Capitolo 35-La lettera.

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Oliver la guardava a bocca aperta,stavano cercando la verità da 1 anno e adesso era proprio lì,Emma da 19 anni.
-Dov'è di preciso?-disse Oliver.
-Beh non lo so,ma è qui. Parcheggia che la cerchiamo.-disse Emma.
Lei scese dalla macchina ed Oliver parcheggiava.
Emma aveva la chiave con sé al collo,come sempre. Era pronta ad aprire ciò che doveva essere aperto.
C'erano stradine che portavano in diversi posti...Emma sentiva come una sensazione,così cominciò a camminare lungo un portico.
-Emma aspetta!-disse Oliver correndo.
Emma sembrava non sentirlo,camminava lungo questo portico toccando il muro con la mano.
Oliver la raggiunse,aveva il fiatone. Si mise al suo fianco e camminavano.
Emma sentiva nella sua testa sé stessa piangere; più si avvicinava più intense e forti erano le emozioni.
Si fermarono. Il portico portava ad una villa,ormai in rovina,bruciata e con un giardino. Emma in quel momento ricordò il fuoco,ed i pompieri che facevano di tutto per spegnerlo.
-È questa Emma?-disse Oliver.
Emma lo guardò. Estrasse dalla borsa la foto,quella foto che aveva preso alla zia. Cominciò a piangere,era quella la casa,era uguale alla foto.
Emma annuì piangendo.
Oliver l'abbracciò.
-Voglio entrare Oliver.-disse Emma.
-Va bene.-disse Oliver.
Arrivarono al portone di casa,era bruciato anche quello,c'era una tabella con su scritto "Casa Wilson".
Oliver le fece cenno di guardare,Emma piangeva ancora di più. Ormai erano sicuri,era quella la casa.
Oliver diede un calcio alla porta che si aprì,entrò prima lui per accertarsi che andasse tutto bene poi entrò lei.
Era tutto logoro e bruciato,la prima cosa che videro era quello che una volta doveva essere il salone.
Emma toccò poi,il piano forte e all'istante ricordò di quando suo padre suonava il piano con lei in braccio.
-Qui stavo sempre con mio padre.-disse Emma.
Oliver si girò e vide che piangeva molto.
-Se non te la senti poss...-disse Oliver.
-Assolutamente no.-Emma non lo lasciò finire di parlare.
Continuarono a camminare e entrarono in quella era una sala da pranzo. Emma toccò il tavolo e si ricordò quando sua madre faceva l'aeroplanino per imboccarla.
Camminarono ancora,c'erano delle scale.
-Amore non credo sia il caso di salire potrebbero cadere al peso.-disse Oliver.
-Invece saliremo,Oliver sento che è da questa parte.-disse Emma.
-Cosa?-disse Oliver.
-La mia stanza.-disse Emma.
-Ok salgo prima io.-disse Oliver.
Emma annuì.
Salì le scale piano ed arrivò in cima senza problemi,poi riscese per far salire Emma.
Arrivarono in cima tutti e due sani e salvi.
Arrivarono in una stanza matrimoniale,Emma vide delle foto mezze bruciate aprendo i cassetti erano sua madre e suo padre. Non li aveva mai visti prima,sua madre era uguale a lei,suo padre era un uomo bello alto,biondo ed occhi azzurri.
Prese tutte le foto che c'erano con sé.
Poi uscirono da lì e videro una stanzetta.
Entrarono e c'era una foto di lei da piccola,era la sua camera.
Cominciò a cercare e ad aprire tutti i cassetti e sportelli. Trovò un album di foto di lei e i suoi genitori. Lo sfogliò tutto,era davvero felice con loro. Continuò a cercare e stava quasi per inciampare. C'era una mattonella sollevata.
-Emma attenta!-urlò Oliver correndo da lei.
-Proviamo ad alzarla.-disse Oliver.
La alzarono e c'era un cofanetto. Non era logoro ne bruciato. Era d'oro puro c'era un'incisione: "A te cara nipote,Emma."
Emma guardò Oliver.
-Aprilo Emma,usa la chiave.-disse Oliver.
Emma annuì.
Infilò la chiave,la girò due volte e il cofanetto d'oro si aprì. Restò scioccata alla vista di ciò che c'era dentro.
Era una lettera,lasciata da suo zio per lei.
Emma iniziò a leggere.
"Cara Emma se stai leggendo questa lettera,vuol dire che è andato tutto bene,sono riuscito a portarti qui. Sarò sicuramente già morto e tu sarai adulta. Sappi che veglierò per sempre su di te e che starò al tuo fianco anche se non mi vedrai. Questa è la tua vecchia casa dove hai vissuto con i tuoi amati genitori. Sono sicuro che quella vipera di tua zia non ti ha detto come sono andate realmente le cose,è per questo che sono qui oggi a scriverle. Io e tua zia non potevamo avere figli,in quanto lei avesse dei problemi,io mi rassegnai ma lei no. Quando tua madre era incinta di te eravamo tutti contenti; poi nascesti,tua zia si affezionò molto a te a tal punto che voleva crescerti lei,ma ovviamente tu avevi dei genitori. Così una notte di agosto,tua zia uscì di casa e si diresse qui,i tuoi genitori dormivano,così lei entrò di soppiatto e cominciò a spargere benzina ovunque,tu eri lì,così piccola e indifesa dentro la tua culla,lei ti prese e ti sedette sul giardino poi diede fuoco alla casa. Tu rimanesti illesa eri fuori,ma loro morirono bruciati,i pompieri arrivarono tardi dato che la villa è isolata e nessuno poteva avvertirli. Quando arrivarono ti presero e volevano portarti in casa famiglia,ma dato che tua zia voleva figli,ti adottò lei. Pensavo fosse addolorata ma solo dopo che ottenne l'adozione mi raccontò tutto. Io volevo denunciarla ma lei minacciava di ucciderti,così io la lasciai e andai di nascosto dai carabinieri,poi lei mi scoprì,così scappai e mi nascosi qui. Da quel giorno non ti vidi più. Adesso sono qui,e sono certo che se mi troverà mi ucciderà. Stai attenta mia bambina,spero che un giorno leggerai tutto questo. Ti voglio bene. Firmato zio Alberto."

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