CAPITOLO 24: Immenso Come Il Sole

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"Sel, calmati... stai calma, Selvaggina. Dammi retta, relax... tanto, cioè, sì, come dire... perché dovresti essere nervosa come un maiale alla sagra della porchetta, eh?! Come una quaglia che non salta?! Come una capra di fronte a Sgarbi?! Sel, suvvia, ma che sarà mai... sei solo rinchiusa dentro un SUV blindato che le auto blu del senatore Razzi possono accompagnare solo, tra le guardie del corpo dei servizi segreti russi, in procinto di andare al Cremlino per dire 'grazie' al Presidente della Federazione Russa, ovvero l'uomo più potente del mondo, cioè Sergej, aka il profugo portiere d'albergo del quale ti sei innamorata che manco in un romanzo di Nicholas Sparks, Sel... ma che c'è di male, Volpina?! Mica stai andando al patibolo, mica stai andando in guerra, mica ti stai presentando ad un colloquio di lavoro con le ascelle piangenti e un curriculum vitae più corto del QI della Cipriani, mica stai per andare in galera, vero, Sel? No, Sel, rilassati, tutto andrà bene, ripeti con me: entri, saluti, lo ringrazi e poi, come sei arrivata, giri il culo secco che ti ritrovi e te ne vai via. Vero, Sel? Facile, su! È una cazzata... una  gigantesca... strepitosa... cazzata! Ma che sarà mai? Ma figurati, cazzona avariata, tira fuori le ovaie e non preoccuparti, ma stai tranquilla, ma che..."

«... Cazzo, fatemi uscire di qui!»

Non so come, ma questa imprecazione mi esce dalla bocca col cuore che manco la D'Urso.

Boris si volta di scatto mentre Ivan, al volante, tira un'occhiata furtiva allo specchietto retrovisore.

«Signiourina Volpe, qualcosa no andare?» mi domanda con fare gentile l'ex leghista, sporgendosi verso di me dal sedile anteriore. Ha una faccia al limite del puccioso, mi mette paura.

"Ma che minchia sto facendo?!"

Sto sudando, mi sento soffocare nonostante l'aria condizionata della jeep blindata.

Per tutta la durata del viaggio tra le strade di Mosca, ho tentato inutilmente di guardare fuori dal finestrino, mentre giocherellavo con il ciondolo di mamma e papà.

Ho cercato di focalizzarmi sui palazzoni della capitale, sulle acque del fiume che tagliano la città e sulle facce dei moscoviti che, al nostro passaggio, puntavano verso di noi, con lo smartphone in mano e le labbra che pronunciavano quella parola, quella solamente, come se fosse diventato pure il mio, di cognome: 'Volkov'.

Ma non sono nervosa come una di 'Sedici Anni e Incinta' in sala parto per questa improvvisa notorietà, né per la maestosità della metropoli russa che mi fa perdere la cognizione dello spazio e del tempo, né per essere scortata dagli agenti FSB con la macchina presidenziale.

Sono nervosa perché sto per vedere lui.

Lui.

L'uomo al quale ho salvato la vita.
Il Capo della Russia.

E sto male.
O forse sto troppo bene.
O forse sto morendo di infarto e non me ne rendo conto.

"Non so nemmeno io come sto..."

«No andare bene niente...» mormoro, mentre mi tiro indietro i capelli con fare isterico. «Ma io dico... ma che sto facendo...» borbotto da sola come una pazza, mentre soffoco la mia disperazione in un sospiro stizzito.

«Lei andare da nuestro Bossi!» Boris mi sorride. «E sienza appuntamento. Niemmeno vecchietta immortale così vip, credere io.»

«La vecchietta immortale?» inarco il sopracciglio. «Ah, Serg... ehm... il Presidente ha ancora la nonna?»

"Mi aveva detto che non aveva più una famiglia, 'sto bugiardo!"

Ma ogni mio dubbio viene cancellato che manco una macchia col Dixan.

«Niet, signiuorinainterviene Ivan, mi blocco. «Noi parlare di Regina Elisabetta di Inghilterra.»

COLPO DI STATO Where stories live. Discover now