2. "È ora di dare un calcio al passato"

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Justin Pov

"Si mamma." Sarà la centesima volta che ripeto la stessa cosa.

"Amore, sei sicuro che non vuoi più nulla?" Mi chiede poggiando i piatti nel lavello.

Alzo gli occhi al cielo e l'aiuto a lavare i piatti.

"Si." Rispondo ridacchiando.

Mia madre è sempre stata così: si preoccupa troppo.

"Justin, lo sai come sono fatta..." Mi dice sospirando per poi sghignazzare.

"Oh mamma, lo so fin troppo bene!" Esclamo e lei fa la finta offesa per poi lanciarmi un po' di schiuma creatasi nel lavello.

Tra una chiacchiera e l'altra, finiamo di lavare i piatti. Lei rimane ad asciugarli mentre io rileggo qualche contratto.

Poco tempo dopo mia madre decide di andare al piano di sopra per prendere qualcosa.

A volte, quando rimango da solo, mi ritrovo spesso fra le nuvole.
Penso tanto, e forse è questo quello che mi frega. Non sono mai stato in grado di prendere decisioni che vengano dal cuore.

Decido di farmi un giro in quella casa da cui purtroppo sono dovuto andare via troppo presto.

I miei genitori non sono mai stati sposati. Mia madre aveva diciotto anni quando è rimasta incinta, e sinceramente da piccolo pensavo di essere stato io la causa del loro allontanamento. Sono cresciuto a Stratford fin quando una maledetta sera mi hanno portato via una persona, colui che mi è stato accanto più di tutti.

Stringo i pugni e cerco di trattenere le lacrime.

Faccio dei respiri lunghi e tento di calmarmi.

Per fortuna ci riesco e riprendo a camminare verso queste camere così sconosciute sotto un certo aspetto.

Mi si presenta davanti una porta di legno. Molto probabilmente è antica.

"Justin!! Scendi giù, devo farti vedere qualcosina!" Grida mia madre dal piano di sotto.

Sospiro e scendo al piano di sotto.

Trovo mia madre seduta sulla poltrona vicino al tavolino. Ha in mano una scatola verde e accarezza una fotografia, quasi come se fosse la cosa più preziosa che ha.

"Mamma, che hai?" Le sussurro sedendomi sulla poltrona accanto alla sua.

Lei guarda la foto per un attimo e poi dà un'occhiata al mio viso. Lo accarezza e sorride con le lacrime agli occhi.

"Sei diventato così grande..." Sussurra accarezzandomi la guancia.

"Amore mio, perdonami!." Mi abbraccia piangendo ancora più forte.

Le accarezzo la schiena e dò un'occhiata alla scatola e noto subito tante fotografie, alcune rovinate mentre altre no.

"Abbiamo passato tanto tempo lontani...Io..." Dice piangendo mentre io le sussurro dolci parole per farla calmare.

"No Justin! So quanto hai sofferto per me e tuo padre!." Esclama mentre mi passa una mia foto da piccolo.

Credo sia stata scattata alla mia primissima festa in maschera, avevo all'incirca sei anni...

Credo sia stata scattata alla mia primissima festa in maschera, avevo all'incirca sei anni

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