Thank you

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Qualcosa era cambiato in Anna e non serviva certo un indovino per capirlo, bastava guardarla.
Era meno esplosiva, meno entusiasta, meno travolgente...sembrava che l'inverno le avesse tolto un po' di colore, specialmente quando si fermava a guardare il vuoto, immersa dei angoscianti pensieri.

La ragazza dai capelli rossi non riusciva a farne a meno, non poteva non crogiolarsi nelle riflessioni sul fatto che Cole se ne fosse andato, sul fatto che il suo posto sicuro fosse stato distrutto, sul fatto che niente era più come prima.

"Osservo disperata le macerie del mio castello distrutto, mentre le lacrime salate bagnano i mattoni del mio rifugio.
Quale immagine struggente...un luogo così sicuro, dalle mura così forti, crollate a terra come frammenti di vetro...e non c'è più traccia della sua antica forma, della sua antica meraviglia.
Mi chiedo come faccia il bosco a sembrare così bello, mentre i fiocchi di neve coprono le mie membra addolorate e il cadavere del mio castello, senza curarne le ferite.
Oh neve, perché non curi il mio dolore? E natura, perché non sembri scalfita da questa sventura? Sole, perché non mi consoli con il tuo bacio tiepido?
Nemici del mio regno, che avete distrutto il mio castello, che avete ucciso il mio re, perché non vi scusate? Quale cuore oscuro può alloggiare nei vostri petti?
È forse la stessa oscurità che ha travolto il mio così tante volte, facendo tremare la mia anima?
Perché? Perché nessuno ferma questo mio sproloquio di sofferenza? Perché nessuno assolve i miei dubbi?
Dov'è il supremo padre benevolo quando i suoi figli sono feriti?
Perché non vi è mai nessuno a consolare questa mia persona stanca?
Quando smetterò di illudermi che la vita ha una bellezza tale per cui valga la pena soffrire?
Perché nessuno ode le mie grida di aiuto?" Lesse ad alta voce Diana, dopo aver trovato una tragedia scritta da Anna.
"È affranta..." Commentò Ruby con le lacrime che le rigavano il viso.
"Che possiamo fare?" Domandò la corvina.
"Non ne ho idea." Ammise la bionda, cominciando a piangere maggiormente.
"Ruby! Stai bene? Sei ferita? Ti si sente piangere dalla scuola." Esclamò Gilbert avvicinandosi preoccupato.
"N-no...Anna sta male..."biascicò lei, piangendo tra le braccia di Diana.
"Anna? Cosa?! L'ho appena vista e stava bene...perché non mi ha detto niente? Vado a cercarla. Grazie" scattò subito lui, iniziando ad allontanarsi, ma fermato dal richiamo di Diana.
"È un tipo di male che non puoi curare, Gil. Nessuno di noi può, temo..." Ammise la corvina, porgendogli i fogli con la tragedia.
Lui li prese accigliato e cominciò a leggere molto attentamente ogni riga.

Era di una bellezza fiabesca e tragica, come una seconda Camelot, come il crollo dell'impero romano.

La storia parlava di una dama, una fata, il cui adorato fratello era re e il suo castello si ergeva sulla cima di una collina immersa nel bosco.
Lei viveva nella corte, dove il benevolo re si prendeva cura dei suoi sudditi e lavorava duramente per la pace e la prosperità del suo regno...finché una notte si innamorò di una bellissima donna, cugina del re del regno vicino.
La fata fece di tutto per non far scoprire la relazione tra il suo amato fratello e la cara donna, ma il re fu comunque informato e dichiarò guerra al regno in cui viveva la fata.
Il re, timoroso per la sorte della sorella, la costrinse a scappare e portare con se l'amata per proteggerla, mentre lui sarebbe rimasto per combattere i nemici.
La fata mantenne uno scambio epistolare con il fratello, usando tutta la sua magia per proteggere la donna che amava, ma un giorno le giunse un emissario per portarle la più orribile delle notizie.
Il re nemico aveva ucciso suo fratello e il castello era stato distrutto dalle sue truppe, mentre il resto del regno era devastato dalla guerra.
La fata, disperata, tornò alle macerie del castello durante l'inizio dell'inverno e recitò un monologo di puro dolore e preghiera, per poi piangere tutte le sue lacrime, stesa a terra.
Il suo dolore, misto alla sua magia, uccise la sua forma umana, facendola ricrescere al centro delle macerie come una bellissima pianta di giglio, capace di resistere a ogni intemperia o stagione e venendo venerata dalle fanciulle addolorate di tutti i regni vicini.

Gilbert non poteva fare niente, non c'era davvero il modo per curare un male come quello raccontato nel monologo della fata...si percepiva la malinconia che Anna si trascinava da ben prima di Avonlea e che quel disastro aveva riportato a galla.
Inerme davanti alla consapevolezza di non poter aiutare la ragazza che amava, si incupì e restituì l'opera di dolore che aveva tra le mani, borbottando dei saluti alle due ragazze.

Giorni dopo, all'esordio di Febbraio, Anna era ancora nel suo limbo invernale, che sperava sarebbe stato sciolto dall'avvento dalla primavera.

A scuola, a casa, ad Avonlea, tutto scorreva e il suo umore si alternava tra riflessivo ed entusiasta.
La rossa aprì il libro di letteratura inglese, sperando che anticipare la lezione giovato al suo umore, istigando la sua immaginazione con sorprendenti storie d'amore vero; invece, la ragazza trovò qualcosa di ancora più inaspettato: un biglietto.
Riconobbe subito la grafia famigliare, che le fece corrugare il viso in una smorfia confusa, poi lesse: "fidati di me e vai alla casetta nel bosco."
Anche se non del tutto convinta, chiuse il libro e lo ripose con gli altri, alzandosi e prendendo il cappotto per andare nel bosco.

Camminò a passo spedito, seguendo la strada che le era tanto familiare, fino a trovare una costruzione dove un tempo si ergeva la sua casetta.

Non era come quella che aveva fatto lei, era più forte e ben strutturata, visibilmente fatta da qualcuno che aveva dimestichezza con quel genere di lavori.
Vi entrò e i vecchi teli, un tempo usati come porta, ora coprivano le due finestre ed erano drappeggiati al soffitto per decorare il luogo.
Il tetto era più alto, c'era una porta vera, anche un caminetto fatto di creta e un pavimento vero su cui erano poggiati quattro sgabelli. Un vecchio mobile consumato era messo a disposizione per poggiare i vari oggetti delle ragazze e sulla sommità di questo c'era anche una ciotola con delle mele e delle carote.

Anna rise tra le lacrime, incredula e strabiliata per la felicità che provava.

Gilbert aveva davvero fatto tutto quello per lei? Aveva davvero ricostruito il suo posto speciale? E come lo aveva reso così bello?

Anna era davvero troppo contenta e si sentiva come colma di quella gioia, che riempiva la crepa nel suo cuore, causata da tutti gli anni di dolore e le brutalità subite nella vita.

Uscì di corsa dalla casetta e corse di nuovo a scuola, che il ricciolo stava lasciando dopo aver passato il pomeriggio ad approfondire la lezione di scienze.

"Gilbert! Gilbert!"Si sentì chiamare lui, arrestando il suo moto.

Quando si girò e vide Anna in lacrime corrergli incontro, il suo cuore perse un battito e si affrettò ad andarle in contro.

"Anna! Che c'è? Stai bene? È Mattew? Marilla?" Chiese avvicinandosi, ma lei non rispose e gli allacciò le braccia al collo, stringendolo con tutta la forza che aveva.
"Grazie...grazie mille...davvero." Mormorò la ragazza, tra un singhiozzo e l'altro, mentre lui cercava di capire ciò che fosse successo.
Compreso che non fosse un'emergenza, il ricciolo rilassò i muscoli e ricambiò l'abbraccio della rossa, stringendola più che poteva, dato che non sarebbe ricapitato molto presto e voleva godersi il momento.
"Hai visto la casetta, eh? Sono felice che ti sia piaciuta. Non sei più stata la stessa dopo che è stata distrutta." Disse lui, accarezzandole i capelli e tenendola ancora nell'abbraccio.
"Non sai quanto significhi per me." Borbottò lei, con la voce roca per il pianto e il viso nascosto nel suo collo.
"Puoi contare sempre su di me, ok? So che Cole ti capiva come noi non possiamo fare, ma ci sono tante persone che ti amano ad Avonlea e parlare può aiutarti più di quanto tu creda. La mente è tanto importante quanto il corpo." Si raccomandò lui, provocandole una risatina.
"Il buon dottore non si smentisce mai, eh?" Chiese divertita, staccandosi piano per guardarlo negli occhi.
"Chiamala vocazione." Le sorrise lui, asciugandole le lacrime.
"Sei una persona fantastica, Gilbert Blythe. Ti sono immensamente grata e sono sicura al cento per cento che tuo padre è profondamente orgoglioso di te." Dichiarò lei poggiandogli una mano sulla guancia e accarezzandolo piano.
"Grazie Anna, davvero." Disse lui, posandole un bacio sulla fronte.

Lei accennò un sorriso e cercò di non arrossire, prima di lasciargli un bacio sulla guancia e allontanarsi, asserendo di voler andare a scrivere nella casetta.

Gilbert rimase lì a guardarla andare via, fino a scomparire nel bosco.
"Ti amo Carotina" Sussurrò nella sua direzione, consapevole che non potesse sentirlo, ma anche con un piacevole tepore nel petto per quel fugace momento di tenerezza che la ragazza gli aveva concesso.
Finalmente le lacrime che aveva visto rigarle il viso erano di felicità, non di dolore, ed era stato lui a provocarle.

Oltre ogni aspettativa di AnnaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora