Dct. Avocado - 1

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Anna si annoiava un abbastanza in quei giorni, costretta a camminare da sola verso scuola poiché Diana era accompagnata dal padre.
La musica le rimbombava nelle orecchie, senza però riuscire a riempirle la mente come sperava...continuava a perdersi nelle sue riflessioni sul test che avrebbe fatto e per cui si era preparata per un intero mese: era un esame di geometria e anche se faceva schifo in quella materia, non poteva darla vinta a Blythe così facilmente.
Si trattava di orgoglio.

All'improvviso, mentre Avicii ovattava il mondo, una mano le si posò sulla spalla, facendola raggelare e saltare, con tanto di gridolino.
In uno scatto era girata e stringeva con un po' di forza l'avambraccio della persona che l'aveva spaventata.
Si trattava di un magnetico ragazzo dai profondi occhi castani e i riccioli corvini scompigliati, che cadevano malamente un po' anche sulla sua fronte.
Lui la guardava con gli occhi sgranati, la fronte corrugata e le labbra rosee leggermente aperte.
Quest'ultime, in particolare, iniziarono a muoversi, senza che Anna ne potesse capire il messaggio.
Lei lasciò andare il ragazzo e si tolse una delle cuffiette, iniziando a urlare contro il giovane e biasimarlo per averla spaventata.
"Non pensavo che stessi ascoltando la musica e poi ti ho chiamato molte volte! Credevo che mi stessi ignorando deliberatamente..." Spiegò lui.
"Cavoli, però! Mettiti davanti a me, non sorprendermi alle spalle! Ho creduto mi potesse venire un infarto..." Replicò lei.
"In quel caso, ti avrei soccorsa...sai, ho anche appena terminato il corso per le emergenze." Disse il ricciolo.
"Blythe, guarda che ci vuole fegato per certe cose...dubito che tu abbia la freddezza per una situazione così...forse sotto adrenalina, ma poi tremeresti come un bambino spaventato, una foglia in pieno inverno..." lo avvertì lei, sinceramente incredula.
"Ma che dici? Ho curato molte volte Billy e il suo gruppo dopo che hanno fatto gli idioti o si sono pestati." Sbottò lui, ferito nell'orgoglio.
"Impressionante...ora sì che non ho più paura, buon dottore..." Ironizzò lei.
"Scherza quanto vuoi, ma un giorno busserai alla mia porta e dovrai rimangiarti tutto, poi ti aiuterò." Replicò il ragazzo.
"Nei tuoi sogni, Blythe" ridacchiò Anna, entrando nel cortile della scuola.
"Mi offende questa tua sfiducia..." Sbuffò il ragazzo, sinceramente arrabbiato.
"Blythe, davvero? Apparte quando mi infastidisci, sei una delle persone più buone e empatiche di Avonlea, per questo non riusciresti a durare in un emergenza: inizieresti a pensare troppo alla persona e troppo poco alle ferite, ti distrarresti.
E dopo questo mio moto di bontà, io vado. Cerca di non parlarmi quanto più possibile." Replicò Anna, allontanandosi dal ragazzo con aria annoiata.

Quanto poteva essere immaturo? Addirittura fare il finto offeso perché lei lo crede troppo buono!

Ma lui non fingeva: il parere di Anna era davvero uno dei pochi che gli interessavano, insieme a quello di Bash e di Charlie...e in quel momento non sapeva se sentirsi sfiduciato per la considerazione della rossa, oppure esplodere di felicità per le carinerie che gli aveva detto.
Però, come sempre, lei gli aveva dato una ragione in più per amarla da lontano e osservarla durante le lezioni...anzi, ormai era talmente abituato a necessitare di lei, che non riusciva a studiare senza un riferimento di Anna in giro...fortunatamente gli occhi degli innamorati trovano spunti in ogni dove per far riaffiorare i loro ricordi preferiti.

"Stai sorridendo? A matematica?" Chiese, invece, Diana ad Anna.
"Strano, vero?" Ironizzò lei.
"Perché sorridi a matematica?" Domandò l'altra.
"Niente, è una sciocchezza." Cercò di sviare la rossa, diventando un po' meno allegra.
"Cosa?" Insistette la corvina.
"Ok...l'avocado, in quel disegnino di Tilly...finalmente ho trovato una pianta dello stesso colore dei capelli di Gilbert: se mi chiamerà Carotina, saprò come rispondere al nuovo Dottor Avocado!" Spiegò la ragazza soddisfatta.

Diana scoppiò in una risata intrattenibile, sguaiata, forte e isterica, attirando l'attenzione di tutti gli studenti, che la guardavano come se stesse per smettere di respirare.

"Barry! Cuthbert! Che succede?" Domandò la professoressa, visibilmente arrabbiata.
"Scu-scusi...a-avocado...A-An-na..."Cercò di dire Diana, senza ancora riuscire a respirare e facendo ridacchiare anche la rossa, che non sapeva come calmarla.
"Non credo di aver capito bene, ma so che state disturbando la mia lezione. La prossima volta la signorina Barry farà scambio con Blythe...che non capiti mai più!" Esclamò la prof, lasciando di sasso i presenti e facendo sgranare gli occhi ad Anna.
"La tua occasione per chiamarlo così arriverà presto..." Borbottò Diana, guardando la rossa di sottecchi e ricominciando a ridacchiare insieme all'amica.
"Solo se prometti di non morire." La canzonò Anna.
La corvina scosse la testa e tornò a seguire la lezione, mentre l'altra non poté trattenersi dal mordersi il labbro inferiore e lanciare un occhiata veloce verso il suo nemico...eppure quando i loro sguardi si incastrarono, volle soffermarsi ancora un po', lasciando stirare le labbra rosee in un ghigno divertito.

Lui era confuso, si capiva dalle sopracciglia corrugate, eppure le sorrideva sghembo, come se volesse farle capire che anche se non aveva compreso ciò che succedeva, si fidava di lei e lasciava che il divertimento della ragazza lo travolgesse.

E lui sorrideva con quella espressione così affascinante, con quegli occhi così profondi e intriganti, che per un momento anche il cuore di Anna cedette...Gilbert Blythe era davvero troppo carismatico per la componente femminile dell'umanità: in un secondo si intrometteva furtivamente nel cuore di ognuna, lo accelerava, rendeva le gambe molli, piazzava un groppo in gola e scaldava la stanza.

Inoltre, una volta che Gilbert ti fa sciogliere, una volta che ti colpisce, stabilisce un posto nel tuo cuore...e se quel cuore è di Anna, non se ne andrà tanto facilmente.

Lei era troppo bella, troppo buona, troppo intelligente, troppo forte, troppo coinvolgente e troppo unica per non desiderarla, per non voler ambire al suo cuore.

I capelli che le sfuggivano dalle trecce alla francese, la pelle candida come la neve che era costellata dalle lentiggini e, soprattutto, i suoi occhi azzurri, così spensierati, capaci di diventare anche blu cupo quando era assorta o grigi quando era assaltata dai ricordi, mandavano Gilbert Blythe completamente fuori di testa.
In quel momento i muscoli del viso di lei erano rilassati e i lati delle bellissime, carnose, labbra rosee erano leggermente all'insù, mentre lo studiava, con gli occhi blu come la sera, che erano accompagnati dai capelli, i quali riflettevano diverse tonalità del tramonto.

Cosa non avrebbe dato per averla per se...

Oltre ogni aspettativa di AnnaWhere stories live. Discover now