Merry Christmas

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Lo sguardo vispo di Anna aveva tentato tutta la settimana di captare l'amarezza mascherata che Gilbert Blythe aveva iniziato a sfoggiare agli esordi del periodo natalizio.
Nessuno sembrava essersi accorto di quell'oscuramento graduale e progressivo.
Ma la rossa aveva un talento per il notare il dolore nel prossimo, o forse le era solo fin troppo famigliare.
Fatto stava che Gilbert Blythe era sul punto di essere inghiottito da un buco nero, un vortice cupo e profondo che non aveva barlumi di speranza al suo interno, e stava accadendo nel periodo utopicamente più bello dell'anno.

Semplicemente inammissibile.

Anna non conosceva nello specifico quel dolore, ma ne aveva vissute altre forme e sapeva che l'unico modo per superarlo era vedere di nuovo la bellezza del mondo, cambiare prospettiva.
Lei, però, aveva scoperto solo un mezzo capace di cambiare tutto il male del mondo in una favola piena di speranza e gioia: la magia delle parole.

In circostanze normali avrebbe chiesto aiuto a Diana e Ruby, ma sapeva di non poterne parlare con la bionda e si era accorta di come Gilbert cercasse di nascondere il suo lacerante malessere.
Così si rifugiò nella sua casetta nel bosco e iniziò ad esaminare tutte i suoi racconti, selezionando i migliori.

Assorbita dall'impeto della sua determinazione il freddo sembrava immune alla sua pelle e la meraviglia della foresta non la distraeva.
Ma se si fosse fermata un solo secondo, sarebbe rimasta lì in eterno.
Oh, quale strabiliante tesoro poteva essere il bosco coperto dalla neve.
Come brillavano i cristalli leggeri sulle lande interminabili.
Quale poesia, delle più commuoventi, era la neve che si tuffava elegantemente nell'oceano ampio come l'universo.
Era il migliore dei dipinti e madre natura era semplicemente taumaturgica.
Anna si chiedeva ogni inverno come facessero gli angeli a costruire la neve.
Se li immaginava, con in mano pennelli dalle punte più fini di un capello, disegnare i cristalli con estrema cura, uno ad uno, secondo l'arte più degna e preziosa.
Se li immaginava orefici dei cristalli di Dio, i più comuni e i più pregiati.

Oh, Si! Quale magnifica favola quella degli artefici della neve!
Anna doveva raccontarla!
Dove aveva messo l'inchiostro?

La rossa si lasciò incantare inevitabilmente dall'inverno e lasciò che lo spirito del Natale si impossessasse del suo corpo, condizionandola fino a comporre altre cinque storie.

Non c'era il tempo, non c'era lo spazio, c'era solo una moltitudine di sussurri maledettamente rapidi che attraversavano la mente della ragazza, facendole scrivere le più meravigliose vicende di un'inverno dedicato ai credenti.

Storie di folletti, animaletti, angeli, cavalieri e famiglie amorevoli affollarono perfettamente i fogli della rossa, componendo la raccolta di favole natalizie migliore per scaldare il cuore del giovane ricciolo, colto dalla nostalgia di un tempo più aureo.

In poco i fogli volanti furono ordinati e risposti nel cestino vuoto del pranzo, in attesa di raggiungere Green Gables e infilarli in una busta da consegnare alla fattoria Blythe-Lacroix.

Nel fitto inverno canadese l'aria gelida rendeva ogni respiro di Anna più difficile, come se ci fosse un riccio nel suo collo, che la infilzava ogni qualvolta lei deglutisse, ma non si poteva distrarre: aveva un piano, un'obbiettivo, lei doveva far sentire il Natale anche a Gilbert, ancora una volta.
Il Natale era quella festa che non poteva morire, era la festa in cui l'umanità rammentava di avere un lato buono, era quel giorno in cui i draghi non soffiavano fuoco e in cui i giganti non minacciavano le persone.
Era quella festa in cui le persone si ritrovavano e in cui nessuno doveva piangere.
Poteva essere faticoso organizzare tutto, ma ne valeva la pena.

Anna si ricordava come a Natale si recasse in chiesa con gli Thomas e anche con gli Hammond, come lo stufato avesse un sapore un po' diverso dal solito, come si intensificava il flebile bagliore delle candele e come ci fosse una felicità concreta nell'aria.
Non c'erano regali o suntuosi banchetti, ne danze o canti deliziosi, tantomeno addobbi e ornamenti stravaganti, ma Natale non era mai un giorno come gli altri.
Non poteva essere un giorno come gli altri.
I lividi non facevano male come le altre volte e le urla non tuonavano come le altre sere.
Era Natale ed era un giorno assestante di cui tutte le creature avevano bisogno.
Doveva essere Natale.
C'era bisogno del Natale.

Oltre ogni aspettativa di AnnaWhere stories live. Discover now