36. "Lei è in arresto per l'uccisione di Tyler Power"

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Justin Pov

"E quindi dopo aver avuto la laurea ho iniziato subito a lavorare. Credo che chiunque in questa classe voglia subito lavorare dopo gli studi, no?" Metto il tappo del pennarello dopo aver disegnato il grafico sulla lavagna interattiva.

"Si, ma prof, voi come avete fatto? Eravate un adolescente!" Esclama la signorina Yang.

"Si, ammetto che è stato faticoso e difficile. Entrare nel mondo del lavoro definitivamente quando prima  pensavi solo alle ragazze e alle feste, non è molto facile." Finisco il mio discorso.

"Scusate" Mi scuso con loro dopo sentir udire la mia suoneria del cellulare.

La classe inizia a far casino subito dopo, io mi metto sulla soglia della porta.

"Pronto?" Rispondo.

"Justin" È Jonathan.

"Jonathan, sono a scuola, che vuoi?" Gli chiedo sospirando.

"La preda è finalmente nella tana del lupo" Ridacchia in modo maligno ed è lì che mi concentro solo su di lui chiudendo la porta della classe.

"Che vuoi dirmi?" Chiedo guardandomi attorno facendo attenzione a non farmi sentire dalle classi vicine.

"Ci vediamo più tardi" Svia l'argomento.

"No, io ora vengo lì." Chiudo la chiamata.

Sospiro mettendomi le mani sul viso reprimendo un grido bisognoso.

"Justin" Mi richiama una voce che conosco fin troppo bene.

"Ehi" Le sorrido lievemente controllando il mio impulso di abbracciarla.

"Io vado, scusa" Apro di poco le braccia.

"Ma come?" Si volta guardando la porta socchiusa.

"Jonathan mi ha fatto capire che ha trovato la persona che ha ucciso Taylor" Controllo il messaggio che mi ha appena mandato.

Jonathan: "È qui. Io e Dana non la lasciamo scappare, almeno lei solo è qui"

Spengo il cellulare e lo metto nella tasca posteriore dei pantaloni.

"Vengo con te. Fingo un malore e dico loro che torno a casa, e non mi contraddire!" Alza l'indice con uno sguardo omicida.

Sorrido per la sua testardaggine e, ahimè, sono costretto a non replicare.

Quindici minuti più tardi.

"Avanti Jonathan, apri!" Busso senza alcun freno al campanello dell'appartamento che si sono presi Dana e Jonathan.

"O la smetti e ti farò prendere la scossa la prossima volta!" La voce metallica di Dana che fuoriesce dal citofono mi fa quasi innervosire.

"Già sono nervoso di mio, eh Dana!" La rimprovero, in un certo senso. Apre la porta ed io e Alexa saliamo le scale.

Una volta arrivati al secondo piano, troviamo la porta di casa loro già aperta e il calore del camino che ci aspetta.

"Oh, menomale!" Alza gli occhi al cielo come se volesse ringraziare qualche Santo.

"Non fa altro che star zitto nella stanza dove c'è anche lei." Ci sussurra indicando con gli occhi la stanza.

Mi tolgo il cappotto e mi sfrego le mani per scaldarmi almeno un po' le mani dal freddo gelido ormai arrivato da un po'.

"Ti vogliamo bene, Tyler" Sussurro passo dopo passo.

Afferro la maniglia della porta e la abbasso con tutta la forza che ho in corpo. La forza che mi è mancata quando ho visto Tyler pieno di sangue, quando il suo encefalogramma era piatto, quando credevo che uno dei miei migliori amici era il suo assassino, quando vedevo la vita dei genitori di Tyler svanire minuto dopo minuto, quando ho visto Jonathan, Dana e Tyler scomparire dalla mia vita lasciandomi con i miei demoni.

Clandestine Looks Where stories live. Discover now