CAPITOLO 14: Ti Spiezzo In Due

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"Selvaggia... sei una testa di minchia!"

Mi gelo, mentre Fabrizio Lazzini, incazzato come un cinghiale della Ciociaria, procede la sua marcia della morte, con un rivolo di sangue che zampilla dal sopracciglio e l'inquietante 'Let The Bodies Hit The Floor' dei Drowning Pool in sottofondo.

E dire che l'ho visto prendere e dare manganellate agli sbirri, durante i cortei no-global e quelli studenteschi, che neanche negli incontri di wrestling hardcore; ma, e ora me ne rendo conto, forse avrei bisogno di un fucile con qualche sonnifero al posto delle pallottole per sedarlo.

"Sono un danno per me stessa! Rinchiudetemi!" medito di segregarmi in qualche monastero tibetano.

Fabrizio Lazzini... altrimenti conosciuto come 'Il Carrarmato', militante ecoterrorista, pluripregiudicato in nome dei diritti civili, con mandati d'arresto pure da paesi che non si caga nessuno come il Lussemburgo o Andorra: penso si sia fatto la galera anche nella Città del Vaticano o San Marino, il che è tutto un dire.

Un personaggio da nominare padrino durante la cresima, per intenderci.
Un bisonte di 150 chili e 'na mano grossa come una padella di Mastrota.

«Hai ferito qualcuno!» Sergej è paonazzo, riesco ad intravedere la sua faccia rossa dalla vergogna, nonostante il volto semicoperto.

«Oh, miseriaccia...» Ron Weasley è il mood della mia vita.

"Respira, Sel, sfodera tutto il tuo self-control!"

«Stai buono qui, eh! Ci penso io!» rassicuro Sergej, ma non ci credo nemmeno un po'.
E manco lui.

Gli faccio cenno di sedersi sullo sgabello, lui continua a dare le spalle alla bolgia sovrumana.

E solo quando il Carrarmato di due metri, con tatuaggi sparsi pure sul timpano, circondato da piercing divaricatori, si materializza davanti a me, procedo alla constatazione amichevole.

«Fabbry, adoratoooo!» la Marchesa di Pechino Express si impossessa di me. «Qual buon vento, carissimo amico di mille battaglie!»

«Selvaggia!» tuona, mi prende l'ansia. «Ma che cazzo stai a fa?»

Sì tiene la manona unta sulla faccia, intravedo lo sfregio che gli ho combinato in fronte.
L'odore intenso di alcol, proveniente dalla sua bocca, è un oscuro presagio di mattanza.

"Questo m'ammazza!"

«Un incidente! È stato solo un incidente!» annuisco e sorrido come la Cipriani durante i suoi deliri mentali. «Scusami, ti prego!»

Fabrizio tira due o tre bestemmie à la Mosconi, per fortuna la musica è assordante e non riesco a sentirle.

"Più incisiva, Sel! Vaiii!"

Mi avvicino al mio amico, parlo più piano, per suggellare la confidenza e scongiurare un omicidio. Il mio.

«Ma dopo tutto quello che hai fatto per me e il Bagno...» bisbiglio al suo orecchio, gli sto leccando il culo che manco i miei gatti quando si fanno il bidet. «Sono rammaricata, Fabbry, chiedo perdono... e... pietà!»

Lo sto implorando di non prendermi di peso e buttarmi in mezzo ai campi di Gianni l'Ortolano... e, miracolosamente, ci riesco.

Perché Lazzini, sorprendentemente, sorride.

«Tranquilla, ho solo drizzato le antenne...» grugnisce. «Dopo che quelle spie bastarde ci hanno fatto la retata al centro, l'altra sera, temevo una nuova imboscata fascista! Giuro che se vedo un nemico della libertà, stanotte, torno in cella!» e ride pure.

COLPO DI STATO Where stories live. Discover now