Capitolo 13-Il centro per persone speciali...

63 7 2
                                    

La zia corse subito incontro a lei e si accasciò al suo fianco.
-L'ho fatto per te Emma! L'ho fatto per te!-
Il professor Edward la alzò e la accompagnò a sedersi. L'uomo che aveva fatto la puntura ad Emma,la prese e la poggiò sul divano. Poi prese una barella e la mise lì sopra. Con l'aiuto del professore la trasportarono nel loro furgoncino lì fuori. La zia li seguiva passo per passo piangendo,ma una volta arrivata al furgoncino gli dissero che non poteva seguirli.
-Perché non posso venire?-disse la zia.
-Ci dispiace,ma forse prima dovrebbe imparare a leggere i contratti che firma.-disse il professore.
-Quando potrò vederla?-disse la zia.
-Oh beh,verranno a prenderla in alcuni giorni della settimana ad un ora prestabilita da noi, e sarà bendata durante il tragitto.-disse il professore.
-Ma quella è mia nipote! Io le voglio bene è una figlia per me-disse la zia.
-Si signora,capisco bene il suo dolore ma gliel'ho detto: deve imparare a leggere prima di firmare un contratto. Arrivederci.-disse il professore chiudendo la portiera del furgoncino.
Partirono immediatamente e la zia rimase lì,spiazzata. Perché non aveva letto il contratto? Cosa avrebbero fatto ad Emma?

                                         · · ·
-Emma! Emma!-
Emma sentiva urlare il suo nome da un uomo ma era come se fosse impotente di svegliarsi. Non riusciva ad aprire gli occhi,a parlare o a muoversi.
-Forse è meglio usare questa-
<Splash>
Emma sentì l'acqua fredda ghiacciargli il viso. Ora che stava riprendendo i sensi, si accorse che era tutto freddo lì. Una luce bianca puntata su di lei non le dava modo di guardare,così aprì gli occhi piano piano; in modo da abituarsi a quella luce abbagliante.
-Forse si sta svegliando-
-Dove..dove sono?-disse Emma con gli occhi offuscati e la voce bassa.
-Buonasera Emma,ti trovi nel mio centro per persone speciali.-disse il professore.
Persone speciali un cazzo! Pensò Emma.
-Cosa volete farmi?-disse Emma cercando di alzare le braccia. Un attimo...adesso ci vedeva! È in un letto ha le braccia attaccate ed anche i piedi. Ecco spiegato perché non poteva muoversi.
-Sta calma Emma,se farai la brava ti liberiamo braccia e gambe.-disse il professore.
Che cazzo di pallone gonfiato! Pensò Emma.
-Sto calma-disse Emma.
-Ok liberatela-disse il professore.
-Vieni verso di me sediamoci qui.-
Emma guardava l'ambiente in torno a sé: mura bianche e tristi,pavimento bianco,scrivania e sedia neri,un lettino bianco e altri 2 uomini che la fissavano.
Emma si sedette.
-Allora Emma,cosa ti tormenta?-disse il professore.
Emma non parlò e non aveva intenzione di farlo.
-Senti,se non parli dovrò chiuderti nella stanza e farti delle sedute dolorose.-disse il professore.
Ad Emma non importava niente,tanto ormai era lì dentro e non sarebbe uscita,e le sedute gliele avrebbero fatte lo stesso. Così non parlò.
-Ok portatela nella sua camera blindata 913 e chiudetela lì forse solo così parlerà-disse il professore.
Presero Emma per un braccio e la portarono in questa camera. Lungo il corridoio Emma vide stanze fatte di vetro,dove i pazienti prendevano la rincorsa per romperli con la testa,ma non succedeva nulla,perdevano solo sangue. Dunque doveva essere un vetro molto resistente: forse,anti-proiettile.
C'erano stanze addirittura con le sbarre come in prigione,la differenza è che se tocchi le sbarre ti prendi una bella scarica elettrica.Emma vide un uomo prendersene una.Poi è più grande ed hanno cibo,letto ed un bagno completo.
Arrivarono nella camera blindata 913. Fatta solo di mura,fredda,con solo una piccola apertura nel tetto di 3 sbarre. Un gabinetto,un letto ed alcuni giornali.
La porta era appunto blindata,serviva una chiave abbastanza strana per aprirla,aveva giusto uno spazio per passare il cibo,lungo 10 cm alto 5.
Emma la guardò con disgusto,entrò e la chiusero lì. Avrebbe preferito di gran lunga la stanza di vetro.



Un Ricordo Sbiadito.Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt