Il piano di Magnus

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In questi giorni tra flirt di Magnus  tutto il resto avevo bisogno di un po' d'aria così esco sulla terrazza osservando un'altra volta, la milionesima in quel giorno, il mio abbigliamento.

Portavo una lunga giacca nera fatta del robusto materiale che i Cacciatori amavano usare per le loro tenute. Avevo le mani e la gola segnati dalle rune. Dovetti interrompere il mio indugiare su di me quando vidi Clary e Simon.

«Non sapevo che avresti portato il mondano.»

«È questo che mi piace di voi» disse Simon. «Mi fate sempre sentire il benvenuto.»

«Oh, avanti, Alec» sbottò Clary «qual è il problema? Come se Simon non fosse già stato qui.» 

Sospirai, scrollai le spalle e li precedetti su per le scale. Aprì la porta dell'appartamento di Magnus con una chiavetta d'argento che subito dopo infilai nel taschino della giacca per non farmi vedere dai due.

Alla luce del giorno l'appartamento appariva simile a un nightclub vuoto durante l'orario di chiusura: scuro, sporco e inaspettatamente piccolo. Le pareti erano nude, spruzzate di vernice glitter, il parquet su cui una settimana prima avevano ballato le fate era deformato e lustro per l'età.

«Ciao ciao.» Magnus andò loro incontro con passo maestoso. Indossava una vestaglia di seta verde lunga fino a terra, aperta su una maglia a rete argentata e jeans neri.

Per l'angelo se non veniva voglia di saltargli addosso. Arrossì e reprimetti ogni mio istinto. Tanto lo so perfettamente che Magnus intuisce quali siano i miei pensieri...dopo ieri.

All'orecchio sinistro gli brillava una pietra rossa scintillante. «Alec, mio caro. Clary. E il ragazzo-topo.»

Arrossì quando mi chiamò mio caro. Dopo quello che era successo io volevo ancora vedere Magnus e scoprire così le carte in tavola ci avrebbe solo allontanato. Ogni tanto facevo progetti per vivere una qualche specie di amore clandestino, anche se più che amore io e lui siamo amanti. Solo amanti. Finiamo sempre a letto. Sbuffo. é che le sue labbra sono troppo buone e le sue mani sono troppo delicate per farle smettere.

Fece un inchino a Simon, che sembrò seccato. «A cosa devo il piacere?»

«Siamo venuti a trovare Jace» rispose Clary. «Sta bene?»

«Non lo so» disse Magnus. «Di solito se ne sta disteso e immobile sul pavimento.»

«Che cosa...?» cominciai a dire, interrotto alle risate di Magnus. «Non è divertente.»sussurrai facendo finta di essere offeso, anche se non lo ero. Non potevo arrabbiarmi con lui. Vedevo lui adesso, lo vedevo interamente. Vedevo la sua parte giocosa, ma anche quella seria, quella passionale che in questi giorni mi ha portato nel suo letto, quella preoccupata per il mio bene, quella dolce e quella impaziente di unirsi a me. Magnus era un uragano. Ma quando lui mi guardava vedevo verità e comprensione ed anche apertura. Cose che nel mio mondo non esistono. Magnus é l'unico che ha capito che io sono gay e che si é preoccupato del mio benessere lottando. Forse l'ha fatto perché veramente mi ama o perché sperava tanto che io capissi quanto é importante che ogni tanto mi renda conto che al mondo esisto anch'io.

«È talmente facile prenderti in giro. Ma sì, il vostro amico sta bene. Be', a parte il fatto che continua a rassettare la casa e a mettere in ordine tutte le mie cose. Così adesso non trovo più niente. È ossessivo.»

«A Jace piace che tutto sia ordine» disse Clary.

«Be', a me no» Magnus guardava con la coda dell'occhio me che fissavo nel vuoto pensando. «Jace è là dentro, se volete vederlo.» Indicò una porta in fondo alla stanza.

Appena mandati via gli sgraditi ospiti Magnus si dedica interamente e completamente a me.

«Ehi Alexander»

città di cenere secondo Alexander Gideon LightwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora