Capitolo 5

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"Ti svegli?" Sentii scuotermi prepotentemente la spalla.

"Devi svegliarti se non vuoi che Louis si mangi tutta la tua pizza." non avevo voglia ne di alzarmi ne di vedere qualcuno, ma la pizza è la pizza.

Quando la persona, a me sconosciuta, iniziò a farmi il solletico al collo mi tirai su di colpo, facendo scontrare le nostre teste.

"Porca troia" il ragazzo dai capelli ricci si toccò subito l'occhio, imprecando. Analizzai bene quella persona, che si verificò essere Harry.
"Oh mio dio perdonami, non volevo" appoggiai la mia mano sulla sua che adesso compriva il suo livido.

Lo vidi respirare più lentamente abbassando le mani di entrambi.

"Mi hai fatto male" mi ricordò.
"Non avresti dovuto farmi il solletico" mi giustificai. Alla fine non era stata colpa mia se
Sì, siera fatto male eda una parte ero stata io, ma se non mi avesse fatto il solletico io non lo avrei neanche sfiorato.

"Ti aspetto di là,i ragazzi staranno già mangiando" Indicò la porta per poi uscire, sbattendola.
Ero incazzato con me per qualcosa che non avevo fatto? Ottimo.

Mi sciacquai un po' il viso per sembrare meno rincoglionita ed andai in cucina.

Appena entrai ad accogliermi furono quattro diverse voci...esatto, ero da sola con cinque ragazzi in una casa in cui abitavo solo da un giorno.

Mentre mi misi a sedere controllai il cellulare, nuovamente. E ancora nessuna chiamata era nelle mie notifiche.

Sarei dovuta ritornare a Londra? Sì. io abitavo li. Io ero originaria dell' Italia, ma mi sono trasferita a Londra quando avevo 2 anni perché mio padre trovò lavoro laggiù.

Era un dottore, uno dei dottori più bravi d'Italia,per questo motivo lo avevano chiamato dall'Inghilterra.

Poi non so cosa successe e perché, ma la mia vita cambiò radicalmente.

"Claire? Ti senti bene?" Zayn schioccò le dita davanti al mio viso, ciò mi risvegliò dai miei ricordi, fortunatamente.

"Ei? Sei pallidissima" mi accarezzò il braccio Niall.
"Sono sempre pallida" gli risposi aprendo la scatola della mia pizza e prendendo le posate.

Ogni tanto mi perdevo nei miei pensieri, facendoli diventare, piano piano, monologhi interiori che non facevano per niente bene alla persona che ero riuscita a diventare.

"Lo sei più del solito" esclamò quest'ultimo.
Mi faceva piacere che si stesse preoccupando per me, ma non gli avrei raccontato cosa mi stesse divorando realmente.

Lo guardai, come per pregarlo di non insistere o sarei scoppiata a piangere davanti a tutti. Lui accarezzò l'ultima volta il mio braccio abbandonandolo lentamente, per poi continuare a mangiare e a parlare serenamente con i ragazzi.

Non riuscii a finire la mia pizza offrendola ai ragazzi, ovviamente accettarono senza esitare e se la divisore tutti e 5, visto che era più di metà.

Io ero una ragazza che amava il cibo, si notava anche dal mio aspetto fisico. Le mie gambe erano più grosse delle altre, essendo anche abbastanza bassa. Fortunatamente la mia pancia non era esageratamente grossa, ma non era neanche una tavola da surf.
Il mio seno era sempre stato nelle giuste dimensioni e ciò aveva i suo pregi ed i suoi difetti.

Non ho mai amato essere al centro dell'attenzione o vestirmi con abiti corti e per questo venivo identificata come la ragazza strana della città.

"Tu cosa ne pensi?" Mi chiese Liam.
"Scusate non stavo ascoltando" ammisi imbarazzata, iniziando a legare i miei capelli in una coda di cavallo.

Holmes ChapelWhere stories live. Discover now