First day

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NEYMAR'S POV
Fin da piccolo quando ero triste o arrabbiato mi sfogavo giocando a calcio, iniziavo a correre dietro il pallone e tutto magicamente spariva, come se la mia testa si svuotasse.
Il problema è che da piccolo potevo permettermi di giocare in un parco, ora se solo ci provassi sarei circondato da fan urlanti e da giornalisti, e oggi proprio non sono in vena di essere al centro dell'attenzione. Così decido di chiamare Cody, un mio vecchio amico.

"Neymar?" Era chiaramente sorpreso.
"Ei Cody, come va?" Non voglio chiedergli subito quel favore, sembrerei uno stronzo colossale.
"Non girarci troppo intorno. Di cosa hai bisogno?" Colpito e affondato.
"Tuo papà è ancora il proprietario di quel campo sportivo fuori Barcellona?" I suoi si sono trasferiti pochi anni fa a Berlino e suo papà possedeva un gran numero di campi sportivi, amava lo sport.
"Certo, come mai questa domanda?" La sua voce era in parte coperta dai rumori delle auto che sfrecciavano difianco a lui.
"Avrei bisogno di distrarmi un attimo, è successo un casino e devo staccare il cervello per qualche ora."
"Oh capisco. Il cancello sul retro è rotto, ti basta spingere forte e si apre subito. I palloni sono nello sgabuzzino. Il resto lo sai, ci sei andato molte volte ad allenarti." Quando sento quelle parole un sorriso si dipinge sul mio viso.

"Grazie, sei un amico."
"Di nulla. Ora devo andare, il mio piccolo negozio ha bisogno di essere sistemato, i newyorkesi sono molto esigenti per quanto riguarda l'arredamento dei negozi, ciao Ney."
"Ciao Cody, ci sentiamo." Riattacco e salgo in macchina.

NATALIE'S POV
Sono le quattro del pomeriggio e sono un fascio unico di nervi. Tra due ore inizio il mio primo turno e voglio fare una bella impressione.
Sono già vestita e ho deciso di indossare un paio di jeans e una camicetta bianca, da quel che ho capito mi forniranno loro la divisa.
Mi guardo allo specchio e mi trucco leggermente mettendo solo un po' di matita e il mascara.
Sospiro sonoramente e mi lego i capelli in una coda alta, Noah mi aveva mandato un messaggio spiegandomi che ci sono una sorta di regole da rispettare all'interno del bar e una di queste è proprio tenere i capelli legati.

Mentre mi infilo le scarpe il telefono inizia a squillare e quando leggo il nome di James sullo schermo mi appresto a rispondere.
"Cosa vuoi?" Gli dico dura.
"Da questa risposta deduco che hai visto la foto che ho pubblicato." Dice con tono dispiaciuto, il nervoso ricomincia a prendere il sopravvento in me.
"Già. Eravate molto carini, potresti metterla come sfondo."
"Dai piccola, scusami. Ero incazzato e sono andato a bere con dei miei amici e c'era anche lei. Non abbiamo fatto nulla, davvero." Mi spiega con voce calma, ma il nervoso non diminuisce neanche di un pochino.
"Mi hai fatto una scenata colossale per Neymar e dopo un'ora eri fra le braccia di una bionda tutta tette e trucco!" Gli dico con un tono di voce leggermente alto.

"Sì ma anche tu hai esagerato! Ora non fare la santarellina, se non fossi andata con Neymar io non mi sarei mai incazzato e non mi sarei mai ubriacato!" La situazione sta degenerando.
"Ora è tutta colpa mia? Ma per favore! Prenditi le tue responsabilità! Potevi benissimo evitare di ubriacarti e buttarti fra le sue braccia. Ora se permetti devo andare a lavoro."
"Possiamo parlarne faccia a faccia? Magari domani a pranzo." Dice con tono calmo.
"Va bene. Ciao." Detto questo riattacco prima di sentire la sua risposta e mi infilo le scarpe con una velocità assurda, segno che sono molto nervosa.

Non ho voglia di camminare così decido di prendere un taxi, ogni tanto mi concedo questo vizio. Di solito i taxisti qua a Barcellona sono simpatici e durante tutto il viaggio ti tengono compagnia parlando di argomenti vari. Una volta uno di loro mi ha iniziato a parlare di sua moglie svedese e quando mi ha chiesto chi fosse il mio ragazzo è quasi svenuto quando gli ho detto che era Neymar. Alla fine mi ha obbligata a chiamarlo così ha potuto salutarlo, non ho mai riso così tanto.

Dopo un tragitto durato 5 minuti scendo e ringrazio il taxista che mi rivolge un caldo sorriso. Faccio un lungo sospiro e entro nel locale.
È vuoto e Noah è dietro al bancone intento a pulire il lavandino. Quando sente la porta aprirsi alza lo sguardo e mi sorride.
"Natalie! Sei in anticipo." Lascia la spugnetta e si dirige verso di me. Indossa un paio di jeans scuri e una maglia grigia, coperta da un grembiule verde con scritto sopra il suo nome. È davvero carino.
"Volevo ambientarmi un attimo prima di iniziare a lavorare." Gli dico e lui annuisce facendomi segno di seguirlo nel retro. Sicuramente vuole darmi la divisa.

E infatti è proprio così, tira fuori da un armadio un paio di pantaloncini neri e una maglietta bianca con stampata sopra l'insegna del locale e me li porge.
"Questa è la tua nuova divisa, è molto semplice, così la gente non farà troppi commenti scomodi. Puoi cambiarti pure qui, io ti aspetto al bancone." Dice gentilmente e esce dalla stanza in pochissimi secondi.
Mi cambio alla velocità della luce per paura che qualcuno potesse entrare, anche se probabilmente siamo solo io e Noah.
Mi sistemo la coda ed esco. Come aveva detto, Noah è al bancone e ora sta mettendo in ordine alcuni bicchieri.

"Sei silenziosa, insomma non ti conosco bene, ma non hai detto molto da quando sei entrata e molto spesso questo non è un bel segno. Quindi, o sei timida o c'è qualcosa che non va." Corrugo un attimo la fronte e poi sorrido, è così tenero con quell'espressione mista tra curiosità e preoccupazione.
"Semplicemente non è giornata, ieri è successo un casino con due persone a cui tengo molto." Gli dico sbuffando.
"Ne vuoi parlare? Alcuni miei amici dicono che sono molto bravo a dare consigli." Mi sorride calorosamente e mi fa segno di sedermi vicino a lui ad uno dei tavoli.

Gli spiego in breve la situazione e lui annuisce.
"Beh fattelo dire, sei in un bel casino. Ma credo che una parte di te sa già quale sia la soluzione." Dice mentre gioca con uno dei menù messi al centro del tavolo.
"Sì, stare con James e dimenticare Neymar." Dico facendo spallucce.
"Se lo dici tu." Si alza e si dirige al bancone, così lo seguo.
"Cosa vorresti dire?" Sono confusa e lui sembra quasi divertito da questa situazione. Oltre ad essere carino è anche molto strano.
"Niente, niente. Io vado a prendere altri menù nell'ufficio di mio padre. Sono lei sei, quindi benvenuta ufficialmente a bordo!" Mi dice dandomi una leggera pacca sulla spalla e poi sparendo nel lungo corridoio.

Scuoto la testa sorridendo e mi giro verso la porta d'ingresso mentre un cliente sta per entrare.
"Buongiorno!" Gli dico con tono gentile e sorridendo.
"Buongiorno a lei. Che bello vedere facce nuove e giovani in questo locale!" Dice ridacchiando leggermente.
"Steve anch'io sono giovane!" Lo rimprovera Noah scherzando.
Il signore si siede al bancone ridendo e inizia a scrutare il menù. È un uomo sulla settantina, i capelli sono bianchi e corti e ha un'espressione gentile, sicuramente è un cliente abituale, visto lo scambio di battute che ha appena avuto con Noah.
"Fammi un bel cappuccino con il cioccolato. Ho voglia di dolce." Mi dice per poi prendere un giornale posto vicino alla cassa e sfogliarlo.
"Subito!" Dico e mi giro verso la macchina del caffè, mentre Noah mi affianca e tira fuori una tazza e un piattino e quando gli sorrido per ringraziarlo mi fa un occhiolino.
Che il mio primo giorno di lavoro abbia ufficialmente inizio.

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