CAPITOLO 29: Swarovski

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«Porca Maremma imbufalita imbastardita e impestata...»

Mirko e Noemi sono a bocca aperta.

Mi fissano come se mi fossi trasformata in una creatura mitologica. Come un minotauro, un unicorno, una Pollon strafatta di polverina magica che mette l'allegria.

E il motivo del loro mutismo selettivo lo so. Lo posso comprendere.

Perché dopo aver loro raccontato la mia folla, incredibile notte nella Dacia presidenziale di Sochi... l'ho detto.

Un annuncio che manco l'Habemus Papam.

E, forse, più che il mio tentativo di detonazione di 50 testate nucleare o i miei mirabolanti orgasmi multipli, è questo 'piccolo' particolare che li lascia senza fiato.

I due sono sorpresi come una famiglia che ha chiamato 'Chi L'ha Visto?' e si ritrova il parente smarrito chiuso a chiave in bagno causa colite.

«Aspetta...» Noemi si mette una mano sul petto. «Quindi... quindi, tu e Sergej Vladimirovich Volkov... voi state insieme... uff... uff... uff...» no, non è a fare il trenino di capodanno.

«Ufficialmente, sì.» sussurro, freno le mie emozioni devastanti.

«E, quindi, ci stai dicendo che...» a Bartolini è venuta la faccia di Barbarella. «Sei la First... First... First...»

«Lady...» concludo io la frase. «Anche se di Lady conosco a malapena le Golden, calze che mi mettevo in testa come un rapinatore per rubare le ciliegie di Gianni l'Ortolano...» mi sento morire.

I miei amici sgranano gli occhi ancor di più.
E non tanto per le pochissime ore di sonno, le pupille dilatate dalla stanchezza della Moscow by night e l'appiccicaticcio del vomito post-sbornia.

Assumono questa espressione perché, come me, devono ancora metabolizzare.

Devono rendersi conto che io, Volpe Selvaggia, bagnina a tempo perso e studentessa sciroccata, sono la Premiere Damme di 'sto paese grosso come il pipo di Rocco Siffredi.

O come quello di Sergej.

Anche se il sesso tantrico con quello che è diventato il mio ragazzo passa in secondo piano, adesso.

Adesso che ci mi ritrovo con i ragazzi in un SUV dai vetri oscurati, guidato dall'autista personale del presidente Volkov, per le strade della capitale, diretta verso il quartiere chic di Mosca.

«Porca pupazza, Sel...» mormora Bartolini. «Cioè... ma te ne rendi conto?»

"No."

Appoggio la fronte sul finestrino, mi lascio cullare dalle ruote sull'asfalto. E tento, con enorme fatica, di respirare. Osservo lo scorrere veloce dei palazzi, le aiuole, i cartelli stradali.

E sì, mi viene voglia di vomitare.

Credevo che rivedere i miei migliori amici, parlare con loro, mi sarebbe stato di grande aiuto; pensavo che mi sarei sentita meglio.

Invece ho ancora deltaplani nello stomaco. Grossi pterodattili che il Jurassic World pare il parchetto dei tossici dietro casa mia.

«Questo è quanto, ragazzi...» sussurro, socchiudo le palpebre. «E... ehm... allora? Cosa ne pensate?» balbetto.

Lo dico come se stessi mostrando loro un disegnino da bambino problematico, una torta vegana bruciacchiata da Nonna Frida, un nuovo taglio di capelli effettuato tramite tutorial di Clio Makeup.

Lo dico come se stessi loro chiedendo dei consigli d'amore normale.

E niente... fa già ridere così.

COLPO DI STATO Where stories live. Discover now