Capitolo diciannove.

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Con enorme difficoltá, in parte per colpa della mia memoria e in parte a causa dell'abito, riuscii a trovare la porta che mi avrebbe condotta alla sala della festa

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Con enorme difficoltá, in parte per colpa della mia memoria e in parte a causa dell'abito, riuscii a trovare la porta che mi avrebbe condotta alla sala della festa.
Corsi talmente tanto da provocarmi un gran fiatone e da imperlarmi la fronte di sudore.
Mi mescolai tra la gente che danzava allegramente, alla ricerca dei miei due amici: Danielle era ancora decisamente in preda alla vergogna per essere stata colta di sorpresa, avvinghiata al suo, probabilmente, ennesimo bicchiere di champagne; Sebastian invece era al centro pista con una donzella dall'abito azzurro cielo, e le sorrideva mostrandole tutti i denti in suo possesso. 
Disgustoso.
Mi diressi verso il mio amico che fermò la sua performance per dedicarsi a me.
-Seb dobbiamo andare via! Non fare domande, anche perchè non capiresti. Muoviti, raccatta le tue cose e andiamo.- 
-Dragă, cosa ti è successo? Perchè sei armata?- Domandò notando il pugnale ben saldo nella mia mano. Mi afferrò per le braccia, cercando il mio sguardo e carezzandomi dolcemente per tranquillizzarmi.
-Te lo spiego in macchina, ti prego, andiamo via, ora.- Lo afferrai per mano ed insieme ci recammo verso Danielle che stava decisamente nuotando nell'alcol.
-Jolie non guardarmi con quell'aria accusatrice, hai visto come fosse attraente.- Biascicò le parole, inceppando su qualche sillaba di tanto in tanto.
-Non ti sto giudicando e sì, l'ho visto. Andiamo via.- Le presi il braccio, avviandoci verso l'uscita a mo di catena.
-Avete da spiegarmi un bel po' di cose voi due. Di che diavolo state parlando?- Domandò Sebastian, fin troppo confuso da tutta la situazione.
La porta d'ingresso ci fu aperta dal maggiordomo che ci liquidò con un sorriso, falso tanto quanto una banconota del monopoli. Ovviamente nessuno di noi tre ricambiò.
L'aria fredda della notte mi accarezzò la pelle sudata, recandomi immediato sollievo e liberandomi in parte dal peso che sentivo sul petto. L'adrenalina circolava nel mio corpo ad una velocità costante, offrendomi la giusta carica in grado di non farmi provare la stanchezza che, altrimenti, sarebbe pesata su di me come un macigno.
La stradina per raggiungere la cancellata sembrò infinita, ma una volta percorsa tutta, saltammo in macchina come se fosse la nostra ancora di salvezza.
-Voi due guastafeste, mi dite per favore cosa sta succedendo?- Domandò Sebastian, ormai troppo infastidito da tutta quella situazione poco chiara.
-Beh, ero come dire... alle prese con un tipo...un bel tipo...- Tossicchiò Danielle, rossa come un peperone. 
-Dan, dire "ero alle prese"- Imitai le virgolette con le dita -è l'eufemismo del secolo, eri un polipo!!- 
In quel momento mi resi conto che non avrei potuto raccontare nulla ai miei amici di ciò a cui assistii quella sera perchè, anche se mi fidavo di loro ciecamente, non riuscii a dare una spiegazione razionale a me stessa figurarsi a loro due; in conclusione: sarei ammattita da sola. 
-Voi mi state dicendo che siamo andati via per questo? Abbiamo lasciato il party dell'anno per uno sbaciucchiamento? E tu perchè avevi il pugnale con te?- Sebastian parve davvero irritato dall'accaduto, riducendo le labbra ad una fessura e concentrandosi maggiormente sulla strada. Da come stinse il volante mi resi conto che quello voleva essere il collo di una delle due.
-Seb, Danielle è ubriaca marcia, non saremmo comunque potuti rimanere; conoscendola avrebbe potuto vomitare sul buffet.- Sorrisi guardando la mia amica imbronciarsi. -Il pugnale era tra i miei capelli, comunque.-
-Tranquilli, fate come se io non ci fossi, continuate pure a parlare di me.- Ci liquidò con un gesto della mano, voltandosi verso il finestrino.

Rientrata a casa tolsi l'abito, rappresentante indiscusso di scomodità, per riporlo nell'armadio; mi recai in bagno, sfilandomi le scarpe una per volta, per  godere del tepore di una bella doccia rigenerante.
Quella notte lame, occhi rossi e neri, e lunghi corridoi popolarono i miei sogni.

*****

Lentamente mi risvegliai, stiracchiandomi, lasciando che tutti i ricordi della sera precedente si ripresentassero prepotentemente, cadendo pesantemente su di me.
Come avrei potuto spiegare a me stessa eventi del genere? Cosa spinge un essere umano a credere davvero a ciò che ha visto con i propri occhi, se alla fine non resta nulla di tangibile? Avrei voluto possedere anche una singola e misera prova a riguardo, per tener ben saldi nella mia testa i ricordi, che a mente lucida mi parvero decisamente impossibili. 
A nessuna persona normale accadrebbero cose simili e, tra parentesi, nessuno sano di mente con un briciolo di attivitá cerebrale e raziocinio ci avrebbe mai creduto. 
Preparai la mia miscela preferita di caffè, versandomene una tazza appena fu pronto; sorseggiandolo mi recai alla grande finestra della cucina, constatando che il tempo fosse uno dei più brutti mai visti a Sheffield: grossi nuvoloni neri adombravano il cielo e forti raffiche di vento spazzavano via i petali dei miei fiori, giá brutti di per loro.
Quante volte ancora Sebastian avrebbe dovuto ripetermi la formuletta magica per ottenere dei boccioli degni di rispetto?  
Piantare, concimare, annaffiare, potare; erano queste le varie fasi, ma io non possedevo, per niente, il pollice verde. 
Sospirai tristemente, cercando di dare tregua ai miei pensieri che non smisero un secondo di vorticare nella mia testa, trascinandomi in salotto per poter abbandonare il mio corpo sul divano.
Riflettei a lungo, guardando nel vuoto di fronte a me, al motivo della festa della sera precedente: non me ne venne in mente nessuno, eppure il mio sesto senso mi suggerì che qualcosa non andava.
Portai i capelli via dalla fronte, giustificando tutto ciò a cui assistii ai troppi bicchieri di champagne bevuti.
Il mio stato d'animo peggiorò pensando che, quella stessa giornata, avrei tenuto la mia consueta routine lavorativa; la pigrizia era lì, aggrappata alle mie spalle e non aveva intenzione di cedere ed andare via, causandomi l'insaziabile desiderio di restare a casa per crogiolarmi nel tepore delle coperte di flanella rosa, adagiate sul mio letto.

Quando il campanello suonò mi recai ad aprire, saltellando su di un solo piede tentando di infilare l'altra scarpa. Sempre e perennemente in ritardo, ecco il riassunto della mia vita.
-Ho sentito Danielle, ha un dopo-sbronza incredibile!- Sebastian era sull'uscio di casa mia, attendendo che chiudessi la porta con più giri di chiave.
-Non c'è da meravigliarsi, ha ingurgitato decisamente troppo champagne. - Strinsi il cappotto attorno al mio corpo infreddolito, cercando di trarne un minimo di calore.
Raggiungemmo la sua macchina, fiondandomici subito dentro per donare al mio corpo un po' di sollievo dall'intorpidimento, dettato dal freddo. 
La parte negativa di vivere a Sheffierd riguardava proprio la temperatura; nonostante da ragazzina amassi molto il clima altalenante, l'autunno restava comunque la mia stagione preferita, poiché il mondo si colorava di sfumature nuove ogni volta. Un giorno non era mai uguale ad un altro per me, variava tutto, a partire dai colori: il cielo difatti assumeva tonalitá che andavano dal grigio più tetro al rosa tenue, venendo intervallato da sfumature aranciate e bluastre, apparendo così un costante tramonto; l'aria sapeva di legna arsa, di piogge lontane, di terra umida e, al mattino presto, anche la rugiada aveva un suo particolare odore, bagnando le foglie secche che avevano ormai perso il loro naturale colore verde.
Io e mia madre eravamo solite raccogliere una foglia per ogni autunno passato, attaccandola su di un piccolo quadernetto spoglio, a testimonianza che effettivamente questa stagione era unica a sè stessa; dopo la sua morte però quei colori mi parvero spenti, privi di quelle sfumature che ormai erano una caratteristica, lasciando spazio solo ad un unico esatto colore: il grigio, che aveva coperto tutto, comprese l'ingenuitá e la spensieratezza nel mio cuore. Quando mi trasferii in Inghilterra, lo feci con la consapevolezza che tutto sarebbe stato grigio, non lasciando spazio alle mezze stagioni; mia madre sarebbe dovuta rimanere in Romania con tutti i miei ricordi. 

Azazel - Lucifer's SonHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin