CAPITOLO 26: Noi

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"Ma è vero? È tutto vero? Sto sognando o è reale?..."

Chiudo gli occhi.
Trattengo il respiro per un po', come se volessi resettare tutto.
Come se volessi sperare di farmi guidare dalla ragione, al mio risveglio.

E no, non quella del cuore.

"Beh, è il caso di dirlo, manco da quella di Stato..."

Ma mi basta il suono della sua voce, di nuovo, per spalancare le mie pupille color smeraldo.

Per tornare a vivere.

«Benvenuta... a casa

Sergej, al mio fianco, mi sorride dolcemente.

Mantiene quegli occhi emozionati ed emozionanti, ladri di tutti i miei sospiri.

Padroni di ogni battito del mio cuore.

Ed io temo di perdermi per sempre.

«Ah... sì...» sussurro, con fare confuso.

Forse ero troppo presa dall'uragano di pensieri sconnessi che, quasi, mi ero dimenticata della sua presenza.

Quasi.

"Ma come potrei scordarmi di questi occhi di ghiaccio?..."

L'autista accosta, il SUV che ci ha prelevato dall'aeroporto di Sochi si ferma.
A dire il vero, dopo l'atterraggio, sono tornata nel mutismo assoluto, facendo finta di guardare fuori dal finestrino lungo le strade della città, senza badare ai volti incuriositi dei passanti, attratti dalle macchine presidenziali del loro concittadino più famoso.

Mi sono isolata da tutto, mentre tentavo di realizzare l'inimmaginabile.

L'impossibile che diventa possibile.
Come il Decreto Sirena.

Esattamente come nel jet privato guidato da Sergej Vladimirovich Volkov che, dopo dopo aver preso il comando dell'aereo, forse, si era reso conto che avevo bisogno di respirare.

Che tutto questo era 'troppo'.
Che meritavo una tregua.
Che dovevo stare sola con me stessa.
Che dovevo prendermi una pausa durante le due ore di viaggio che da Mosca ci hanno condotto a Sochi.

Il luogo in cui ha visto la luce per la prima volta.

La sua casa.

Per cercare di non parlargli, di non raggiungerlo nella cabina di comando, mi sono falsamente dedicata al cazzeggio con lo smartphone.

Ho inviato tramite mail un messaggio a Libera e, ovviamente, pure a Mirko e Noemi, informandoli su dove mi trovo e, soprattutto, con chi.

E i miei migliori amici, da come mi hanno risposto, non devono sentire molto la mia mancanza.
Ma zero, proprio.
Manco per il cazzo.

'CIAO WILD FOXY! NOI DOPO LA SPA DEL FOUR SEASONS STIAMO PER CENARE DA UNO CHE CRACCO PARE ER LOCUSTA IL PORCHETTARO POST FAME CHIMICA. DOPO ANDIAMO IN DISCOTECA, TENIM' PURE O' TAVOLO. MIRKO MI HA DETTO DI LAVARTI LA PATONZA. E TU DAGLIELA. D. A. G. L. I. E. L. A. COME SE NON CI FOSSE UN TOMORROW!'

Ma non è stato questo il messaggio che più di tutti mi ha sconvolto.

È stato quello di mia sorella, se così si può dire, la quale, dopo averle raccontato per filo e per segno tutto quello che mi è accaduto da quando sono arrivata in Russia, beh... forse sì, lo immaginavo, non mi ha degnato di una risposta.

Forse perché ancora non ha aperto la posta.
O forse perché è shockata quanto me.

Però, al momento, la faccia incazzosa di Libera Volpe, consapevole che sua sorella si trova braccata dall'uomo politico più detestabile da ogni centro sociale, non è esattamente la prima preoccupazione della serata.

COLPO DI STATO Where stories live. Discover now