17. "Tra rabbia e libertà"

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Justin Pov

"Arrivo!" Vado verso la porta, incurante di non avere la camicia addosso.

Apro la porta e rimango deluso da ciò che vedo.

"Professore, come sta?" Lamberti è davanti a me che cinge Alexa dai fianchi e lei non sembra affatto infastidita.

Lascio scorrere la mia mano lungo la porta per poi farla cadere al mio fianco e stringere il palmo in un pugno.

"Sto bene, Lamberti." Rispondo freddo.

"Ehm, Jus-professore, è stato gentile prendere il mio cellulare da terra." Inizia ed io annuisco incenerendo con lo sguardo quel biondo al suo fianco.

"Potrei riaverlo?" Mi chiede mettendo fine a quella battaglia di sguardi che si era creata fra il biondo e me.

Annuisco e raggiungo il cellulare facendo dei lunghi passi, lo prendo e torno davanti alla porta.

"Ok, ora possiamo andare, nella mia!" Esclama il biondo baciando Alexa sulla guancia. Alexa prende il cellulare ed annuisce, il tutto non staccandomi gli occhi da dosso.

"Ok, ci si vede prof!" Lamberti la trascina via da casa mia per poi aprirle la portiera della macchina e farla salire.

Una volta che sento il motore della macchina partire, sbatto la porta e caccio fuori un urlo che non sembra neanche fuoriuscito da me. Do un pugno alla parete e butto all'aria tutte le foto incorniciate che ci sono sul mobile all'entrata.

Ormai col fiatone, mando all'aria tutti i piani che avevo per stasera e salgo in camera da letto, prendo una semplice maglia bianca, dei pantaloni neri e la giacca del medesimo colore, ai piedi invece delle semplicissime scarpe nere.

Indosso il tutto per poi darmi una pettinata ai capelli scompigliati per colpa delle mie mani.

Sono tentato di prendere la macchina, ma poi, decido di prendere la mia moto... Quella che non uso da tanto, fin troppo tempo.

Prendo le chiavi dal cassetto ed esco di casa. Entro nel garage e tolgo quel vecchio lenzuolo bianco che ricopriva la mia vecchia e amata Yamaha YZF R6 nera.

"Come ai vecchi tempi, Bieber!" Sussurro a me stesso montando in sella. Inserisco le chiavi e subito udisco il fantastico rumore del motore. Chiudo gli occhi e sospiro.

Ancora una volta, libertà.

Esco dal garage e sfreccio per le strade di Toronto. Mi è mancato tutto ciò: il vento che mi scompiglia i capelli, il senso di libertà e leggerezza.

Urlo divertito beccandomi anche un "va più piano, cretino!" da un signore, ma non mi interessa in questo momento.

Mi fermo al semaforo e, nel frattempo, il mio corpo è scosso da milioni e milioni di scariche elettriche che mi scuotono persino l'anima.

Scatta di nuovo il verde ed io parto nuovamente verso la mia destinazione. Una volta arrivato, parcheggio la moto ed aggiusto i capelli scompigliati.

"Oh, sta attento a quella! Vale più di tutto questo bar!" Il signore da un occhiata alla mia piccola per poi annuire frettolosamente.

Entro nel bar e subito una puzza di sudore e le urla che sovrastano la musica, mi entrano dentro. Mi siedo su uno sgabello davanti al bancone e faccio segno al barista di venire verso la mia direzione.

"Una tequila ed una vodka." Gli dico e lui annuisce iniziando a versare i due alcolici in due bicchieri.

Mi serve i due bicchieri ed io, dal canto mio, li prendo e butto giù tutto di un fiato il primo bicchiere. Il liquido trasparente scorre lungo la gola facendola bruciare un po'.

Mi volto con il capo e porto il mio sguardo verso la pista da ballo, sorrido e butto giù un po' di vodka. Poso il bicchiere e mi dirigo verso la pista. Punto una bella bionda con un vestito rosso che balla con una sua amica. Vado dietro di lei e le avvolgo i fianchi facendola ballare insieme a me da dietro. All'inizio rimane ferma, segno che non se l'aspettava, ma poi inizia ad ondeggiare con me.

La faccio girare e lei mi avvolge le braccia intorno al collo mentre io poso le mie mani sui suoi fianchi.

"Sei carino!" Urla al mio orecchio per sovrastare il suono della musica. Sul mio viso spunta un sorriso divertito misto al malizioso.

"Beh, tu sei una bomba!" Le dico all'orecchio. Lei sorride per poi ridere mentre si scatena sulla pista.

Mi prende la mano e mi porta verso uno dei numerosi divanetti rossi presenti in quel bar.

Ci sediamo ed inizia a baciarmi il collo, ridacchio e la lascio fare mentre lei mi sussurra all'orecchio cosa vorrebbe farmi.

"Mhh" Gemo mentre continua a baciarmi il collo fino ad arrivare alle labbra. Mi bacia a stampo ma io, decidendo di andare oltre, chiedo l'accesso alla sua bocca picchiatando la lingua contro le sue labbra.

Lei mi concede l'accesso e mi accarezza il petto. Ci stacchiamo è noto che sul suo viso sono presenti molti piercing ed ormai del suo rossetto rosa né è rimasto poco e niente. Ma bene, allora ho il suo rossetto sul collo e sulle labbra?.

Le prendo il volto fra le mani e la bacio nuovamente, ma stavolta di casto non c'è niente. Leí mugugna sulle mie labbra, forse per la mancanza d'aria, ma non m'importa.

"Oh, Justin!" Sulla mia spalla si posa una mano, mi volto il giusto per vedere la mano sulla mia spalla, ed è allora che noto un tatuaggio, un tatuaggio che conosco fin troppo bene: le lettere sulle nocche che formano la scritta "king". All'improvviso, intorno a me non c'è più nulla, la musica non si sente più, davanti a me la bionda è scomparsa, le persone in pista anche, il bancone e i baristi sono scomparsi. Siamo rimasti solo io e lui, solo io e la persona che mi ha rovinato la vita.

"Jonathan Sanchez." Sussurro a me stesso mentre la sua mano mi stringe sempre di più la spalla.

Angolo Autrice

Ahhh non vedo l'ora di dirvi chi sarà mai Jonathan!!! Anyway, spero che il capitolo vi piaccia! Mi raccomando, se è così, quella stellina non costa nulla e nemmeno un piccolo commentino😘
Vi voglio bene ♥

P.s. scusate eventuali errori

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