"there was no 'you' in that moment"

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Jimin's P.O.V
Gennaio 2018 - Busan.

Era vero: avevo tentato il suicidio.

Non capivo perché in quel momento fossi diventato anch'io un caso clinico e perché fossi obbligato a sottopormi a regolari sedute con un psicologo. Non credo di essere stato l'unica persona al mondo ad aver anche solo pensato di togliermi la vita, ma comunque non lo avevo fatto. Non avevo avuto il coraggio di compiere un atto così estremo, quell'ultimo passo e lasciarmi tutto alle spalle, anche se questo poteva portare fine alle mie sofferenze.

Lo strizzacervelli, almeno così mi piaceva appellarlo, non lo sopportavo proprio, sopratutto odiavo quei suoi occhialini dalla montatura quasi inesistente, che gli scivolavano spesso dal naso aquilino e che lui sistematicamente risistemava con l'indice calloso. Aveva più o meno trent'anni e si credeva un uomo "vissuto" e aveva sempre questo sguardo di superiorità stampato in faccia, mentre annotava meticolosamente con la sua calligrafia gallinacea ogni parola che io sproloquiavo. Il dottor Fang aveva sempre la cattiva abitudine di giudicarmi con lo sguardo, di alzare le sopracciglia con sorpresa e grattarsi quella barba ispida ed incolta.

Ogni volta io blateravo a caso, solo per compiacere quel dottorino e permettergli di scrivere qualcosa nel suo adorato quadernino dalla rilegatura di cuoio scuro. Il genio in questione aveva ipotizzato che soffrissi di trauma psicologico a causa della perdita prematura di mio padre e tante altre parole dal nome impronunciabile ed impossibile da ricordare. Mi aveva consigliato anche di prendere dei medicinali per "tranquillizzarmi", ma io mi ero subito opposto a tali cure: avevo già visto che effetti avevano gli psicofarmaci su mia madre e, sinceramente, non avevo bisogno di inibire ulteriormente il mio corpo.

L'unica cosa che il dottor Fang sosteneva di giusto, è che non dovessi assolutamente abbandonare la danza, altrimenti sarei caduto veramente in depressione. Ogni qual volta se ne usciva con una delle sue diagnosi o consigli, avrei volentieri voluto urlargli in faccio "Ma va? Non l'avrei mai detto!" con il tono più sarcastico che sarei riuscito ad emettere. Era veramente un ciarlatano e rovinava l'albo della sua categoria professionale, ma di certo questo non era un mio problema.

Per cui la mia vita ora si destreggiava tra lo studio di danza, accudire mia madre, due visite a settimana con lo strizzacervelli e qualche uscita con Seul-Gi, l'unica amica sincera che avevo. Lei era diventata la mia unica confidente e ormai mia madre pensava che ci stessimo "frequentando", cosa che io non avevo mai smentito solo per permettermi di non aver il fiato sul collo.

La danza rimaneva il centro della mia vita, la mia unica soddisfazione e finalmente stavo quasi per concludere il mio percorso di formazione. Mi era stata anche offerta una borsa di studio per andare a studiare all'estero, ma non ero certo se accettare oppure no. Mia madre era all'oscuro di tutto, a lei bastava immaginare che io stessi uscendo con una ragazza per non dare troppo di matto e mantenere l'equilibrio giornaliero, che con tanta fatica aveva guadagnato. 

E, detto tra noi, chi ero io per distruggerlo?

[...]
8 gennaio 2018, ore 15:35. Busan. - Gwangan-dong

Uscii dallo studio di danza quando ormai il sole era già quasi del tutto tramontato ed il cielo era terso di arancione, giallo e rosa salmone. Faceva molto freddo, così mi avvolsi la sciarpa più stretta attorno alle guance congelate e sistemai meglio sulla spalla la tracolla del mio borsone. Salutai in fretta i miei compagni di danza e mi avviai verso il cancello d'ingresso, infilando le mie mani gelate nelle tasche del giubbotto. Tra circa una decina di minuti sarebbe passato l'autobus che mi avrebbe riportato a casa, al calduccio. Così aumentai il passo, cercando di non scivolare a causa del marciapiede ghiacciato e dei residui della neve quasi sciolta.

Shameless ~Jikook [completa].Onde histórias criam vida. Descubra agora