CAPITOLO 10: Fai Bei Sogni

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Entriamo dentro il Luna Park, dribblando un gruppetto di ragazzini che si rincorrono come gnu. Le giostre e le urla dei visitatori ci accolgono all'improvviso, trascinandoci in un caos bestiale, ma piacevole.

Se fossi venuta con Mirko e Noemi, sicuramente, mi sarei fiondata al bar e avrei fatto un giro sul Tagadà per testare la resistenza del mio stomaco debolissimo.

Ma, come sempre negli ultimi tempi, la mia attenzione è rivolta solo al guardiano da schianto che mantiene, con naturalezza, la mano sulla mia schiena.

Sergej, al mio fianco, cammina a testa bassa, col cappuccio della felpa che gli copre gli occhiali, senza dire una parola.

"Ma di cosa si vergogna? Che non ha il permesso di soggiorno? Ma fossi in lui andrei in giro nudo, tanto è strappamutande da paura!"

E sì, di nuovo, decido di tranquillizzarlo.

«Guarda che, se non ti dai una calmata, prendo il megafono e faccio partire il coro 'ollelé ollalà faccelo vedé faccelo toccà', eh!» cerco di sdrammatizzare.

«Non lo farai, vero?» pare preoccupato.

«Ma sei matto?» alzo le spalle, forse ha preso le mie parole alla lettera. «E secondo te sarei capace di fare figuracce del genere?! Io?...»

Sergej scoppia a ridere, si sistema gli occhiali da nerd. «Oh, in effetti non sei il tipo... proprio no...»

"Che bello, mi ha preso per un ragazza da invitare ad un battesimo!"

Forse è meglio dare una sterzata alla serata. «Che vuoi fare? Vuoi salire sul Calci in Culo?» glielo indico. «Lo zingarello è un ex cliente della Caritas, conosce mia sorella, ci fa fare i giri gratis se sputacchiamo sui passanti!» sorrido.

Ma il mio accompagnatore della notte non sembra molto entusiasta. «Ehm... che ne dici, invece, di mangiare un gelato?»

Sulla sinistra, più distante dalla bolgia, intravedo un chiosco ed un tavolino libero.

«Hai fame?» gli domando. «Non mi dire che il direttor Viktor non ti ha dato qualche avanzo per cena a causa dell'uscita di Valeria Marini!» quell'uomo dell'hotel mi sta ampiamente sulle pelotas.

«No, tranquilla...» avverto il suo sorriso. «È una scusa per parlare con te in maniera più intima. Per stare da soli. Io e te.»

Di colpo, mille brividi mi scuotono. Perché Sergej me lo dice con quella voce calda, leggermente ed elegantemente autoritaria, che mi fa vibrare come i soprammobili del sexy shop.

«Ok...» sussurro, piacevolmente pervasa dal suo profumo di neve fresca.

Ci allontaniamo dal casino, sento ancora il suo palmo caldo che mi accarezza il vestito rosso; poi, come un gentiluomo d'altri tempi, si offre di prendermi un cono alla nocciola.

Sì, ho pregato che lui chiedesse i gusti tiramisù, la banana, col bacio... ed io avrei risposto di sì; ma ha optato per un po' di pistacchio.

"Un bel pistacchione cremoso..."

Ci sediamo, lui si mette di spalle al marasma generale e, improvvisamente, appare più rasserenato.

E dannatamente splendido, come un tramonto sul mare.

«Io non so come ringraziarti, Selvaggia...» esordisce, mentre dà la prima leccata al gelato.

D'istinto, spalanco le gambe.

"Non fissargli la lingua, Sel! Togliti dalla testa i termini 'sesso' e 'orale', per carità!"

COLPO DI STATO Onde histórias criam vida. Descubra agora