soprattutto avrebbe voluto che lei tranquillizzasse lui.

L'errore più bello della mia vita |N.H.|Where stories live. Discover now