CAPITOLO 19: Per Sempre

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"Perché?... Perché mi hai fatto questo?..."

Lo fisso, senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso.

Il silenzio spettrale che aleggia nella mia stanza è intenso, così forte da farmi sentire i battiti impazziti del mio cuore.

Ed il suo. Perché, non so come, io riesco a sentirlo.
Come se il suo cuore fosse uguale al mio.

Sergej rimane fermo, mi ammira, in attesa.
Avverto il suo respiro in tensione, sotto il completo Armani; l'unico movimento impercettibile del suo corpo è quel leggero sfregamento che, col pollice, accarezza l'anello d'oro di sua madre.

E, nell'unico mio barlume di lucidità in questo momento, mi accorgo che sto facendo la stessa cosa, lo stesso gesto: stringo nel pugno la collana dei miei genitori.

Ma una sola domanda riecheggia dentro di me mentre lui, assorto, segue la scia dell'ennesima lacrima lungo il mio viso.

"Perché mi hai fatto questo?... Perché?..."

Sono immobilizzata.
Mi sento impotente.
Sto male.

Non so come mi devo comportare, cosa posso fare, cosa devo dire: perché, ed ora me ne rendo conto, di fronte a me trovo un uomo diverso, lontano anni luce dalla mia vita, dai miei pensieri, da me stessa.

E ciò mi uccide, mi devasta.
Perché provo un sentimento così distante da ciò che siamo.
Perché...

"Io ti odio... ti odio..."

Ci sfidiamo con lo sguardo, senza dire una parola.
Ma non abbiamo bisogno della voce, bastano i nostri occhi.

"È il Presidente della Russia... é l'uomo più potente del mondo..."

Mi sento persa.

E questo stesso senso di smarrimento lo stanno provando anche tutti gli altri... insieme, nello stesso istante, allo stesso modo.

Libera è impietrita come una statua greca: ha ancora la bocca spalancata dallo stupore e osserva il Capo di Stato russo come se fosse una presenza ultraterrena, come se fosse un miraggio.

Non ci crede nemmeno lei.
Esattamente come me.

E lo shock scatenato dall'ingresso a sorpresa di Volkov, non ha travolto solo noi; Gora, nonostante i due metri di pelle nera che manco una pantera della foresta, pare irreversibilmente pallido, forse dallo stupore è scolorito di colpo che la candeggina può solo accompagnare; Noemi e Mirko, nonostante già sapessero della mia tresca presidenziale, sono attoniti, con le palpebre sgranate, riproponendo in chiave moderna l'urlo di Munch; e anche Nonno Ugo è totalmente bloccato... e no, non a causa del colpo della strega.

Silenzio.

Pure Boris ed Ivan, alle spalle del loro boss, non emettono alcun suono.

"Perché?... Voglio solo sapere perché? Perché a me?..."

Avverto altri rumori, segno di altre persone dentro il ranch; ed un baccano di auto e frasi sconnesse oltre il nostro giardino.
Mi pare di udire gli scatti delle macchine fotografiche dei giornalisti.

Sospiro, forse avevo trattenuto il fiato per tutto il tempo.
Serro le mascelle, provo dolore.
Una lama velenosa che mi spinge, sadica, sul mio petto.

"Chi sei?... Perché mi hai fatto questo?..."

La mia camera da letto, con i suoi stemmi di Greenpeace e la gigantografia di Freddie Mercury sopra la scrivania, è diventata una gabbia claustrofobica.

Il sole, oltre la finestra spalancata, ha appena cessato di esistere.
Fuori, come se fosse destino, c'è solo nero.

Come dentro di me, come di fronte a me.

COLPO DI STATO Where stories live. Discover now