Prendi la mia forza

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La prima cosa di cui mi resi conto fu il freddo glaciale. La seconda, che non riuscivo a respirare. Cercavo di inalare aria e il corpo fu scosso da uno spasmo. Mi raddrizzai a sedere ed espulsi l'acqua sporca del fiume dai polmoni in un fiotto amaro che lo fece soffocare e lo lasciò senza fiato. Finalmente respirai, anche se avevo i polmoni in fiamme. Mi guardai intorno ansimando. Ero seduto su una piattaforma di metallo ondulato... anzi no, era il cassone di un furgone, di un pick-up che galleggiava in mezzo al fiume. I capelli e gli abiti che grondavano acqua fredda. E di fronte a me era seduto Magnus Bane e mi guardava con occhi da gatto color ambra che balenavano al buio. Battevo i denti, ma ero felice. Lo avevo trovato. Avevo promesso che lo sarei andato a cercare per dirgli tutto quello che sentivo ed ora lui era davanti a me con i suoi occhi da gatto che sfavillavano nella notte. «Che cosa... cosa è successo?»

«Hai provato a bere l'acqua dell'East River» disse Magnus«E io ti ho tirato fuori.»

Mi scoppiava la testa. Cercai a tastoni lo stilo nella cintura, ma era sparito. Provai a passare in rassegna quanto era accaduto: la nave infestata dai demoni, Isabelle che cadeva e Jace che la afferrava, il lago di sangue sotto i piedi, il demone che li assaliva... «Isabelle! Si stava calando giù quando sono caduto...»

«Sta bene. È riuscita a raggiungere una barca. L'ho vista.» Magnus allungò una mano verso la mia testa. «Tu, d'altro canto, potresti avere una commozione cerebrale.»

«Devo tornare in battaglia.» gli spinsi via la mano. «Tu sei uno stregone: non puoi, che so, trasportarmi in volo alla nave o qualcosa del genere? E visto che ci sei, sistemarmi la commozione?»

Magnus, la mano ancora protesa, si lasciò ricadere contro la fiancata del pianale. Alla luce delle stelle i suoi occhi erano schegge verdi e dorate, dure e lisce come gioielli. L'avevo ferito e ora me ne rendevo conto. Dovevo rimediare. Perché dovevo sempre fare lo stronzo?

«Scusa. So che non sei obbligato ad aiutarci... è un favore...»

«Smettila. Io non ti faccio favori, Alec. Io faccio delle cose per te perché... be', perché pensi che le faccia?»

Perché mi ami si lo so Magnus. Anche io penso di amarti. Ma quel pensiero rimase nella mia testa. Tutto il mio coraggio si era dissolto come neve al sole.

Qualcosa montò nella mia gola. Era sempre così quando ero con Magnus. Era come se ci fosse una bolla di dolore o rammarico, e quando volevo dire qualcosa, qualunque cosa, che sembrasse significativo o sincero, la bolla montava e soffocava le parole. «Devo tornare alla nave» disse infine.

Magnus sembrava troppo stanco perfino per arrabbiarsi. «Ti aiuterei» disse. «Ma non posso. Eliminare gli incantesimi difensivi dalla nave è stato già abbastanza duro - è una magia molto forte, demoniaca - e come se non bastasse quando sei caduto ho dovuto fare un incantesimo al pick-up per non farlo affondare nel momento in cui io avessi perso i sensi. E io perderò i sensi, Alec. È solo questione di tempo.» Si passò una mano sugli occhi. «Non volevo che annegassi. L'incantesimo dovrebbe durare abbastanza da permetterti di riportare il pick-up a terra.»

Magnus? L'uomo che ha flertato con me...lui ora sta rischiando di perdere i sensi per aiutare tutti noi? Perché lo fa? Io non gli ho dato garanzie sui miei sentimenti. Ero tra il preoccupato e lo stupito mentre dicevo:«Io... non me n'ero reso conto.» Osservai Magnus, che aveva trecento anni ma lui sembrava sempre senza tempo, come se avesse smesso di invecchiare a diciannove. Adesso profondi solchi gli incidevano la pelle intorno agli occhi e alla bocca. I capelli gli pendevano flosci sulla fronte e la schiena era ingobbita non per il solito atteggiamento noncurante, ma per autentica sfinitezza.

Stesi le mani. Erano pallide alla luce della luna, raggrinzite dall'acqua e disseminate da decine di cicatrici argentee. Magnus abbassò lo sguardo su di esse e poi lo spostò nuovamente su di me, gli occhi offuscati dalla confusione. «Prendi le mie mani. E prendi anche la mia forza. Usane quanta ne vuoi per... per tenerti su.». Dopo ti dirò quello che i sogni mi hanno suggerito di dirti perché si Magnus Bane tu sei un uomo speciale e unico...e io Alexander Gideon Lightwood, malgrado non voglia e non possa, mi sto innamorando di te.

Magnus non si mosse. «Pensavo che tu dovessi tornare alla nave.» 

«Devo combattere. Ma è quello che fai anche tu, no? Tupartecipi alla battaglia quanto i Cacciatori sulla nave... e so che puoi assorbire un po' della mia forza, ho sentito che gli stregoni lo fanno... perciò tela offro. Prendila. È tua.»  e anche il mio cuore sarà tuo Magnus un giorno. Dammi solo un po'di tempo per dirlo ad alta voce. Io non ce la posso fare da solo, ma forse, insieme ce la faremo e...forse ci ameremo. Spero e prego l'angelo che sia così perché non voglio far soffrire questo uomo splendido che sta affrontando di tutto per salvare il mondo così come lo conosciamo.

città di cenere secondo Alexander Gideon LightwoodDonde viven las historias. Descúbrelo ahora