Capitolo 44

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Arrivammo ad un fast food non molto lontano da casa accomodandoci al nostro tavolo in completo silenzio.

"È veramente un appuntamento?" Ruppi il ghiaccio prendendo in mano il menù che ci aveva appena portato il gentile cameriere.

"Non sono il tipo da appuntamenti." Disse duramente "siamo solo venuti a cenare" continuò non curandosi minimamente di cosa potessi provare.

Annuii alle sue parole trattenendo le lacrime che promettevano di uscire, inghiottii la saliva di troppo tappandomi la faccia con il menù.

Lessi attentamente, optando per un hamburger con bacon e formaggio, avrei sicuramente dovuto controllare il mio modo di mangiare, ma quando ero nervosa avevo sempre più appetito.

Rimasi in quella posizione anche se avevo già deciso cosa prendere. Vidi il suo dito appoggiarsi sul menù riuscendo ad abbassarlo per poter guardare la mia faccia.

Aprì bocca non facendo in tempo, però, a dire niente, dato che il cameriere di poco fa era, fortunatamente tornato per chiederci le ordinazioni.

Mi schiarii la voce non appena se ne andò, facendo calare tra di noi un'atmosfera di completo imbarazzo.

"Posso sapere che ti prende?" Sbuffò "te la sei presa per quello che ho detto? Te lo saresti dovuta aspettare Claire."
Ed era vero, lui non era il tipo da appuntamenti, non era il tipo da relazione e non era il tipo da esprimere le proprie emozioni...sensazioni.

"Assolutamente no." Mi feci coraggio, tirando fuori la finta strafottente che era in me poiché, quando si parlava di recitare, ero una delle migliori "Non mi aspetto un bel niente da te." La sua mascella si serrò, proprio come la mia e incrociammo, in contemporanea, le braccia al petto.

"Ottimo, non vorrei che tu ci rimanessi male." Assottigliò gli occhi, lasciandomi uno sguardo di pura sfida.
"Da quando in qua ti preoccupi di come sto?" Posizionai le braccia sul tavolo, tenendo sempre ben alta la mia testa.

"Non mi preoccupo di come stai, non vorrei che tu facessi una scenata davanti a tutti." Seguì i miei movimenti.

"Vuoi continuare a lanciarmi sfide con gli occhi e a rispondermi a tono? Perché sinceramente a me è passata la voglia." Sorrisi vincente per poi vederlo sospirare.
"Puoi anche alzarti e andare via." Mi lasciò di stucco a causa del tono sicuro che aveva appena usato.

"Vai via." Disse a denti stretti non lasciando mai il mio sguardo.
Respirai profondamente prendendo il mio zainetto e alzandomi da quella benedetta sedia.
Non mi guardai neanche indietro, ero infuriata con lui.

Perché doveva fare sempre l' orgoglioso?

Forzai un sorriso al cameriere che mi stava guardando curioso e dispiaciuto allo stesso tempo.
Aprii la porta di quel maledetto posto e uscii, dirigendo verso una meta non ben precisa.

La mia camminata era sicura e sicuramente le persone notarono il mio nervosismo, lanciandomi occhiate di tanto in tanto.

Ero sola, di nuovo, in un posto sconosciuto.
Mi guardai attorno. C'era solo un bar aperto, non del tutto accogliente e qualche abitazione. Per il resto le strade erano vuote e silenziose, cosa molto strana per una città con Liverpool, soprattutto in questo periodo.

Sbuffai maledicendomi in tutte le lingue, mi sarei voluta picchiare da sola.

Mi ero fatta prendere dalla rabbia e mi sarei dovuta aspettare che non avrebbe avuto la faccia tosta di seguirmi e fermarmi.
Sbuffai di nuovo guardandomi attorno alla ricerca di qualche punto di ritrovo o roba del genere.

Controllai il mio cellulare che, ovviamente, segnava che non ci fosse linea.
Girovagai per strade vuote e piene, meravigliandomi di quanti aspetti nascosti avesse questa città.

Holmes ChapelOù les histoires vivent. Découvrez maintenant