CAPITOLO 11: Ragion Di Cuore e Ragion Di Stato

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"Quale musica potrei scegliere? Beh, non è tipo da Metallica o Bob Marley... allora chi? Forse quelle canzonette russe coi tipi che saltellano come grilli con quegli strani cappelli di pelo in testa? E se fosse, invece, una roba seria come il canto di una balena? Sì... Deve essere di classe, elegante, dopotutto ci devo entrare in chiesa, e che cazzo! Un po' di finezza, porca troia! Sì, ok, al ricevimento voglio sbronzarmi fino a vomitare anche la colazione del 1998, ma sarà stupendo. E le bomboniere, come saranno? Uh, le voglio a forma di conchiglia. Sì, lo convinceró a sposarsi in spiaggia... gli garba il mare, sennò non sarebbe venuto qui a lavorare! Povero patatone mio, glielo compro io il vestito, oppure si frega la divisa dell'albergo... anzi, no, voglio un matrimonio da nudisti figli dei fiori, così concepiamo pure un pargoletto seduta stante! Siiiiiii, facciamo matrimonio e battesimo, paghi uno e prendi due, come le birre slovacche dell'Eurospin... e non vivrà più in macchina come un barbone! La useremo per andare on the road in qualche campetto deserto a fare all'amore come se si dovesse schiattare il giorno dopo... oh, io e lui... due cuori e una Dacia station wagon... il lupo e la volpina... l'extracomunitario e la bagnina... Io e lui, tre metri sotto il mare... con Carcinutino che ci fa da Sebastian il granchio spocchioso... e quel bel tritone che si ritrova tra le gambe... Maremma miracolata, fino allo sfinimento!!! Però chiamami, eh... Che mi manchi come un bombolone alla crema sotto sindrome premestruale..."

«Ma Selvaggia non aveva smesso di fumarsi le canne?»

«Secondo me è così al naturale, purtroppo...»

Solo adesso torno alla realtà.

Il sole cocente che risplende sulla sabbia, fino a questo momento, mi pareva una infinita distesa nevosa nella steppa russa.
E dire che, probabilmente, mi ero pure immaginata una corsetta tra la neve, mano nella mano col mio lupo dell'est, sulla falsariga delle esterne di Maria in qualche baita delle Alpi, con le canzoni della Amoroso in sottofondo.

Anche se... No. Non lo sento da ieri.

«State... state parlando con me?» balbetto, mentre mi asciugo la bavetta dal contorno labbra, interrompendo quel sogno ad occhi aperti che tanto mi aveva riportata lassù, oltre le nuvole.

Mia sorella sbuffa, tirando indietro i suoi capelli rossastri, scossi dal vento del mare; Gora, invece, abbozza una risata sincera, senza smettere di fissarmi.

«Ehm... é da dieci minuti buoni che siamo qua davanti a te, Sel...» mio cognato continua a ridere. «Sembravi in catalessi, piccola. Stai bene?»

Immaginare un radioso futuro con Sergej, con tanto di marcia nuziale e dozzine di figlioli, mi aveva letteralmente estraniato da tutto ciò che mi circonda, proprio come mi era accaduto al Luna Park.

Invece sono qua, a lavoro, dinnanzi a Libera che mi sembra un tantino nauseata dalla mia presenza.

«Uh... ehm... stavo solo ripetendo il capitolo 29 per l'esame sui batteri marini...» provo a salvarmi in corner, usando come scusa i miei impegni universitari.

«Certo, un appello molto, ma molto, piacevole...» sussurra Gora, mentre si infila la maglietta da bagnino e si siede nella sdraio, al mio fianco, sotto l'ombrellone della nostra postazione.

Libera, al contrario suo, rimane in piedi, sulla battigia del Bagno Sociale, ancora sovrappensiero, e con quella faccia avvilita che, solitamente, anticipa un cazziatone.

«Adoro i batteri...» balbetto.

«Sì, anche io sogno qualche sexy virus killer! Sto sempre a pensare all'ebola, guarda...» risponde lui, col suo inconfondibile accento francese.

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