Capitolo 1.

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La pioggia schizzava sul cemento della strada e Felix sentiva piccole goccioline d'acqua entrargli nelle scarpe. Alzò un ombrello, cercando di coprire il ragazzo più basso di fronte a sè, Changbin, il meglio possibile, ignorando il fatto che la metà sinistra del suo corpo si stesse inzuppando d'acqua.

«Sicuro che non ti serva aiuto?» chiese Felix, preoccupato nel vedere l'altro tirare a fatica l'enorme valigia fuori dal bagagliaio dell'auto.

«Ce la faccio» sbuffò Changbin, non appena riuscì nell'impresa e cominciò a trascinare la valigia nell'aeroporto.

Felix si sbrigò per raggiungerlo con l'ombrello e corsero poi verso un punto coperto. Si scosse di dosso le gocce d'acqua e chiuse l'ombrello. Entrati nel grande edificio, il rumore della pioggia era soffocato dal chiacchiericcio e dai suoni dell'aeroporto. Molte persone giravano lì intorno, chi intento a trascinare valigie, chi a parlare al telefono.

Felix non riusciva ancora a scendere a patti con il fatto che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto la persona più importante della sua vita. Come se il preavviso di tre mesi non fosse stato abbastanza.

«Non riesco ancora a credere che te ne stai andando davvero» mormorò Felix, mentre Changbin intrecciava le loro dita e cominciava a disegnare con il pollice dei cerchi immaginari sulle sue nocche.

Changbin sorrise tristemente, per poi tirare Felix verso il check-in, per il controllo del bagaglio e il ritiro del biglietto.

«Beh, non me ne sono ancora andato, quindi approfittane finchè puoi.» Si lasciò sfuggire una leggera risata, cercando di non pensare al fatto che avrebbe davvero lasciato Seul, i suoi amici, tutti i suoi ricordi d'infanzia...e Lee Felix, in poche ore.

Non dissero più nulla, dopo quelle parole, fino a quando superarono i controlli. Changbin trascinò Felix in un piccolo bar e lo fece sedere. Si guardarono negli occhi, immersi in un silezio confortevole, mano nella mano, ad apprezzare il momento.

«Mi mancherai da morire.» Alla fine fu Felix il primo a spezzare il silenzio e la stretta delle loro dita, per passare le proprie tra i capelli.

«Lo stai ripetendo da tre mesi, da quando ti ho accennato che sarei partito» rise Changbin.

«Lo so, ma sono serio e non so come farò a sopravvivere quando non sarai più qui» rispose Felix con un sospiro.

Ripiombò il silenzio, fino a quando Changbin non riprese a parlare.

«Ho ancora due ore, circa, prima di dover raggiungere il gate, quindi cerchiamo di approfittarne il più possibile. Di cosa vuoi parlare?»

«Ci sono così tante cose che vorrei dirti e che non ti ho mai detto e che probabilmente non ti dirò mai, perchè non credo che due ore basterebbero.»

Changbin colpì Felix con una piccola sberla sulla testa. «Hei! Non fare così, avevamo detto niente sentimentalismo.»

Felix se lo ricordava perfettamente, il giorno in cui Changbin gli aveva detto che nel giro di tre mesi si sarebbe trasferito per sempre in Giappone a causa del lavoro di suo padre. Si era sentito come se qualcuno gli avesse immerso la testa in un catino di acqua ghiacciata.

Perciò aveva cercato di sfruttare al meglio gli ultimi mesi che aveva a disposizione per stare fisicamente vicino al suo fidanzato. Erano stati al lunapark, avevano costruito fortezze con i cuscini e passato notti in bianco per potersi parlare e coccolare.

E poi Changbin aveva lanciato una bomba inaspettata: si sarebbero dovuti lasciare, un mese esatto prima della sua partenza per il Giappone.

«Il dolore sarebbe troppo insopportabile se me ne dovessi andare da fidanzato. È meglio così, almeno in aeroporto non crollerò» era stata la scusa del più grande.

All'inizio c'erano stati rabbia, confusione e dolore. Si erano scambiati tanti «perché?» e «ti prego, Felix». Ma alla fine Felix era riuscito ad accettare la decisione di Changbin, da una parte comprendendolo e dall'altra sentendosi deluso dal fatto che egli preferisse salvare se stesso da un crollo emotivo piuttosto che passare più tempo con lui.

Changbin non voleva impegnarsi in una relazione a distanza, perché sapeva che non avrebbe mai funzionato, e Felix lo amava così tanto che, sebbene fosse consapevole che lo avrebbe amato per sempre, gli fece fare ciò che preferiva.

Felix aveva chiesto a Changbin di lasciare che lo accompagnasse all'aeroporto, l'ultimo giorno. C'era voluto molto, ma alla fine lo aveva persuaso. Anche se non erano più fidanzati, Changbin non riusciva ad immaginare la sua partenza senza il suo migliore amico presente.

Ed è così che si erano ritrovati in quella situazione, a guardarsi negli occhi con le dita intrecciate - Felix si era sorpreso del fatto che Changbin avesse permesso quel piccolo contatto fisico - e tanto, troppo amore ed emozione sprigionati dagli sguardi di due ragazzi che "si erano lasciati".

Felix sapeva che Changbin lo amava ancora. Lo aveva capito dagli sguardi fuggevoli che gli rivolgeva ogni qual volta camminavano uno accanto all'altro nei corridoi della scuola senza salutarsi. Ma non disse niente, per rispettare la decisione del più grande. Qualsiasi cosa Changbin avesse deciso o pensato che lo avrebbe reso più felice, Felix l'avrebbe accettata o gliel'avrebbe data.

E così erano seduti al piccolo bar, a parlare del niente, e finirono poi per riportare a galla ricordi epici di ciascuno, e a ridere per qualcosa di stupido o divertente che l'altro aveva detto.

All'improvviso, quando una voce meccanica annunciò che il gate per il volo 0945 verso il Giappone era stato aperto, Felix interruppe bruscamente il suo racconto e fissò in silenzio il ragazzo di fronte a sé.

«Allora ci siamo, eh?» disse il più piccolo, ridacchiando amareggiato.

Changbin non riusciva a fare nulla che non fosse restare in silenzio e mordersi il labbro, lo sguardo fisso sulle proprie dita.

«Lo so che tecnicamente non stiamo più insieme e al momento siamo solo amici, ma posso baciarti per l'ultima volta?» chiese Felix improvvisamente, arrossendo.

La testa di Changbin gridava di no. Sapeva che così dimenticarsi del più piccolo e andare avanti - questa in fondo era la fine del loro capitolo - sarebbe stato ancora più difficile. Ma il suo cuore gridava di sì e nella foga del momento prese il sopravvento e lo spinse a catturare le labbra di Felix con le sue.

Dopo un mese senza alcun contatto, quel bacio sapeva tanto di paradiso per Changbin. La sensazione delle labbra dolci e soffici di Felix e il modo in cui si modellavano perfettamente con le sue. L'intero corpo di Changbin sembrava andare a fuoco e quando si separarono le labbra gli formicolavano e il suo corpo desiderava di più.

Ma sapeva di non poterne avere.

«Grazie di tutto, Felix...mi mancherai tantissimo» sussurrò Changbin tristemente, cercando di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di cominciare a scendere da un secondo all'altro.

Si girò velocemente, pronto ad andarsene e a raggiungere il gate, prima di crollare davanti a Felix, quando sentì una presa intorno al polso che lo costrinse a fermarsi.

«Aspetta, facciamo un patto. Se quando avremo entrambi ventisette anni, non ci saremo ancora innamorati, ci sposeremo.»

Changbin rimase sbigottito di fronte alle parole inaspettate di Felix.

«Cosa? Perché? È stupido» rise Changbin, quasi crudelmente. «Non saremo nemmeno più in contatto.»

«Promettimi solo quest'ultima cosa prima di andartene, ti prego Changbin...»

Felix lo fissò con lo sguardo colmo di disperazione. «Ti ho dato retta su tutta quella storia di lasciarsi un mese prima della tua partenza, ho solo bisogno che tu mi faccia questa promessa.»

Era, quella, una promessa molto simile a quelle che si fanno a dodici anni con l'idea che verrà onorata per sempre, ma di cui poi ci si dimentica raggiunti i diciotto. Changbin sapeva che non avrebbe più rivisto Felix, perché dargli false speranze? Ma sapeva anche quanto il più piccolo poteva essere insistente a volte e non voleva assolutamente perdere il volo.

«Va bene, Felix.»

The Marriage Pact || Changlix [TRADUZIONE]Where stories live. Discover now