Simon diventa un vampiro

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Ci stavamo coccolando io e Magnus quando io ricevetti un messaggio di Jace...dovevamo andare.

"Ma porca miseria Jace! Che hai combinato?!" si chiede la mia mente con ormai lontani i momenti di tenerezza tra me e Magnus in queste poche ore di vicinanza.

"Alexander Gideon Lightwood...é ora che torni alla realtà" pensavo mentre camminavo accanto a Magnus. Mi viene spontaneo sospirare. Non voglio assolutamente uscire da quella bolla di felicità, ma il mio dovere me lo impone verso la mia famiglia.

Camminammo per un bel po' finché un vampiro, belloccio, che scorse Magnus. Per una frazione di secondo sembrò sorpreso, quindi cancellò con cura ogni espressione dai suoi lineamenti. «Sommo Stregone. Non mi aspettavo di vederti qui.»

«Ero curioso» disse Magnus, gli occhi da gatto che scintillavano. Quanto adoravo quegli occhi e l'idea che me ne devo separare mi piace davvero poco. «Non ho mai visto nascere un Figlio della Notte.»

Il vampiro gettò un'occhiata a Jace, che se ne stava pigramente appoggiato al tronco di un albero. «Avete amicizie incredibilmente illustri, Cacciatore.»

«Stai di nuovo parlando di te?» chiese Jace, spianando la terra smossa con la punta dello stivale. «Mi sembri un po' spocchioso.»

«Forse intendeva me» dissi. Tutti lo guardarono sorpresi. Vi odio quando lo fate! Sorrisi nervoso. «Scusate, è la tensione.»

«Non ce n'è bisogno» disse Magnus, allungando una mano verso la mia spalla. Un gesto semplice, il peso delicato come la sua voce, e tanto, forse, troppo intimo. Dovetti, a malincuore, sottrarmi a quel contatto e l mano che solo ieri mi aveva dato tanto piacere ora ricadeva sul suo fianco come se fosse triste per quell'affetto non ricambiato.

«Allora, che si fa adesso?» domandò Clary, abbracciandosi per stare più calda. Sembrava che il gelo fosse penetrato in ogni poro della sua pelle. Faceva decisamente troppo freddo per essere fine estate.

Il vampiro, notando il suo gesto, sorrise impercettibilmente. «Fa sempre freddo quando nasce un vampiro» disse. «L'uccellino trae forza dalle cose vive che lo circondano, prendendo da loro l'energia per nascere.» 

Clary lo fulminò con uno sguardo pieno di risentimento. «Non mi pare che tu senta freddo.»

«Io non sono vivo.» Indietreggiò leggermente dall'orlo della tomba e fece cenno a tutti noi di imitarlo. «Fate spazio» disse. «Simon non potrà venire fuori se gli state tutti sopra.» 

Indietreggiammo alla svelta. Clary venne tirata indietro da Isabelle, che l'altra ragazza era bianca come un cencio.

«Cosa c'è che non va?»

«Tutto» disse Isabelle. «Clary, forse avremmo dovuto lasciarlo andare...»

«Lasciarlo morire, vuoi dire.» Clary liberò con forza il braccio dalla sua stretta. «È così che la pensi, si capisce. Pensi che chiunque non sia esattamente come te farebbe comunque meglio a morire.»

Il viso di Isabelle era il ritratto dell'infelicità. «Non è...»

Un suono attraversò la radura... una specie di ritmo martellante che veniva dal profondo della terra, come se a un tratto il battito cardiaco del mondo fosse diventato udibile. Dopodiché il terreno si gonfiò e si sollevò. La tomba ondeggiava come la superficie di un mare mosso. Sulla sua superficie comparvero delle increspature. All'improvviso si spalancò, facendo volare zolle di terra. Ne sorse una montagnola simile a un formicaio. In mezzo c'era una mano, le dita aperte, che artigliava la terra.

«Simon!» Clary cercò di lanciarsi in avanti, ma il vampiro la tirò indietro. «Lasciami andare!» Clary cercò di divincolarsi, ma il vampiro aveva una stretta d'acciaio. «Non vedi che ha bisogno di aiuto?»

città di cenere secondo Alexander Gideon LightwoodWhere stories live. Discover now