CAPITOLO 31: Tradire Il Mio Cuore

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«Sel...»

Non riesco a parlare.

«Amore...»

Non ce la faccio a dire una parola anche se, quando mi chiama così, scatto come la segreteria telefonica personalizzata -ed ansimante- di Nonna Frida.
Non a caso l'ha registrata durante un amplesso tantrico col marito.

Ma quella è un'altra storia.

«Selvaggia...» insiste, ora sembra addirittura preoccupato.

Sospiro.

Tiro su col naso, scatenando un rumore da risucchio così intenso che, forse, potrà essere udito pure dai bellerini del Bol'šoj i quali, sopra il palco, si stanno godendo una meritatissima standing ovation.

Ma sono così tesa, così affranta, così commossa da non avere nemmeno la forza di applaudire.

Siamo nel palchetto privato del teatro, la nostra vista domina sulla platea.
Tutti gli spettatori sono in piedi, il sipario sta per calare da un momento all'altro per la fine dello spettacolo.

"E il Mai Una Gioia che avverto mi sta dicendo di buttarmi di sotto!"

Mi volto, verso l'uomo che amo.

Lo vedo sfocato, forse per le lacrime che non vogliono fermarsi, forse perché sono così entrata nel cuore della trama de Il Lago dei Cigni da vedere anche lui, Sergej Vladimirovich Volkov, tempestato di piume.

E con il becco, pure.
Un grosso beccone che 'na cicogna pare un cardellino.

E anche questa è un'altra storia.

«Ma... ma io, dico...» balbetto, mentre mi pulisco il muco calante con energia, strofinando il polso sul naso. «Ma non è giusto, cazzo! Ma chi è il regista di questa tragedia, Quentin Tarantino?!»

Sono distrutta.
Ho solo voglia di piangere.

«Te lo avevo detto, amore mio, che ti sarebbe piaciuto...» avverto il sorriso del mio ragazzo, mi porge un fazzoletto. «È molto emozionante.»

«Ma sai che adesso avrei bisogno di un barattolo di Nutella per smaltire la depressione?» sono inconsolabile. «Oh, Sergej... ma è la roba più triste che abbia mai visto... manco le storie di Maria a C'è Posta Per Te arrivano a tanto! Anche quelle delle sorprese, quando arrivano quei marmocchi spocchiosi... vabbè, si vede che sono attoruncoli da quattro soldi... ma io... io...»

Mi soffio il naso, riproponendo il suono di un trombone afflitto da meteorismo.
Sono traumatizzata dal finale cruento del balletto e proprio non riesco a pensare ad altro.

Volkov si sporge su di me, sembra pure divertito. «Quindi... mi stai dicendo che ho vinto la scommessa?»

«Porca pupazza, direi proprio di sì...» mi asciugo le palpebre, so che sto mandando a puttane il trucco.

«Pertanto, lo ammetti!» poggia una mano sulla mia spalla. «Ammetti che, al contrario di quello che mi hai detto, quando ti ho annunciato che non c'erano dialoghi nello spettacolo, hai capito tutto? Hai seguito la trama senza difficoltà? Che non è una roba incomprensibile... aspetta, come mi avevi detto?... ah, si, come 'le puntate di Pingu, quando parlano alla minchia di pinguino e non si capisce una ceppa di niente'

Ha ragione.
E dire che quando ci siamo accomodati come piccioni sul balcone, ero tremendamente scettica circa le mie capacità intuitive.

Addirittura, quando ho visto il sipario, mi sono tutta ringazzullita per l'imminente ingresso di Maurizio Costanzo, ma senza esito.

COLPO DI STATO Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz