CAPITOLO 9: La Cosa Più Bella Del Mondo

7.3K 537 132
                                    

Parcheggio la Vespa dall'altro lato del viale principale, a circa cento metri dall'hotel stellato, con un cocente desiderio di vomitare.

"Oddio, e non posso nemmeno sgattare sul casco di riserva, lo devo dare a lui!"

Sono così agitata che, per poco, non mettevo sotto le ruote una quindicina di pedoni, pronti per la movida versiliese.

E sì, mi avrebbero sicuramente denunciato per omissione di soccorso: perché avrei tirato dritto, senza guardami indietro.
Come una pluriomicida psicopatica e senza scrupoli.
E cotta come una zucchina grigliata, aggiungo, col batticuore a mille.

Respiro a fondo, scendo dallo scooter.
Mi do una rapida sistemata, ansimando come una chihuahua isterico. Fortunatamente, Mirko ha pensato al mio makeup con una cura maniacale, decisamente perfetta.

E dire che mi intendo di trucchi come Nonna Frida è avvezza alla castità; ma il genio Bartolini mi ha fatto un restyling stupendo, usando i prodotti che solitamente riserva alle salme delle pompe funebri di famiglia.

«Così, se sudi come un suino alle Maldive, non ti cola niente... il waterproof ci fa una pippa, a noi!» aveva esclamato, ammirando la sua opera d'arte.

"Respira, Sel, respira..." mi ordino.

Fisso le ballerine che calzo ai piedi, inizio a stropicciare il vestitino rosso corallo che Noemi mi ha prestato, considerando che la cosa più femminile nel mio armadio sono gli assorbenti interni.

E sì, mi ha passato pure una culotte color carne, schifando clamorosamente le mie mutandone in stile day hospital.

«Sono le 22.30...» sussurro, dopo aver riposto il telefono nella borsa a tracolla.
Giocherello un po' con collana, trattengo il fiato.

"È arrivato il momento, ci siamo..."

Inizio la mia marcia, incerta, mantenendo la testa bassa.

Il lungomare di Viareggio è incasinatissimo: scorgo lunghe file di macchine, la folla che cammina in passeggiata, le luci accecati dei locali stracolmi di clienti.

Ma non sento niente: né il caos, né i clacson delle auto imbottigliate nel traffico, né la musica latina sparata dalle casse dei caffè.

Perché, l'unica cosa che svolazza nella mia mente, è solo il suono soave del mio nome pronunciato dalle sue labbra da galera.

Sono così in ansia per l'appuntamento con Sergej che, senza rendermene conto, mi schianto contro la schiena umida di un signore corpulento.

«Ma guarda dove cammini, scema!» borbotta, con accento fiorentino.

«E te pensa a perdere due etti, che occupi tutta la carreggiata, trippone!» lo fulmino.

Spalanco le ciglia.
Perché mi accorgo che mi trovo davanti al signor Tozzi, ombrellone 21, fila 3.
Lui, in compagnia della Tozza e della balenottera azzurra.

«Ah, la lesbica!» Filippo il grassone mi indica, ridendo. «Stai cercando quegli stupidi granchi?» il suo naso da porco vibra.

«No, ero a caccia di cetacei e ne ho appena trovato uno, pidocchio!» strizzo le palpebre.

Ma l'ennesimo insulto del puello lardosus si perde nell'aria; perché, adesso, ho altri problemi a cui pensare.

"Merda!"

Con sgomento, mi rendo conto che tutta l'area del Principe di Piemonte è sigillata da una barriera inespugnabile, composta da transenne e camionette della polizia.
Pure dell'esercito.

COLPO DI STATO Onde histórias criam vida. Descubra agora