Fanculo le regole

215 11 9
                                    

Avevo saputo che l'inquisitrice, secondo me ha perso completamente la testa, ha rinchiuso Jace nella sala di allenamento.

Perché lo so? Perché dopo la litigata con Magnus volevo sfogarmi. Solo l'arco mi capisce e mi riporta al mio equilibrio interiore senza giudicarmi per mi piace un dannato ragazzo.

Quando entro mi avvicino furtivamente a Jace che subito mi riconosce:«Alec?»

«Sono io.» mi inginocchiai dall'altro lato della parete scintillante. Adesso Jace mi vedeva chiaramente.

«Che cos'è questa roba, in nome dell'Angelo?» Io allungai una mano verso la parete. «Fermo.» Jace tese la mano, poi la ritirò in fretta prima di sfiorare la parete. «Potrebbe darti una bella scossa, e anche ucciderti, se proverai ad attraversarla.»

Io ritrassi la mano con un fischio sommesso. «L'Inquisitrice fa sul serio.»

«Eh, già. Sono o non sono un pericoloso criminale? Come, non lo sapevi?»disse in tono acido.

Io indietreggiai, per un istante fui invaso da una gioia meschina. «Non ti ha chiamato esattamente "criminale"...»

«No, sono solo un ragazzo mooolto cattivo. Combino ogni tipo di carognate. Prendo a calci i gattini. Faccio gestacci volgari alle suore.» 

Mi veniva da ridere, come al solito Jace riusciva a trovare il tempo di fare il cretino anche in questa situazione molto complicata e dove poteva anche morire. «Non scherzare, questa è una faccenda seria.» I miei occhi erano cupi. «Che cosa diavolo pensavi di fare, andando da Valentine? Voglio dire, sul serio, che cosa ti passava per la testa?»

«È mio padre, in fondo.»

Io contai fino a dieci per conservare la calma. «Jace...»

«E se fosse stato il tuo, di padre? Che cosa avresti fatto?»

«Il mio? Mio padre non farebbe mai le cose che Valentine...»

Jace alzò la testa di scatto. «Ma tuo padre le ha fatte! Era nel Circolo con il mio! E anche tua madre! I nostri genitori erano uguali. L'unica differenza è che i tuoi sono stati catturati e puniti, il mio no!» 

Mi irrigidì, ma si limitai a dire: «L'unica differenza?» 

Jace abbassò lo sguardo. Le manette ardenti non erano fatte per essere tenute così a lungo. Sotto, la pelle era punteggiata di gocce di sangue.

«Volevo solo dire» continuai «che non capisco come tu potessi aver voglia di vederlo, non tanto dopo quello che ha fatto in generale, ma dopo quello che ha fatto a te.»

Jace rimase in silenzio.

«Tutti quegli anni. Ti ha lasciato credere che fosse morto. Forse tu non ricordi com'erano le cose, quando avevi dieci anni, ma io sì. Nessuna persona che ti ama può fare... una cosa simile.»

Sottili rivoli di sangue scorrevano sulle mani di Jace come uno spago rosso che si dipanava. «Valentine mi ha detto» disse con calma «che se lo appoggiavo contro il Conclave, se lo facevo, si sarebbe assicurato che non venisse fatto del male a nessuno a cui tenevo. Né a te, né a Isabelle, né a Max. E neppure ai tuoi genitori. Ha detto...»

«Non sarebbe stato fatto del male a nessuno?» gli feci eco in tono derisorio. «Vuoi dire che non gli avrebbe fatto del male personalmente. Bello.»

«Ho visto cosa è capace di fare, Alec. Il tipo di forza demoniaca che può invocare. Se guiderà il suo esercito di demoni contro il Conclave, ci sarà una guerra. E la gente si fa male, in guerra. Muore, in guerra.» Esitò. «Se tu avessi la possibilità di salvare tutti quelli che ami...»

città di cenere secondo Alexander Gideon LightwoodNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ