Caring

1.4K 84 11
                                    

"Sei su quella pagina da venti minuti, cos'è che non va?" Chiese Gilbert, sedendosi accanto a lei.
Anna sussultò per la sorpresa, ma cercò di ricomporsi in fretta.
"Non sono affari tuoi, Blythe." Disse la ragazza freddamente, guardando dritto avanti a se.
"Non lo sono..."Ammise lui, senza però spostarsi da lì e con un sorrisetto in faccia.

Rimasero lì un secondo, due, tre, quattro, dieci, venti...solo il rumore dei loro respiri, il vento e in lontananza tutti gli altri.

"Cosa?" Domandò lei scocciata, non sopportando il silenzio.
"Cosa cosa?" Ribattè lui.
"Cosa ti fa venire quel sorrisetto fastidioso?"Chiese esasperata.
"Non è fastidioso." Si finse offeso il ricciolo.
"Per me si...allora? Cosa?" Insistette lei.
"Tu.
Anna Shirley-Cuthbert ha una capacità innata di farmi sorridere.
È un peccato che il mio sorriso ti infastidisca." Rispose lui, facendola arrossire leggermente.
La rossa non ebbe il coraggio di far incontrare i loro sguardi.
"Non schifo il tuo sorriso, mi fa arrabbiare il tuo ghigno e quello che stai facendo è un ghigno." Spiegò lei.
"Per fortuna che mi reputi un'amico adesso, o chissà che mi avresti detto."Constatò egli.
"Ti avrei detto che sei insopportabile e che dovresti alzare i tacchi, Mr Blythe." Rispose lei prontamente.
"Ouch, fa male.
Comunque, cosa turba l'intaccabile Anna con la A?" Insistette lui.
"Dubbi adolescenziali, come ogni altra diciassettenne." Rispose lei.
"E potrebbe un diciottenne aiutarti a dissolverli?" Propose lui.
"Temo che neanche un settantenne ne sarebbe in grado." Replicò la rossa.
"Mettimi alla prova, potrei stupirti." Affermò lui.
"Dovrei fidarmi? Non mi sembri il tipo da confidenze...più da scelte di vita o indecisioni sulla salute."Commentò Anna.
"Sono un tipo versatile, facciamo un tentativo, no?" Cercò di incitarla.
"Farai il giurin-giurello con i mignoli?" Domandò lei.
"Se questo ti fa stare tranquilla...ma non dirlo a nessuno: ho una reputazione da mantenere." Accettò, facendola ridacchiare.
"Non sia mai che il capitano della squadra di basket faccia giurin-giurello." Lo canzonò lei.
"Esatto...solo perché sei tu." Confermò lui, con finta superiorità.
"Che onore."Ironizzò Anna, porgendo il mignolo, che fu prontamente incastrato con quello di lui.
"Lo è...giuro solennemente di non divulgare alcun dato personale relativo ad Anna Shirley-Cuthbert e i suoi dubbi esistenziali." Asserì Gilbert con un ghigno.
"Bene, ora mi fido.
Il problema che mi affligge, l'arcano che mi tartassa, l'acre spina che mi provoca lancinanti dolori nel fianco...è che sento il bisogno di prendermi cura di qualcuno. Non voglio un ragazzo, ne un bambino...sarebbero ostacoli e ho la precedenza di realizzarmi...ma l'idea di stringere qualcuno, sentire il contatto umano, consolare o essere consolati, proteggere...ne sento sempre la mancanza.
È come un'istinto insoddisfatto, una voglia estenuante di qualcosa irraggiungibile...è un supplizio.
La mia mente mi urla di concentrarmi sulla carriera, la vita, il futuro e i progetti, ma il cuore mi dice di innamorarmi e di stringere un bambino tra le braccia il prima possibile.
È assurdo, primitivo, contraddittorio; ma per la prima volta capisco perché le donne sono state assoggettate dagli uomini fino a creare un sistema sociale come il nostro.
Come fai a far valere il tuo ruolo e i tuoi diritti se qualcosa nel tuo corpo ti spinge a cullare, sfamare e confortare?
Non voglio sprecare la mia vita e non lo farò, ma è atrocemente allettante e non vedo l'ora di permettere a me stessa tutto quello." Sproloquiò Anna, facendo sgranare gli occhi castani di Gilbert.
"Wow, queste si che sono riflessioni...beh, io sull'argomento sono un po' altalenante: ci sono giorni in cui sono felice di non dover più essere forte, ma ci sono altri in cui mi sveglio e ho nostalgia della routine con mio padre, pur pesante che fosse.
Per ora non ci penso ai figli, anche se un giorno li vorrò sicuramente...al momento mi limito a desiderare una ragazza.
Sarebbe bello avere un rapporto romantico, in cui ci si diverte, ci si conforta, ci si confronta, ci si protegge e ci si supporta...sarà infantile, ma mi mancano gli abbracci o i baci." Ammise lui.
"Dimentichi di essere Gilbert Blythe! Potresti avere qualsiasi ragazza, anche fuori da Avonlea. Perché non chiedi a una di uscire? Ci sono un sacco di giovani fantastiche sull'isola, almeno una raggiungerà i tuoi standard!" Esclamò lei, allibita dalla riflessione del ragazzo.
"Mmhh...vuoi uscire con me, Anna Shirley-Cuthbert?" Propose lui allora, con un sorriso maledettamente affascinante.
"Oh, sii serio, ho detto una che raggiunga i tuoi standard." Borbottò lei, dandogli una spintarella e guardando altrove.
"Tu superi i miei standard." Affermò lui, facendole alzare gli occhi al cielo.
"Devo riconsiderare la faccenda: ti molleranno tutte quando aprirai bocca. Smettila di fare lo stupido, sei meglio di così." Lo biasimò la ragazza.
"Ti sottovaluti, Carotina." Replicò lui, allacciando un braccio sulle sue spalle.
"Non chiamarmi così." Sbuffò lei, scansandosi.
"Permalosa." La canzonò lui.
"Esatto, quindi fai il bravo bambino e piantala con questo nomignolo orribile." Puntualizzò la rossa.
"Non lo farò, amo i tuoi capelli. Hanno una sfumatura tutta loro, è un peccato che all'ora li tenessi legati e mi fosse venuto in mente proprio quell'ortaggio...ma ehy, avevo tredici anni." Commentò lui ridacchiando, mentre Anna metteva un finto broncio.
"L'idiozia ti è rimasta." Bofonchiò lei.
"Tanto lo so che mi adori." Esclamò lui, segretamente speranzoso che la sua non fosse solo una battuta.
"Così tanto che darei la mia vita per salvarti." Ribattè la rossa, con un misto di ironia e sincerità.

Gilbert era davvero una delle persone migliori che conoscesse, nel profondo.
Molto nel profondo.
Ampiamente nel profondo.
Estremamente nel profondo.
Drammaticamente nel profondo.
Si meritava la di vivere una lunga e felice vita, che avrebbe speso sicuramente con saggezza.

"Sono colpito, mi si scalda il cuore." Esclamò lui, mascherando la genuina sorpresa, con il tono scherzoso.

Purtroppo con Anna quello era il suo unico strumento di difesa: solo con l'apparente ironia gli era permesso di rivelare i suoi veri pensieri e sentimenti per lei, incassando puntualmente risposte a lungo bramate, ma nel tono sbagliato.

"Pensi che un giorno vivremo uno di quei amori nei tuoi libri?" Chiese dopo un po', più seriamente, il ricciolo.
"Solo se credi che esista qualcuno per te là fuori." Rispose lei.
"Ma io so già che c'è." Ammise lui, con l'accenno di un sorriso, guardandola con la coda dell'occhio.

Lei si soffermò qualche secondo a osservare quel ragazzo, che ne aveva passate tante quanto lei.
Il profilo delineato, i tratti dolci e mascolini, i capelli sempre scompigliate, le labbra sottili contratte nel solito sorriso ammaliante, seppur semplice, e gli occhi magnetici.

Anna si avvicinò e lo abbracciò, allacciando le braccia attorno al suo busto.

"Sono sicura che hai un futuro strabiliante davanti a te e spero di vederlo." Sussurrò lei, perdendo lo sguardo nel paesaggio.
"Farò di tutto perché tu ci sia." Promise lui, guardandola amorevolmente, prima di volgersi anche lui alla vista.
"Comunque..."esalò flebilmente la rossa.
"Comunque..."ripetè il ricciolo.

Oltre ogni aspettativa di AnnaWhere stories live. Discover now