Salvare Jace

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Alla fine Isabelle fece solo due marchi a Clary, uno sul dorso di ciascuna mano. Il primo raffigurava l'occhio aperto che ornava la mano di ogni Cacciatore. Il secondo era una runa di Protezione. Entrambe le rune bruciarono, appena lo stilo toccò la pelle, ma il dolore svanì a bordo del taxi nero che portava Clary, Isabelle e me a Downtown.

Quando raggiungemmo la 2nd Avenue e misero piede sul marciapiedi, io ero così preoccupato che la mia tensione era palpabile.

Attraversammo in silenzio l'arco di ferro battuto che conduceva al Cimitero Monumentale. I nomi scolpiti delle grandi famiglie eroi per tutto il mondo Shadowhunters spiccavano in bella vista come se fossero un modo per non dimenticare. Youngblood, Fairchild, Thrushcross, Nightwine, Ravenscar. Accanto, c'erano delle rune. Nella cultura dei Cacciatori, ogni famiglia aveva il proprio simbolo: quello degli Wayland era un martello da fabbro, quello dei Lightwood una torcia, quello di Valentine una stella. Erba arruffata ricopriva i piedi della statua dell'Angelo in mezzo al giardino. Aveva gli occhi chiusi, le mani sottili strette intorno allo stelo di un calice di pietra che riproduceva la Coppa Mortale. Il viso di pietra era impassibile, rigato di sporcizia e sudiciume.

Clary disse: «L'ultima volta che sono stata qui, Fratello Geremia si è servito di una runa sulla statua per aprire la porta della Città.»

«Preferirei non usare una delle rune dei Fratelli Silenti» dissi con l'ansia che mi stava mandando il cuore molto vicino all'infarto o alla tachicardia. «Avrebbero dovuto avvertire la nostra presenza prima che arrivassimo qui. Comincio a preoccuparmi.» Sfilai un pugnale dalla cintura e ne passò la lama sul palmo nudo. Il sangue sgorgò dal taglio poco profondo. Chiudendo la mano a pugno sulla coppa di pietra, vi fece gocciolare dentro il sangue. «Sangue di Nephilim» spiegai. «Dovrebbe funzionare come chiave.»

Le palpebre dell'Angelo di pietra si aprirono. Un secondo più tardi, l'erba ai piedi dell'Angelo cominciò a dividersi. Una linea curva nera che ondeggiava come il dorso di un serpente si allontanò zigzagando dalla statua.

Balzammo tutti alla svelta all'indietro mentre un buco oscuro si apriva ai nostri piedi piedi. C'era una scala che si perdeva nell'ombra.

«C'è qualcosa che non va» disse Clary. Né Isabelle né io sembravano propensi a discutere. Pensavo anch'io che qualcosa non andava. Sono stato poche volte alla città di ossa, ma mai avevo visto questo buio pesto al nostro arrivo. Le torce erano spente e ci doveva essere una ragione molto più che valida. Io speravo che non fosse quello che pensavo. Clary sfilò di tasca la stregaluce e la sollevò sopra di sé. La luce si irradiò fra le sue dita.

«Andiamo.»

Io la precedetti. «Vado io per primo, tu vienimi dietro. Isabelle, chiudi la fila.» Mentre scendevano lentamente, gli stivali bagnati di Clary scivolavano sui gradini smussati dal tempo. Ai piedi della scala c'era una breve galleria che si apriva su una vasta sala, un sorta di frutteto di pietra fatto di archi bianchi in cui erano incastonate pietre dure. File di sarcofagi si succedevano fino a sparire nell'oscurità. La stregaluce non era abbastanza potente da illuminare tutta la sala.

Io guardavo cupo tra le file. «Non avrei mai pensato di entrare nella Città Silente» dissi. «Neanche da morto.»

«Non me ne rattristerei troppo» disse Clary. «Fratello Geremia mi ha detto cosa fanno dei vostri morti. Li bruciano e usano le ceneri per produrre il marmo della Città.»

«Il sangue e le ossa degli Shadowhunter sono una potente difesa contro il male. Anche da morti, i membri del Conclave servono la causa.»

«Uhm» fece Isabelle. «È considerato un onore. Dopotutto, anche voi mondani bruciate i vostri morti.»

città di cenere secondo Alexander Gideon LightwoodWhere stories live. Discover now