Capitolo cinquantatre.

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Allo squillare delle trombe, l'intera sala calò in un sonoro silenzio, alleggerito solamente dal chiacchiericcio sommesso degli invitati che, curiosi ed in preda all'eccitazione, scialacquavano risatine e commenti lusingatori

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Allo squillare delle trombe, l'intera sala calò in un sonoro silenzio, alleggerito solamente dal chiacchiericcio sommesso degli invitati che, curiosi ed in preda all'eccitazione, scialacquavano risatine e commenti lusingatori.

Un'ondata di terrore mi pervase quando l'ospite, tanto atteso, fece il suo ingresso salutando i presenti a gran voce. Come se avesse annusato la mia presenza, i suoi occhi saettarono sulla mia figura, scossa da tremiti di paura, lanciandomi un sorriso schivo prima di riportare tutta la sua attenzione sui demoni, suoi figli.

Un caldo applauso si levò dalla moltitudine, scrosciando rumoroso per sottolineare la grandezza dell'invitato d'onore.
Mi osservai attorno e, ciò che vidi, fu raccapricciante, come alcuni degli incubi rievocanti la mia infanzia: gli occhi di ogni singolo demone erano trasmutati in colori tetri, fissi su Lucifero; sui loro volti meschini, ampi ed infimi sorrisi si stendevano e, alla vista di tutto ciò, il mio stomaco prese a contorcersi in preda a spasmi di terrore. Nel bel mezzo di quella folla, lo sguardo nero di Giuda incrociò il mio per un infinito, ma fuggente, attimo; il calice ricolmo di liquido dorato, che stringeva tra le dita, si levò verso di me in cenno di saluto, prima di finire tra le sue labbra serie.

Volsi il capo verso Dimithryus, che aveva osservato la scena in un rigoroso silenzio e, piegandosi alla mia altezza prese a sussurrarmi qualcosa di indefinito.
Non riuscii a comprendere una singola parola di ciò che disse per il semplice fatto che, la mia immaginazione, correva indisturbata tra i più macabri scenari che si sarebbero potuti succedere in quella serata di diabolici festeggiamenti.
Fu il rombo di una fiammata a farmi destare dal torpore dei pensieri, spaventandomi tanto da indietreggiare e finire tra le robuste braccia di qualcuno alle mie spalle.

-Giuro che darei tutto il mio oro perché, una bellezza del genere, irrompesse tra le mie braccia con cadenza regolare!- La voce suadente di Giuda, che ci aveva raggiunti, fu mascherata dal rumore delle continue lingue infuocate, sputate dai mangiafuoco che avevano iniziato la loro maestrale esibizione, creando un numeroso cerchio di spettatori.

-So che lo faresti,- ringhiò Dimithryus, al mio fianco. I suoi occhi rossi, riflettenti le ombre delle fiamme dello spettacolo che proseguiva di fronte a noi, rappresentarono alla perfezione ciò che era e, il suo tono, raffigurò la sua posizione all'inferno. Era uno dei potenti e lo stava sottolineando, intimando al suo interlocutore di restare al suo posto. -ma, mi rammarico nel dirti che Lady Jolie ha già un accompagnatore, questa sera.- Ultimò, attirandomi a sé.

-Ovviamente! Non avrei potuto credere il contrario.- Ammiccò, lasciando scivolare il suo sguardo lascivo su tutto il mio corpo.

Non sapevo bene come funzionassero le cose all'inferno: regole; gestione dei ruoli; rispetto delle figure più temibili. Nulla. Eppure, in quel frangente, in un impeto di coraggio atto ad evitare la nascita di uno scontro, poggiai la mano guantata sull'avambraccio di Dimithryus che in un attimo si calmò e la risposta, che stava per scivolare via dalla sua spinosa lingua, si spense tramutandosi in uno sguardo di ringraziamento per me.
Accennai, con la testa, un serioso saluto al provocatore, tirando via il mio cavaliere per condurlo lontano da quell'incombente litigio.

Azazel - Lucifer's SonWhere stories live. Discover now