Capitolo 10- La verità...

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-Io..io ho trovato questa foto.-disse Emma.
Gliela mostrò porgendogliela nella mano,la zia la prese e la guardò.
-Sono io non è vero?-disse Emma con le lacrime che le rigavano la guancia.
-Si Emma,sei tu.-disse la zia calma.
-Dove mi trovavo?-disse Emma.
-Nella tua vecchia casa,dove sei nata. Vieni sediamoci sul divano,così parliamo un po'.-disse la zia.
Emma si alzò piano chiuse la vetrinetta alle sue spalle,si diresse verso il divano e si sedette accanto la zia.
-Zia,dove sono nata?-disse Emma.
-Sei nata a Londra,questa nella foto era la tua casa.-disse la zia.
-Perché non me lo hai mai detto?-disse Emma.
-Beh,ho pensato che te ne volessi andare via,una volta saputo tutto ciò.-disse la zia.
-I miei genitori sono morti lì?-disse Emma.
-Si,sono morti lì,a Londra...se ti stai chiedendo come,e sono sicura di si,sono morti in un incidente.-disse la zia.
Le lacrime di Emma aumentarono,non parlava nemmeno. La zia l'abbracciò forte,Emma la guardò.
-Non te l'ho mai detto perché non volevo farti male.-disse la zia.
-Vai avanti ti prego,dimmi altro.-disse Emma.
-Quella notte tuo padre e tua madre stavano andando ad un convegno molto importante. Quindi ti portarono da me perché anche io abitavo a Londra. Sarebbero tornati in tarda notte ma è ovvio che non tornarono. Erano in autostrada,un tir si avvicinava a loro sempre di più,tuo padre provò a suonare il clacson ma non funzionava,o almeno questo è quello che ricostruì la scientifica. L'uomo,che guidava il tir non li vide,così li travolse,schiacciandoli,morirono sul colpo. Tu avevi solo un anno,io e tu zio dopo tante prove ottennemmo il tuo affido,dato che i tuoi nonni non ti vollero. Volevano portarti in una casa famiglia. Erano troppo anziani per curarti.-disse la zia.
-Sono morti?-disse Emma.
-Si...13 anni fà.-disse la zia.
Emma piangeva a dirotto. Perché proprio a lei tutto questo? Non sapeva che fare guardava per terra e dilagava di lacrime,voleva urlare. Tutto era andato in frantumi per colpa di uno stupido clacson!
Abbracciò la zia,ella ricambiò. Smise di piangere non serviva a niente. Aveva solo un pensiero: Oliver. Doveva sfogarsi con lui.
-Ehi,tranquilla va tutto bene,loro sono sempre con noi.-disse la zia.
Emma gli fece cenno di sì con la testa.
-Salgo in camera mia. Posso tenere la foto?-disse Emma.
-Certo tesoro.-disse la zia.
Emma salì le scale e andò in camera sua,chiamò subito Oliver.
-Ehi bellissima.-disse Oliver.
Lei a sentire la sua voce pianse di nuovo.
-Ciao tesoro,possiamo vederci?-disse Emma.
-Si,certo. Cos'hai?-disse Oliver.
-Ti spiego dopo...-disse Emma.
-Arrivo tra 5 minuti.-disse Oliver.
Emma si asciugò il viso e si mise il giubbotto.
Oliver arrivò,suonò e la zia aprì.
Emma lo sentì e scese immediatamente.
-Oliver stai attento alla mia bambina.-disse la zia.
-Stia pure tranquilla.-disse Oliver.
Emma fece un mezzo sorriso.
Uscirono da casa e salirono in macchina ed Oliver partì.
-Che è successo piccola?-disse Oliver.
Emma raccontò tutto ad Oliver,lui si accostò e si fermò. L'abbracciò forte.
-È orribile tutto questo piccola mia,ci sono io qui con te.-disse Oliver.
-Grazie di tutto.-disse Emma.
-Ti porto in un posto.-disse Oliver.
-Dove?-disse Emma.
-Lo vedrai.-disse Oliver.
Arrivarono e la portò a prendere un gelato,si anche se era fine aprile,perché era una cosa che la rendeva felice.
Finirono di mangiare il gelato Emma ne fu molto felice,lui la faceva ridere e lei per un attimo aveva dimenticato tutto...

Un Ricordo Sbiadito.Where stories live. Discover now