Capitolo otto.

480 41 3
                                    

Mi zittii per il resto della lezione, pensando che fosse meglio, per il mio voto in condotta, non stuzzicare la iena. 
Quella giornata di studi volse al termine, così, continuando a non spiccicare parola, raccolsi le mie cose e mi apprestai a lasciare l'aula seguita da una Danielle interdetta tanto quanto me.
-Signorina Vladă, dovrei parlarle un momento.- Disse il professor Stan, guardando nel frattempo Danielle. -Da soli.- Aggiunse.
-Va bene, è stato chiaro. Ci vediamo stasera Jolie.- Pronunciò la mia amica, riservando all'uomo un'occhiata in tralice, seguita dalla rotazione dei miei occhi. 
-Bene Jolie, ora che siamo soli...- Iniziò inumidendosi le labbra rosee, riducendo la distanza tra i nostri corpi, avanzando talmente tanto lentamente che parve danzare sul liscio pavimento dell'aula; non potei fare a meno di immaginarci come preda e predatore.
-Dimmi cosa occupa la tua mente, dulceață, non riesco a guardarci dentro e questo mi distrugge.- Concluse carezzandomi una tempia, quasi tristemente, scaturendo in me mille brividi ma lasciandomi perplessa al contempo.
-Cosa..?- Domandai incerta, trattenendo un gridolino sorpreso nel momento in cui la sua mano si posò sulle mie labbra.
-Perfavore, non dirmi che non rimembri. Non un'altra volta. Come pensi sia stata per me? È questa la tua vendetta?- Pronunciò quasi confusamente queste domande, ingarbugliando la mia mente ed i miei pensieri ancora di più.
-Non so di cosa lei stia parlando Stan, ed ora è meglio se mi lascia andare.- Dissi duramente, osservando sconcertata la sua mano stringere il mio polso. 
-No, non è possibile. Non ricordi davvero; hai scordato il mio viso nel tempo dragul meu, più e più volte, ed io invece in questa vita o nell'altra ti ho sempre cercata e ritrovata. Dimmi che il mio viso è impresso almeno un minimo nella tua mente, io sono qui per te, ancora.- Concluse affondando entrambe le mani tra i miei capelli, afferrandoli con dolcezza e possessione. 
Il mio stupido istinto mi suggerì che di qualsiasi cosa stesse parlando, avrei dovuto dire semplicemente "sì, mi ricordo" , e gettarmi tra le sue braccia, per assaggiare un po' del suo profumo e bearmi del suo calore, quasi egoisticamente; ma il mio sesto senso ebbe la meglio, sottolineando quanto, anche se mi sarebbe piaciuto, non fossi io quella che cercava. Aveva preso un abbaglio, ed anche parecchio grosso. Dovevo allontanarmi da quell'aula al più presto senza porre domande, in qualsiasi caso le risposte che avrei potuto ricevere non avrebbero dato un senso ai suoi vaneggiamenti.
-Senta, io non so davvero a cosa lei si riferisca o perchè parli in questo modo, ma non sono io la persona che lei cerca. Ha sbagliato. Mi dispiace.- Affermai, cercando di mantenere un tono ben fermo, e di sostenere ancora per un po' il mio buon senso, che stava scivolando  da me pian piano. 
-Ti farò tornare tutto alla mente mia cara, tutto ciò che appartiene ai tuoi ricordi, sará un'altra volta in tuo possesso.- Accarezzò la mia guancia.
Poi, come se si stesse rivolgendo di nuovo a me e non alla persona che lui credeva io fossi, disse: -Se ne vada ora, Signorina Vladă. Tenga ben a mente che qui non è successo assolutamente nulla.- Avendo terminato, si voltò e prese ad armeggiare con le scartoffie sparse sulla cattedra, non rivolgendomi più nessun tipo di attenzione. Rimasi li per qualche secondo, non sapendo se cercare di estorcergli più informazioni possibili, mettendo a tacere la mia spiccata curiositá, o continuare a mantenere il silenzio e dirigermi fuori.  Optai per la seconda opzione, aggiustando la borsa sulla mia spalla e trattenendo il respiro fino a che non raggiunsi la hall.
Ero una disastrosa contraddizione.

Azazel - Lucifer's SonWhere stories live. Discover now