Capitolo cinquantaquattro.

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Passeggiai nervosamente per l'intero perimetro della stanza, cercando di rallentare il respiro ritmicamente angosciato.
La lunga attesa fu straziante, tanto da formulare l'ipotesi che Giuda si stesse prendendo un pizzico di divertimento nel torturarmi, facendomi arrovellare la testa con pensieri oscuri.

Ancor prima che bussasse, percepii la sua presenza, quasi come indossasse l'odore della paura che fino ad allora avevo solo potuto immaginare.

-So che sei lì; puoi entrare, è aperto.- Affermai con tono sicuro, tutto l'opposto di come in realtà mi sentivo in quel momento. La mia personalità timorosa stava venendo a galla, lottando con l'istinto di sopravvivenza che mi impediva di apparire come un agnellino agli occhi del demone.

Nel tempo trascorso alla tenuta avevo imparato a conoscere e fronteggiare Dimithryus ed Admoreth, conscia di quando e come rispondere, a seconda dei casi; con Giuda era tutt'altra storia: non sapevo nulla di lui, se non la sua cronistoria. Non conoscevo la sua personalità, i suoi punti deboli, ciò che lo irritava o ciò che avrebbe potuto fargli piacere. Poteva essere paragonabile ad un salto nel vuoto.

-Non ti si può nascondere nulla, non è così?- Ridacchiò avanzando a lente ma ponderose falcate nella stanza.

Accostò la porta, donando della privacy alla conversazione che avremmo intrattenuto di lì a poco.

-Credo che i convenevoli possano essere messi da parte.- Azzardai presuntuosamente. -Sai bene perché ti ho convocato.-

-Oh!- Esclamò divertito. -Lo so benissimo! Ma è sempre piacevole sentire un umano invocare il nostro aiuto. Non privarmi di questa sensazione!- Strinse il labbro inferiore fra i denti, attendendo la mia richiesta.

Sospirai, come a cercare la forza necessaria nell'aria che inalavo, sperando di essere abbastanza intraprendente per dare inizio alla mia fine.

-Ho bisogno del tuo aiuto, Giuda. È necessario che, quando sarà giunto il momento, tu conduca Dimithryus il più lontano possibile da me.- Seriosa lo fronteggiai, allontanando il pensiero di star tradendo colui che amavo.

-Il mio Signore ha già pensato a tutto, umana; davvero credevi si sarebbe comportato da sprovveduto?- Ringhiò come se avessi osato insultare la sua figura. -Non vi è niente che possa contro il suo volere; millenni e millenni di storia non ti hanno insegnato nulla?-

Rimasi compostamente impettita, ad un passo dal demone che, con occhi profondamente oscuri, mi metteva al corrente di quanto sarebbe avvenuto.

-Posso sapere come, e quando, il patto troverà svolgimento?- Sembrava stessimo contrattando per l'affitto di un monolocale e non della mia anima, della mia vita.

-Avrai risposta a tempo debito. Ora, se Milady vuole scusarmi, ho una festa a cui prendere parte.- Fece per andarsene quando con rabbia, dovuta al suo silenzio riguardo la situazione, lo provocai arrestandone la camminata.

-Ti ha promesso che diventerai la sua spalla, non è così? Ti ha imbottito di lusinghe e giuramenti che non manterrà, lo sai vero? È il più grande ed enorme bugiardo, menzognere, ed abbindolatore scaltro ed astuto della storia e tu gli credi! Sei davvero così stupido come vieni descritto nella bibbia?- Probabilmente il mio sfogo apparve fuori luogo ma pensai che, giocare sul suo ego in maniera tanto pungente, avrebbe tirato fuori la verità, magari si sarebbe lasciato sfuggire qualcosa. Era uno dei demoni maggiori: nulla gli avrebbe impedito di prendere al volo l'occasione per sfoggiare la sua natura.

Azazel - Lucifer's SonWhere stories live. Discover now