Red like her

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Avviso: il capitolo è un po' corto e non parla delle riflessioni dopo aver scoperto la vocazione di Gilbert.
Grazie a mvonliars per l'ispirazione♥️




Quando perdi qualcuno, spesso, non ti accorgi di chi resta...come se il lutto accecasse gli occhi dalla felicità.
E quando sei giovane, come lo era Gilbert Blythe alla morte di suo padre, potresti aver bisogno di cercare te stesso per poter provare di nuovo quel sentimento, che dava e toglieva spietatamente.

Se sei come lui, anche davanti all'evidenza e all'ultima opportunità di rimanere, dici addio perché i ricordi sono troppo radicati e ti senti troppo smarrito.
Non importa quanto conosci il posto, le strade, i sentieri e la gente...se ti avvelena il dolore è solo una vita amara, per questo Anna lo aveva faticosamente capito.

Lei conosceva bene il morso dell'oscurità e per quanto avrebbe voluto trattenere il ricciolo, lasciò che si allontanasse senza garanzie, concentrandosi su chi aveva bisogno di lei: i Cuthbert.

Quando poi gli scrisse la lettera per informarlo dell'oro ad Avonlea, non lo fece con smania di attrarlo verso casa, come sottolineò nella lettera, ma con l'intenzione più innocente di riportargli una notizia tanto importante e che aveva sconvolto alcuni abitanti del posto.

Lui, per fortuna, decise di concentrarsi sulla frase "prenditi il tuo tempo" che antecedeva "nessuno invaderà i tuoi terreni aurei"; fu fortunato soprattutto perché Anna era davvero poco affidabile come messaggero, il suo entusiasmo le faceva ripetere il suo principale errore: essere avventata.

Bash lo prendeva in giro quando egli ricordava la ragazza, senza voler ammettere l'invidia per l'amore giovanile.
Era così evidente che gli mancasse, da come fissava il fuoco e l'oceano.

Oh, Gilbert non riusciva proprio a trattenersi: sembrava che ogni cosa parlasse di lei: l'adrenalina dell'avventura, i colori che lo circondavano...anche la malinconia dei suoi compagni.
Quando saliva sul ponte per vedere l'oceano, poteva immaginare Anna accanto a se, che guardava il mare del colore dei suoi occhioni, che brillavano più che a Natale.
"È una meraviglia! Sembra così immenso e spaventoso, pur essendo bellissimo...ti fa credere in Dio: solo un'entità celeste potrebbe creare qualcosa di tanto paradossale e affascinante!
Chissà come sarà la nostra meta! Sarà tutto così esotico! Pensi che capiremo le altre lingue? Già ad ascoltare Diana e Jerry faccio confusione...chissà come saranno le alte persone...magari potremmo incontrare qualcuno con i capelli rossi come i miei! O bellissime donne dalla carnagione scura come quella di Bash...chissà come risultano i gioielli dorati su di loro.
Sono talmente emozionata! Come saranno le piante lì? E farà caldo come nelle caldaie? Non riesco a immaginare come possa essere...ma so che sarà una realtà completamente differente dall'isola del principe Edoardo! Che profumi pensi che ci saranno? Cosa mangeremo? Credi che preparano gli stufati o fa troppo caldo?"
I probabili monologhi di una Anna elettrizzata gli affollavano la mente.
Se la immaginava, però, più accondiscendente e ben disposta nei suoi confronti, magari incatenando le loro braccia o avvicinandosi a lui, appoggiandosi sulla sua spalla...ma erano solo fantasie di un giovane innamorato.
Eppure, il suo ricordo, gli alleggeriva incredibilmente il peso del lavoro e anche solo stringendo la busta che gli era stata recapitata, riusciva ad addormentarsi.
Lei era ovunque...perfino il ricordo di quando lo aveva picchiato gli faceva spuntare un sorriso, così Bash aggiungeva puntualmente che avrebbe dovuto dargli un colpo più forte.

Non aveva più le pene del lutto, che era stato rimpiazzato dal ricordo della bontà di suo padre e dei suoi discorsi ispiratori.

"Pensi ad Anna?" Gli chiedeva Bash di tanto in tanto.
"Quella ragazza è magica: ti entra in testa, travolge il mondo e non la dimentichi più."Ammise una di quelle volte.
"Perché non torni da lei?" Domandò poi.
"Lei è fiera di me, crede nelle opportunità che la vita ci può dare e che noi possiamo scegliere di cogliere. So che è fiera di me e della mia scelta. Quando sarò sicuro, tornerò. Ho tempo, nessuno mi rincorre e nessuno mi aspetta a casa.
Sono senza legami e voglio approfittarne per conoscermi e scoprire cosa mi riserverà il futuro."Spiegò con un po' di malinconia, ma anche tanta decisione.
"Se morissi domani, ti perdoneresti di non averla rivista?" Chiese, lasciandolo di stucco.
Non ci aveva pensato.

Non aveva mai immaginato di morire prima di rivederla; forse perché una parte di lui era sicura che sarebbe tornato a casa, prima o poi.
Non aveva pensato a una realtà in cui non avesse rivisto Anna Shirley Cuthbert, con i suoi favolosi capelli rossi, gli occhi azzurri come l'oceano in una giornata di sole, la pelle pallida tempestata di lentiggini, il suo sorriso ampio, disegnato dalle labbra carnose e le adorabili fossette.
Una realtà in cui non l'avrebbe riabbracciata...impossibile.

Gilbert non rispose mai a quella domanda, non ad alta voce almeno.

Lui, probabilmente, non si sarebbe mai perdonato...ma lei...lei avrebbe sorriso tra le lacrime e gli avrebbe chiesto se il mondo fosse bello come se lo immaginava.

Lei lo avrebbe perdonato, perché aveva avuto il coraggio di cogliere un'opportunità.

Per questo lui l'amava.

Per questo lei gli mancava come l'ossigeno, anche se era nel giusto.

Oltre ogni aspettativa di AnnaWhere stories live. Discover now