You don't know me

3.8K 85 19
                                    

"Quindi ora ti darai alla pazza gioia?" Chiede il mio migliore amico mentre puliamo insieme le varie tazzine usate oggi dai clienti per la colazione.
"Se per pazza gioia intendi uscire solo con i miei amici e non pensare più ai ragazzi per un bel po' di tempo, allora sì, mi darò proprio alla pazza gioia." Rispondo sfilandomi i guanti di gomma gialli che Noah mi ha prontamente dato per evitare che mi si rovinino le unghie, cosa a cui a me, sinceramente, non importa molto.

"Sei troppo tragica, non devi per forza chiudere con il genere maschile solo perché il tuo ex è stato uno stronzo di prima categoria." Ammette alzando gli occhi al cielo.
"Sono stufa di stare male, voglio rilassarmi un attimo, pensare a me stessa e basta." Dico difendendomi.
Lui annuisce mentre, con una concentrazione da ninja, cerca di scollare una bustina di zucchero appiccicata ad un piattino.
"Odio quando succede." Borbotta facendomi ridere.

Fortunatamente il locale è vuoto, oggi c'è una bellissima giornata e la gente preferisce stare all'aperto piuttosto che chiudersi in un locale e privarsi delle bellezze che offre questa città.
"Neymar l'hai più sentito?" Ovviamente Noah non riesce a tenere chiusa la bocca per più di mezzo secondo, così il suo cervello elabora sempre domande da fare nel caso in cui il discorso precedente sia stato chiuso. Molto spesso le sue domande sono senza senso, altre volte, invece, sono quasi "scomode", come in questo caso.

Non avevo tanta voglia di parlare di Ney, non dopo quello che mi aveva confidato su Stephany.
"Mi ha scritto due giorni fa, ma nulla di che." Dico in modo vago mentre afferro la scopa per pulire per terra, un modo per tenermi occupata ed evitare l'interrogatorio di Noah.
"Non vi siete più visti.." a queste parole mi giro e alzo un sopracciglio. Cosa intende?
"Perché dovremmo vederci? Mica stiamo insieme." Rispondo dura, forse ho esagerato.
"No beh.. intendo.. in questi mesi eravate molto vicini, così pensavo che magari, uscendo spesso, potevate ritrovarvi. Ecco." Balbetta, sa benissimo che odio quando pensa queste cose, ma la sua bocca larga non riesce a frenare le parole.

"Purtroppo no, mi dispiace." E detto questo vado in magazzino a fare il classico "conto merce", cosa che in realtà dovrebbe fare il responsabile, ma in questo momento ho bisogno di stare un attimo da sola.
Alzo gli occhi al cielo quando noto che non abbiamo più latte di soia, sicuramente il nostro fornitore si sarà dimenticato, un'altra volta, di portarcelo, usando la scusa che "quel latte sa di cartone, nessuno lo beve più".
"Noah!" Urlo sperando che mi senta.
"Nat!" Risponde imitando il mio tono di voce, facendomi scoppiare a ridere. Amo il fatto che nonostante a volte mi faccia arrabbiare, trova sempre il modo per tirarmi su il morale.

"Manca il latte di soia." Mi lamento.
"Tragedia!" Scherza comparendo, poi, nel magazzino.
"Che ne dici di andarlo a comprare?" Aggiunge cercando di usare un tono dolce. Ruffiano.
"Ma sono stanca!" Cerco la prima scusa possibile per evitare di uscire da qui, non ho per niente voglia di andare in mezzo alla gente.
"Devo far valere la mia autorità di capo. Quindi, Nat, vai a comprare il latte se non vuoi che prenda provvedimenti." Ora il suo tono è serio, anche se so che sta scherzando.
"Sei proprio uno stronzo." Dico ridendo, ricevendo in cambio un dito medio.

"I soldi te li do quando torni." Dice mentre esco dalla porta.
"Tranquillo capo." Rispondo incamminandomi verso il mini market, che, per fortuna, non è così distante dal bar.
Quando entro l'aria condizionata mi investe completamente e tiro un sospiro di sollievo, stava iniziando a fare caldo e io non sopporto di sudare.
Inizio a vagare per i vari scaffali cercando il latte di soia, non sono mai entrata qui, quindi mi sto letteralmente perdendo fra le varie corsie.

Mi intrufolo in un corridoio e da lontano riesco a vedere il latte, è proprio nel muro di fronte l'uscita di questo immenso "tunnel".
Inizio a guardarmi intorno, cercando di capire quali prodotti siano esposti sugli scaffali che mi affiancano.
Quando capisco mi scontro contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Spalanco gli occhi quando mi accorgo di chi si tratta. Stephany.
Abbasso lo sguardo e il mondo si ferma. Nello schianto le è caduto un prodotto dalle mani, una cosa che avrei preferito non vedere mai vicino a lei. Un test di gravidanza.

Il cuore mi si ferma e lei, prontamente, si abbassa e lo raccoglie, cercando di coprirlo con le mani, ma ormai capisce che ho già visto tutto.
"Natalie.." sussurra sfoggiando un piccolo sorriso.
"Stephany." Ricambio stringendo le mani a pugno, una cosa che faccio quando sono sotto pressione.
"Non ti avevo mai vista qua dentro e dire che io ci vengo quasi tutti i giorni." Dice con tono curioso, seriamente le interessa sapere cosa ci faccio qui?
"È la prima volta che vengo. Nel bar non c'è più latte di soia." Brava Nat, dille pure il tuo codice fiscale e sei a posto.

"Capisco." Risponde annuendo, mordendosi il labbro inferiore, forse per l'imbarazzo.
"E tu cosa ci fai qui oggi?" Cerco di fare la finta tonta, magari così pensa che non ho visto l'oggetto che custodisce così gelosamente fra le mani.
"Oh mi servivano alcune cose indispensabili." Dice vaga.
"Se devi prendere tante cose dovevi portarti un carrellino per evitare di fare troppa fatica. Sai.." non so perché voglio che mi dica la verità, che mi dica in faccia che probabilmente avrà un figlio dal ragazzo che ho amato più di tutti in tutta la mia vita, forse sono masochista, forse non ho provato abbastanza dolore negli ultimi tempi o, forse, dopo tutto quello che è successo, l'unica emozione che riesce ancora a scuotermi è il dolore.

"Beh non sto mica morendo." Si difende mettendosi, di riflesso, una mano sulla pancia. Mentre lei si sta accarezzando dolcemente la sua, io nella mia sento solo una fitta, come se qualcuno mi avesse appena accoltellato.
"Giusto." Sussurro superandola, non ha più senso continuare questa conversazione, cosa ci ricaverei? Lei non vuole parlarmi, io non voglio parlarle, punto.

Però appena faccio un passo per allontanarmi da lei, Stephany afferra prontamente il mio polso, fermandomi.
"Aspetta." Inizia. "Non sono sicura di esserlo. È solo un test, di solito lo si fa per sapere se è vero o no.."
"So a cosa serve un test." La interrompo. L'ho usato quando pensavo di essere incinta del tuo caro ragazzo.
"Bene. Ho solo un ritardo di qualche giorno, ma per sicurezza ho già avvertito Ney. Non voglio rischiare di rimanere incinta proprio ora, non adesso che le cose tra me e lui vanno così bene. Mi capisci?" Sta veramente cercando di farmi pena? Di usarmi come psicologa personale?

"Non devi darmi nessuna spiegazione. Tu e Ney siete grandi e vaccinati, potete fare quello che vi pare, quando vi pare." Uso un tono retorico, facendole capire che non me ne frega molto della loro vita sentimentale.
"Lo dico solo perché ho notato che sei ancora attratta da lui, queste cose le capisco, sai? Lo ami ancora." La conversazione sta diventando troppo pesante per i miei gusti, così decido di farla finita.

"Non sai niente di me." Concludo andandomene, lasciandola lì in mezzo alla corsia dei test di gravidanza.
Il cuore ora mi batte a mille dal nervoso, come si permette di parlare dei miei sentimenti?
Crede veramente di sapere cosa ci sia tra me e Neymar? Sa di tutte le cose che ci siamo detti in questi mesi? Dei baci? Gli sguardi? Le carezze?
Non credo proprio.

Bed of lies |Neymar| Where stories live. Discover now