Capitolo trentatre.

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Non contai le volte in cui lasciai cadere quelle palline sul pavimento, ritenendolo alla fine un possibile metodo di tortura. Le mie braccia erano doloranti e, la mia mente stanca, aveva smesso di apprendere nozioni da un pezzo; il sole risplendeva alto nel cielo, illuminando a giorno l'ampia sala, segno che l'ora di punta era passata da poco.

- Sei un disastro Jolie! E siamo ancora all'inizio. Perlomeno hai imparato che durante i pasti i gomiti non vanno poggiati sulla tavolata.-  Mi scherní.

Ero stufa, non che non avessi provato a fuggire in quei giorni, ma quella era una prigione a prova di bomba: nessuno entrava o usciva senza consenso, i telefoni erano inesistenti e tantomeno vi erano piccioni addestrati per l'invio di lettere. Le serrature della porta principale erano dei sigilli poco fattibili per chi non ci avesse avuto a che fare almeno una volta, ed io ero fregata.
Le ore successive furono spese nella preparazione dell'evento che si sarebbe dovuto tenere l'ultimo giorno di Febbraio, ovviamente bisestile, e momento in cui la luna piena avrebbe rischiarato quella notte di festa per tutti i partecipanti, tranne che per me. Io avrei semplicemente bevuto, brindando alla mia ennesima  settimana di prigionia.
Dimithryus lasciò che io annegassi da sola in quel mucchio di scartoffie, sparpagliate sul tavolo dell'ampia sala da pranzo, concedendomi il via libera sulla scelta dell'arredamento della tenuta e sul cibo da servire agli ospiti: dunque ero sola. Non che il suo volesse essere un premio od una gentilezza nei miei confronti, piuttosto si era semplicemente liberato del lavoro sporco, scaricandolo su di me. Admoreth era sparito con quella Hannette, che sembrava spassarsela periodicamente con entrambi ed io ero sola, in assoluto silenzio, ad arrovellarmi il cervello su che colore avrei potuto utilizzare per il solenne giorno. Sul serio, chi diamine cambierebbe i tendaggi per una stupida festa? Era inconcepibile ed io ero esausta.  La testa ciondoloni poggiata sul palmo della mano mi rilassò facendomi socchiudere le palpebre, e mi dissi che donarmi solo cinque minuti di quel tanto agognato riposo non avrebbe fatto altro che giovare al lavoro, successivamente.

-Credo che il borgogna andrà benissimo.- Sussurrò Dimithryus al mio orecchio facendomi sobbalzare. Portai una mano al petto, cercando di alleggerire la pressione dovuta allo spavento, rendendomi conto della sua vicinanza solo quando tentai di girarmi nella sua direzione e trovandolo a due spanne dal mio viso, con un sorriso sornione dipinto sul volto.

-Credo sia sopravvalutato.- Mi stropicciai gli occhi, cercando di donarmi un po' di contegno. -Avrei optato per il glicine.- Affermai, indicando la tonalità sulla grande scala di colori posta davanti a me, e da cui non staccai lo sguardo per timore che la distanza tra i nostri corpi potesse essere ulteriore.

Era un colore orribile, ma ero stata colta di sorpresa e dovetti improvvisare.
Il suo respiro era freddo a contatto con la pelle bruciante delle mie guance perchè, dannazione, eravamo nel ventunesimo secolo ed io ero una delle poche superstiti che arrossivano ancora, per cose cosí effimere poi.
Afferrò il mio dito, ancora puntato sul quadratino colorato, per spostarlo altrove. Borgogna.

-Ho detto che questo andrà benissimo.- Disse soave, allontanandosi poi da me.

Mi voltai facendo perno sulla sedia, trovandolo in una delle sue solite mise di pelle nera ed i capelli freschi di doccia.

-A che punto siamo con i preparativi?- Domandó incrociando un piede davanti all'altro incurantemente.

-Credo di aver sistemato tutto, apparte i colori. Bisognerà semplicemente chiamare i fornitori; gli atleti sono già disponibili come da te richiesto: contorsionisti, mangiafuoco e mangiaspade, questi ultimi però hanno chiesto un incentivo.- Affermai con tono professionale.

-Che sarebbe?-  Incrociò le braccia al petto, segno che questa richiesta lo aveva indispettito e non poco; ovviamente era abituato ad ottenere tutto e subito.

Roteai gli occhi davanti alla sua ostentata ed odiosa superiorità.

-Che le loro spade possano essere lucidate e affilate a tue spese; dicono che il loro guadagno sarebbe altrimenti bruciato dal costo di manutenzione. Non so altro, è stata Snow a parlare con loro dato che a me è proibito avere contatti con chiunque.- Finisi sarcastico interesse, provocando in lui una risata gutturale.

-Ho capito l'antifona, le parlerò, chiamerà lei l'affilatore. Tu sei libera ora.- 

Sospirai sollevata, sgranchendo i muscoli intorpiditi e lasciandomi scappare uno sbadiglio rumoroso. Riaperti gli occhi ritrovai la figura di Dimithryus a pochi passi da me e la cosa avvenne in una frazione di secondo.

-Come hai fatto?- Domandai sbalordita a pochi centimetri dal suo viso.

- Lascia un po' di riposo a quella testolina sempre in movimento, non porre domande a cui già sai che non otterrai risposta.-

Si allungò su di me e per un momento, un solo ed interminabile momento in cui il suo profumo mi colpí tormentandomi i sensi, rimasi impietrita. Afferrò la penna abbandonata sul tavolo alle mie spalle e, con un sorriso civettuolo, si allontanò mordicchiandone il tappo e salutandomi con un cenno della mano.
Rimasi interdetta e rilasciai quel respiro spezzato che trattenni per trenta secondi buoni.
Con ancora il cuore furente mi avviai lungo il corridoio del piano superiore, soffermandomi un momento sul ciglio della stanza di D; il suo odore era celato dietro quella porta incisa da quei marchi tanto strani e, come se quell'aroma avesse vita propria, cercava di sfuggire da ogni spiffero possibile per raggiungere il mio senso più acuto. Carezzai i vari simboli, premendo l'indice dove gli intarsi erano più profondi e taglienti, finché non ne raggiunsi uno in particolare che ricordai di aver visto altrove.

"Arrivammo davanti un'enorme porta in legno levigato, piena di intagli che riconobbi essere simboli esoterici di protezione e parole scritte in alfabeto enochiano, la lingua degli angeli. Allungai la mano verso il simbolo che mi colpì maggiormente: due piccoli triangoli privi di base, sovrapposti, le cui punte erano rispettivamente puntate una verso nord e l'altra verso sud; il centro di questo disegno era diviso da una linea orizzontale che lo attraversava da parte a parte. Ogni singolo segmento di quel marchio terminava con un piccolissimo cerchio perfetto; non ne fui del tutto certa ma credetti di averlo giá incontrato.
-È il sigillo di Azazel.- Disse staccandosi dalla mia presa.
-Azazel?- Domandai.
-Uno dei quattro grandi signori del potere nel regno degli Inferi.- Aprí la porta, dandomi precedenza nell' entrare ed accese la luce.
-Non mi pare di avertelo sentito nominare durante le lezioni, eppure abbiamo affrontato l'argomento.- 
-Troppo complicato. C'è dietro una lunga storia.- Mi accompagnò delicatamente oltre la soglia poggiando una mano sulla parte bassa della mia schiena.";   
" Portai le mani sulle sue nel tentativo di liberarmi, spostando nervosamente lo sguardo dai suoi occhi alla sua presa; la vista mi si annebbiò e notai sul dorso della sua mano la prosecuzione di quel tatuaggio che invadeva metà del suo corpo: due triangoli, incastrati tra loro, senza base ed i cui vertici erano posti rispettivamente verso nord e verso sud, attraversati orizzontalmente da una linea retta. Avevo già visto quel disegno.
Mi sbattè contro la parete, provocando un tonfo sordo quando la mia testa cozzò contro il legno." 

I flashback si presentarono vividi davanti ai miei occhi, come se il susseguirsi di queste scene fossero avvenimenti appena accaduti, potenzialmente fu come  riviverli in quel preciso istante. Il mio sesto senso mi diceva che quel simbolo, in qualche modo centrasse qualcosa con me, con quello che mi stava accadendo, con tutta quella contorta situazione. Ero una stupida: avevo avuto sotto il naso, per tutto quel tempo, uno dei primi pezzi per iniziare quel puzzle di enigmi intricati, ed io ero stata li ad adempiere ai voleri del nemico per evitare di farmi ammazzare. Non sapevo in che modo, ma fui certa in cuor mio che scoprire di più su quel marchio mi avrebbe condotta verso la via della libertà. Avrei dovuto darmi da fare subito, il tempo a mia disposizione non sarebbe stato infinito.

Azazel - Lucifer's SonWhere stories live. Discover now