Jace

320 17 4
                                    

Il giorno dopo torno a casa. Non volevo pensare a cos'era successo ieri sera con Magnus e sinceramente non mi ricordo granché.

Appena arrivo a casa mi giunge la notizia che Jace é tornato. Un sorrisone a 32 denti mi appare sul volto e corro alla sua camera bussando davvero felice. Jace dinuovo qui, potevo non morire d'ansia a chiedermi dove fosse e se stesse bene.

Apre la porta dopo un po', mi sembra irreale rivederlo.

Spalancò gli occhi stupito. «Alec?»

Io con le mani nelle tasche dei jeans, feci spallucce imbarazzato. «Scusami, è prestissimo. La mamma mi ha mandato a chiamarti. Vuole vederti in biblioteca.»

«Che ore sono?»mi chiese visibilmente assonnato

«Le cinque.»

«Che cosa diavolo ci fai alzato a quest'ora?»

«Non sono mai andato a letto.»non era una bugia. Mi ero solo addormentato sul divano di Magnus. Avevo delle ombre scure intorno agli occhi. Si ero stanco anch'io va bene?

Jace si passò una mano tra i capelli arruffati. «Va bene. Aspetta un secondo, il tempo di cambiarmi la camicia.» Si diresse all'armadio e frugò tra le pile di abiti ordinatamente ripiegate finché non trovò una maglia blu a maniche lunghe. Si sfilò con cautela la camicia che indossava... in alcuni punti era appiccicata alla pelle dal sangue secco.

Io distolsi lo sguardo chiedendo:«Che ti è successo?» 

«Ho attaccato briga con un branco di lupi mannari.»

Oh Jace per l'angelo! Lo sapevo! Io me lo sentivo che la facevi qualche stupidaggine e che ti mettevi nei guai...

Jace si fece scivolare la maglia blu al di sopra della testa. Una volta vestito, mi seguì nel corridoio. «Hai qualcosa sul collo» osservò.

La mia mano guizzò alla gola. «Che cosa?»cazzo! Il succhiotto di Magnus!

«Sembra il segno di un morso» disse Jace. «Ma che cosa hai fatto fuori tutta la notte?»

«Niente.» Rosso come un peperone, la mano ancora serrata sul collo, mi avvio lungo il corridoio, seguito da Jace. «Ho fatto una passeggiata nel parco. Ho cercato di chiarirmi le idee.»

«E ti sei imbattuto in un vampiro?»

No, in uno stregone super sexy che mi sta facendo perdere la testa. «Cosa? No! Sono caduto.»

«Sul collo?»

Io feci un verso di insofferenza e Jace stabilì che era decisamente meglio lasciar perdere. «Okay, non importa. E su che cosa avevi bisogno di chiarirti le idee?» 

«Su di te. Sui miei genitori» dissi. «Dopo che te ne sei andato, mamma è venuta a spiegarmi perché era così arrabbiata. E mi ha anche raccontato di Hodge. A proposito, grazie per non avermelo detto.»dissi cercando di fargli capire quanto questa cosa mi avesse ferito.

«Mi dispiace.» Adesso toccò a Jace arrossire. «In un modo o nell'altro, non sono riuscito a farlo.» 

«Be', non è un buon segno.» mi tolsi finalmente la mano dal collo e mi voltò a guardare Jace con aria accusatoria. «Sembra quasi che tu nasconda qualcosa. Qualcosa sul conto di Valentine.» 

Jace si fermò di colpo. «Pensi davvero che io abbia mentito, quando ho detto di non sapere che Valentine era mio padre?»

«No!»io gli credevo. Insomma é il mio parabatai e mio fratello. Come potrei non credergli? «E non m'importa nemmeno chi è tuo padre. Non m'interessa. Per me sei sempre lo stesso.» 

«Chiunque io sia?» Le parole vennero fuori gelide, prima che potesse trattenerle.

«Voglio dire che...» il mio tono si stava addolcendo «a volte sei un po'... brusco. Tutto quello che ti chiedo è di pensare prima di parlare. Qui nessuno ti è nemico, Jace.»

«Be', grazie del consiglio» disse Jace. «Ora posso andarci da solo, in biblioteca, so la strada.» 

«Jace...» non volevo dire quello che ho detto...e mi sei mancato da morire. Sospiro.

Torno nella mia camera cercando di dormire. Peccato che poco dopo mia sorella Isabelle mi viene a svegliare sbattendo la mia porta aprendola urlando:«Jace deve essere trasferito nelle celle della città di ossa!»

A quelle parole io mi sento morire. L'inquisitrice aveva mandato Jace, il mio Jace alla città di ossa?! Io la ammazzo!

Mi alzo di scatto mi lavo il viso con l'acqua gelida per svegliarmi. Vado dalla mamma con Izzy. Mentre camminiamo ne parliamo:«Cos'é successo?»

«L'inquisitrice ha esplicitamente provocato Jace e lui si è difeso. Lei lo ha accusato di arroganza e di essere uguale a Valentine e ora lui è imprigionato nella città di ossa»

«Parlerò con la mamma vedremo di trovare una soluzione»dico pratico anche se stavo morendo dall'ansia e dalla preoccupazione per Jace.

Raggiungiamo l'ufficio del capo istituto, bussiamo ed entriamo quando sentiamo un leggero e distratto avanti.

Io parto in quarta: era sempre così quando si trattava di difendere Jace. «Mamma non possono farlo!»

«Alec, stai calmo e non ti agitare. Ormai lui si vuole sottoporre alla prova della spada mortale...ormai è sotto il controllo del Clave e dell'inquisitrice. Io non posso fare niente»

«Ma lui non ha fatto nulla!»esclamiamo io e Izzy contemporaneamente.

«Si, lo so ragazzi, ma non possiamo permetterci di metterci contro il Clave»

Guardo mia madre furioso e me ne vado in camera con lei che cerca di fermarmi chiamandomi.

Il Clave, il Clave, il Clave, il Clave!

Faccio l'unica cosa che mi possa far stare un po'bene: scrivo messaggi a Magnus.

-scusa se non sono accanto a te stamattina ma è scoppiato il casino qui

Poco dopo lui mi risponde: -Cos'é successo?

-Jace è prigioniero alla città di ossa

-Aspetta, ma avevo capito che tua madre l'aveva cacciato dall'istituto

-Infatti era così, ma per discolparsi deve sottoporsi alla prova della spada dell'anima

-Addirittura?! Immagino sia intervenuta l'inquisitrice...

-Già, per colpa sua Jace è in quel posto schifoso

-Riposa fiorellino stasera verrò da te e potrai sfogarti quanto vuoi con me... proprio come abbiamo fatto ieri. Niente bugie, solo verità. Solo io e te nudi l'uno di fronte all'altro

-A proposito ieri che è successo? Non mi ricordo niente

-Niente Alexander ti sei confidato con me e hai bevuto parecchio per poter staccare il cervello dal pensiero del tuo parabatai in giro chissà dove. Ti puoi fidare di me Alexander sono un buon amico e confidente

-Grazie...ne avevo bisogno

-Lo so, ora riposa. Prometto di venire stasera

Sorrido e cerco di riposare un po'.

città di cenere secondo Alexander Gideon LightwoodWhere stories live. Discover now