Capitolo cinquantanove

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Il senso di ingiustizia e delusione albergavano in me, come ospiti non graditi, dilaniandomi dall'interno come falci appuntite

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Il senso di ingiustizia e delusione albergavano in me, come ospiti non graditi, dilaniandomi dall'interno come falci appuntite.

Vidi riflessi negli occhi di Lucifero tutti i miei desideri più oscuri, tutto il nero che dilagava in me e non ne ebbi paura, nè provai disgusto. Vi era solo delusione per ciò che credevo di essere, per i falsi valori che credevo di avere e che fino a quel momento avevo sfoggiato così orgogliosamente.
Non ero poi così diversa da loro.
L'inferno lo meritavo.
Uccidermi era forse stata la decisione più giusta che avessi potuto mai prendere; abbracciare l'oscurità sarebbe stata la seconda.

Io ero la ragazza di cui non si parlava nei libri. Vivevo nei vuoti spazi bianchi ai margini dei fogli e questo mi dava più libertà, ma non lo avevo mai compreso. Ero invisibile, vivendo tra gli interstizi di storie altrui e avrei potuto essere vera, senza piegarmi a nessuna moralità.
Avevo sprecato la possibilità di essere me stessa, di vivere la vita senza preoccuparmi dei giudizi altrui.

La dolce ed innocua ragazza che restava lì mentre il mondo andava avanti, alternandosi tra bene e male; colei che osservava senza prendervi parte e che ora, invece, stava attraversando letteralmente l'inferno.
Probabilmente la casa di Lucifero era la mia seconda possibilità, la redenzione per vivere l'eternità per come realmente ero.

Questa era la lezione che cercava di impartirmi Dimithryus durante la prigionia: essere me stessa a costo di pagarne le conseguenze; accettarmi per farmi accettare; abbracciare la mia indole oscura perché faceva parte di me; essere Jolie e non l'ombra di me stessa. Smettere di fingere che la mia vita andasse come io volevo che andasse.

Fino a quel momento non lo avevo compreso: per l'ennesima volta avevo creduto che, l'ennesima persona, stesse cercando di piegarmi e spezzarmi, ed invece avrebbe solo voluto aiutarmi a capire chi Io fossi realmente.

Risollevatami, continuai a fissare intensamente negli occhi di Lucifero; un rapido lampo di comprensione attraversò le sue iridi minacciose, addolcendone i tratti per pochi secondi.
Aveva compreso la rivelazione che liberò la mia mente offuscata.

-Libera Sebastian come pattuito. Sono dalla tua parte, Stella del Mattino.- Ciò che dissi non potè essere più veritiero di così e, per dimostrarlo, m'inginocchiai al suo cospetto.

Mi afferrò per i capelli in maniera brusca, trascinandomi in piedi col viso a due spanne dal suo.
-Un regnante non s'inginocchia mai.- Ringhiò sprezzante. -Prima lo impari, più tempo la tua anima resterà integra. I mostri che prima erano nella tua testa ora sono qui, sono reali, e non vedono l'ora di assaggiarti.-

-Mi proteggerai.- Sollevai maggiormente il capo, sfidandolo.

-Questa tua sicurezza è...- inspirò l'aria attorno a me, socchiudendo gli occhi per godere di quel momento, -inebriante.- Riportò il suo sguardo famelico su di me. -Nessuno tocca ciò che mi appartiene, è vero, ma dovrai imparare a proteggerti da sola. Non sarò il tuo cane da guardia e, per questo, ti sottoporrò a delle sfide. Se le supererai sarai degna di affiancarmi, altrimenti beh, il tuo posto sarà tra i dannati.- Disse sorridente, indicando con un veloce cenno il girone infernale sopra di noi.

Azazel - Lucifer's SonWhere stories live. Discover now