CAPITOLO 22: Colpo Di Stato

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«Decreto Sirena?...»

Pongo questa domanda con un filo di voce, talmente impercettibile che, forse, nessuno dei presenti è riuscito a sentire le mie parole.

Sono seduta, esausta, stravolta. E non riesco a distogliere lo sguardo dalla bocca di Milos Popovich.

Perché da lì, dalle sue labbra, io non posso più a staccarmi.

Perché, e me lo chiedo mille volte in un secondo, stento a credere di aver ascoltato bene. Di avere capito bene.

"Sirena... non può essere un caso... no, non può essere..." mi dico.

«Sì... il Decreto Sirena.» annuisce l'ambasciatore. «Indubbiamente tale denominazione può risultare, come dire, strana... ma noi Russi, e ve lo confermo, siamo un popolo molto particolare.» sorride.

"... oh, quanto condivido questa affermazione, lei non ne ha idea... soprattutto in questo momento..."

La baracchina, adesso, è tornata nel silenzio assoluto; ma, al contrario dei drammatici istanti in cui la presenza di Macchi rendeva l'aria pesante come il piombo, ora avverto una eccitazione ed un'attesa di caratura ben diversa.

Ora assaporo un qualcosa che avevo perduto e che pensavo di non accogliere più, dentro di me: la speranza.

E qualcos'altro sta avanzando nella mia testa. E nel mio cuore.
Mi sento come un petalo di rosa al vento.

«Signor... Signor Popovich...» Gora è incredulo, si sporge sul tavolo. «Cosa significa tutto questo? Perché... perché ha strappato il contratto dell'Imperia? Può darci una spiegazione?» pare basito.

I sospiri della mia famiglia e dei miei amici tornano ad essere sospesi su un finissimo filo argenteo, a strapiombo, sopra una cascata infinita.

E, nuovamente, mia sorella allunga la mano, verso la mia, stringendola con tutta la forza che le rimane. Ed io le ricambio la stretta.

Io le dono il mio amore.

Ma una tachicardia potentissima prende il sopravvento: sono in balia dei battiti impazziti del mio cuore.

«Significa che, come vi avevo già accennato, il governo russo ha deciso di modificare drasticamente il proprio giro d'affari, sia in patria che all'estero. E, come ben sapete, uno dei paesi in cui il Cremlino e le aziende a partecipazione pubblica sono più attivi, è l'Italia. È la Toscana. È la Versilia.» risponde il diplomatico.

"Cosa?..." ma non riesco a parlare.

«E cosa intende con questo? Cioè?...» domanda Libera, trema.

E, dopo una lunghissima pausa che pare senza fine, Popovich sorride.

«Cioè... siete salvi. Nessuno, tantomeno l'Imperia o, sia direttamente che indirettamente, le autorità russe, potranno avanzare pretese di qualsiasi genere nei vostri riguardi. Il Bagno Sociale è vostro e tale rimarrà. Anzi, c'è di più, e...»

Ma, di colpo, il diplomatico si ferma.
Si blocca.
E spalanca gli occhi.

Pare terrorizzato.

Perché, e di questo ne sono certa, raramente avrà visto una roba simile nella sua vita: sarà stato abituato ad assistere a meeting importanti, dinnanzi a Capi di Stato e di Governo, di fronte a regine e principi, top manager o colleghi ambasciatori...

Ma no.
Di certo non ha mai conosciuto la Famiglia Volpe in modalità 'sclerata devasto che il rigore di Grosso ai Mondiali può accompagnare solo'.

Perché, all'improvviso, la baracchina del Bagno Sociale si trasforma in una curva ultras in finale di Champions League, un petardo che manco la Bomba di Maradona nei Quartieri Spagnoli... o, semplicemente, nella manifestazione della gioia più grande che ci potesse capitare.

COLPO DI STATO Where stories live. Discover now