CAPITOLO 23: Dalla Russia Con Amore

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«La pianti?»

«No.» incrocio le braccia.

«Ti stanno guardando tutti i passeggeri, Sel!»

«Me ne frego!»

«Se non volevi attirare l'attenzione, beh... stai facendo l'esatto opposto!»

«Cosa c'è che non va?!?» sbotto.

«C'è che qua dentro si crepa di caldo e hai un passamontagna da rapinatrice saudita! Sono tutti terrorizzati! Hanno paura che ti alzi in piedi e inizi a gridare 'Allahu Akbar' per farci schiantare!»

«Al bar? C'è un bar sull'aereo?! E dov'è? Ho bisogno di bere, porca pupazza, portatemi una damigiana di...»

Mirko mi tira un pizzicotto sul fianco, facendomi saltellare sul posto. «Ma come fai ad essere sciroccata!» tuona.

«Smettila, Selvaggia, rilassati!» Noemi scoppia a ridere. «Ma se pure alla hostess è preso un colpo. Somigli alla nipote di Bin Laden conciata così!»

"Harry Potter, che sei nei cieli a cercare il boccino d'oro, prestame il mantello dell'invisibilità, mortacci tua!" sì, comincio a venerare pure maghetti e stregoni che la Santa Inquisizione mi fa una pippa.

Appoggio la testa sullo schienale, sono così nervosa che, ormai, le mie unghie mangiucchiate si sono trasformate in fossili del mesozoico.

Sono in tachicardia perenne da 48 ore filate.
Ed il motivo, è semplice: non voglio che nessuno mi veda, pretendo che nessuno mi noti.
Ormai ho una così devastante fobia sociale che Giacomo Leopardi, al confronto, sembra un cubista del Cocoricó.

Ma, purtroppo, ci sono.
Sono partita.

Sono in viaggio verso la meta del mio destino.

Verso di lui.

E me la sto facendo sotto.

"Sto andando da lui... da lui... ma che cacchio stai facendo, Volpina?!..."

«Fosse così facile stare calma...» mi tolgo con discrezione il foulard da sultana dei Brunei che mi ricopre interamente la testa, e sono sudata come le tettine di Filippo Tozzi, ombrellone 21, fila 3.

Già.

Siamo stipati in un aereo popolare, stracolmo di turisti più tamarri di noi; il monitor che segna il percorso del Boeing, lungo la fine del corridoio, indica che abbiamo lasciato l'Ucraina e siamo ufficialmente entrati nei confini della Federazione Russa.

"Oddio... sono a casa sua, sono nel suo radar, adesso... manco Raz Degan!"

Mi trovo seduta tra Mirko e Noemi, senza la forza di guardare oltre il finestrino e, col batticuore a mille, mi faccio piccola piccola, allungando le mie zampette mignon sotto il sedile del tizio che mi sta davanti e una improvvisa voglia di vomitare.

«Volpe, smettila! Ma ti vuoi calmare?»

«Io.Sono.Calma.» annuncio, stizzita.

«Tu.Sei.Scema.» mi risponde.

Sbuffo, mentre tamburello nervosamente le dita sui braccioli del sedile. E no, non perché è la prima volta che viaggio in aereo e sono vittima della conseguente paura di volare.

«Andrà tutto bene, Sel...» Noemi pare una ostetrica in sala parto. «Non devi preoccuparti di niente. Ci siamo noi, andrà tutto alla grande, devi...»

«... non rompere i coglioni e goderti questa avventura senza scleri aggiuntivi.» conclude Bartolini, eccitato come un tricheco sudafricano.

Sospiro a fondo, mi gira la testa.

COLPO DI STATO Where stories live. Discover now